Il denaro era stato portato sul Titano prima della legge del 2013. Uno dei due imprenditori veneti è stato ritenuto responsabile di movimentazioni successive.
ANTONIO FABBRI – Si chiude con una assoluzione e una condanna il processo a carico di due imprenditori veneti del settore edilizio, accusati di riciclaggio di una somma di circa 200mila euro. Assolto Paolo Carlon, mentre è stato condannato, riconoscendo comunque l’abbassamento di un grado della pena, Giacomo Antonello a 2 anni e mezzo di prigionia. La difesa ha già annunciato appello.
Il fatto Secondo l’accusa, in anni precedenti al 2013 i due avevano portato sul Titano denaro per circa 200mila euro ritenuti di provenienza illecita, frutto di un sistema imponente consolidato di false fatturazioni, sviluppato nel nord est, da una associazione a delinquere, indagata dalla autorità giudiziaria italiana, della quale i due non facevano tuttavia parte. Sempre secondo l’accusa negli anni successivi erano stati fatti prelievi dai conti dei due a San Marino, di poche migliaia di euro per spese personali per Carlon, più ingenti, ma sempre per spese personali ha sostenuto la difesa, per Antonello. Con quel denaro vennero poi fatti anche degli investimenti.Sta di fatto che l’indagine scattò in seguito ad una segnalazione dell’Agenzia di informazione finanziaria. Ci fu quindi l’indagine dell’Autorità giudiziaria e poi il rinvio a giudizio. Ieri l’ultima udienza del processo con le conclusioni delle parti.
La requisitoria della Procura fiscale Il denaro, ha ricostruito il Pf Giorgia Ugolini, era frutto di un “vasto sistema dedito a frode fiscale e riciclaggio su scala internazionale, attraverso l’utilizzazione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Sistema di frode articolato da attori di nazionalità italiana, monitorati dagli inquirenti italiani con sistemi di intercettazione ambientale e telefonica”. La Pf ha quindi richiamato in aula i contenuti delle intercettazioni telefoniche acquisite agli atti, da queste ricavando sia l’elemento oggettivo che l’elemento soggettivo del reato, cioè la consapevolezza dell’illecita provenienza del denaro. “Queste somme sono quelle portate a San Marino, che si è tentato di occultare tramite passaggi e mandati fiduciari con più schermature e più movimentazioni, le intercettazioni non lasciano nessun dubbio da questo punto di vista”, ha detto la Procura fiscale. Il Pf Giorgia Ugolini ha quindi chiesto la condanna per entrambi gli imputati a 4 anni e 7 mesi di prigionia e la confisca delle somme sequestrate.
Le arringhe della difesa Diametralmente opposta la posizione della difesa. Non è stata raggiunta la piena prova – ha detto l’avvocato Alessandro Cardelli – che quei denari di cui si parla nel procedimento italiano citato, possano essere gli stessi che erano versati ben 4 anni prima di quell’accertamento”. La difesa ha quindi sostenuto che quei versamenti erano compatibili con la posizione patrimoniale degli imputati che, quando li hanno versati in contanti alla Bac, li hanno giustificati come risparmi personali. “Anche i movimenti bancari successivi sono stati fatti per attività assolutamente legittime e personali, in maniera minore per Carlon, più importante per Antonello che in quel periodo, però, aveva a che fare con problemi familiari a cui doveva fare fronte”, ha spiegato l’avvocato Cardelli.
Ha quindi richiamato come andasse applicata la sentenza del Collegio Garante circa la consumazione istantanea del reato di riciclaggio per occultamento e la non applicabilità dell’autoriciclaggio prima della legge del 2013, richiamando che il denaro era stato portato a San Marino in periodo antecedente. Chiesta quindi l’assoluzione. Stessa richiesta fatta dal collega avvocato Fabio Pavone, il quale ha inoltre contestato il richiamo della Procura fiscale alle intercettazioni telefoniche. “Sono intercettazioni di polizia, la cui attendibilità e utilizzabilità è ancora tutta da accertare in sede processuale italiana”, ha detto.
La sentenza Il Commissario della Legge Simon Luca Morsiani, ha quindi assolto Paolo Carlon, escludendo la punibilità per le condotte precedenti al 2013. Per quel periodo assolto anche Giacomo Antonello, il quale tuttavia è stato condannato per le condotte successive, caratterizzate da prelievi più ingenti. Diminuita comunque la pena di un grado, Antonello è stato condannato a 2 anni e 6 mesi di prigionia. Condanna anche alla confisca delle somme sotto sequestro e al pagamento delle spese processuali. La difesa ha già annunciato appello.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo