San Marino. Riciclaggio dei soldi della tangentopoli italiana, iniziato il processo

San Marino. Riciclaggio dei soldi della tangentopoli italiana, iniziato il processo

L’Informazione di San Marino

Iniziato il processo per Riciclaggio dei Soldi della tangentopoli italiana 

Mercoledì la prima udienza del caso che vede imputati i figli del re del calcestruzzo e un commercialista sammarinese 

La difesa inserisce l’ex Pm simbolo di Mani pulite, Antonio Di Pietro, nella lista dei testimoni. Il Giudice si riserva di decidere

Antonio Fabbri – 

Dalla Tangentopoli italiana al Titano. Ha preso il via mercoledì il processo che vede al centro l’accusa di riciclaggio dei milioni di euro movimentati a San Marino e riconducibili a Lorenzo Panzavolta, il manager vicino a Raul Gardini, che aveva legami inconfessabili con gruppi di Cosa Nostra e amministrava la Calcestruzzi Srl, finito nelle indagini della “mani pulite” italiana. Panzavolta è deceduto ad aprile 2016 all’età di 94 anni. Davanti al giudice, con l’accusa di riciclaggio appunto, sono finiti i figli di Panzavolta, Raffaella e Leonardo, e il commercialista di riferimento dei Panzavolta a San Marino, Lamberto Geri, oggi 84enne, presente al processo.

In prima battuta l’indagine era stata aperta nei confronti della moglie del manager dei calcestruzzi, Laura Subini, ma nel proseguo dell’inchiesta è emerso che, anche a causa dello stato di salute della donna, a disporre e movimentare i denari ritenuti di provenienza illecita erano di fatto il commercialista sammarinese e i figli. Anche dalle prime testimonianze raccolte in udienza dai dipendenti di Cassa di Risparmio, è emerso come la signora Subini si sia presentata solo una volta in Carisp, quando fu necessario firmare le carte per lo scudo ter e l’intestazione fiduciaria per il rimpatrio dei capitali. Secondo gli inquirenti sul Titano si sarebbero movimentati oltre 23 milioni riconducibili a Panzavolta, di qui il rinvio a giudizio disposto dal giudice Alberto Buriani.

Il reato presupposto Gli inquirenti sammarinesi ritengono che i soldi movimentati dai Panzavolta siano di provenienza illecita, frutto dei trascorsi in particolare in Italia. I denari finiti sul Titano sono ricondotti dalla magistratura sammarinese ad affari portati avanti con il benestare di ambienti siciliani attraverso l’acquisizione di ditte del settore calcestruzzi dalla famiglia Buscemi, legata a Toto Riina. Grazie a ciò, e dietro il pagamento di mazzette, secondo gli inquirenti molti importanti appalti in Sicilia e non solo, vennero affidati a ditte della galassia Ferruzzi. Secondo l’accusa erano, dunque, Geri o i figli di Panzavolta a dare le disposizioni per movimentazioni o investimenti. Di qui l’imputazione di riciclaggio nei loro confronti. In particolare l’inchiesta parla dell’accreditamento su rapporti intestati a Dolmen s.a, società anonima lussemburghese, e poi della Ifid-Spafid, la fiduciaria attraverso cui effettuare lo scudo. Movimentazioni per una somma complessiva calcolata in 23.504.539 euro tramite versamenti di denaro contante, bonifici, trasferimenti da libretti al portatore e da conti esteri o disinvestimenti di titoli.

La prima udienza Nella prima udienza di mercoledì ì i legali degli imputati hanno presentato le eccezioni preliminari. La prima eccezione sollevata dall’avvocato Pier Luigi Bacciocchi, che difende assieme all’avvocato Gian Nicola Berti il commercialista sammarinese Lamberto Geri, è stata relativa alla violazione del principio del giudice naturale. Il fascicolo, inizialmente assegnato al giudice Battaglino, è stato poi passato in carico al giudice Felici. Sul punto è intervenuto lo stesso giudice ed ha sottolineato come il passaggio di fascicoli sia avvento in seguito ad una circolare dell’agosto 2017 che ha redistribuito i carichi di lavoro. Normale amministrazione sulla quale non vi può essere nulla da eccepire, ha rilevato il giudice.

Il Procuratore del Fisco, Giorgia Ugolini, ha inoltre specificato come il principio del giudice naturale sia da riferire all’ufficio cui vengono dati in carico i fascicoli – nel caso specifico quello del Commissario della legge decidente – e non al singolo giudice.

Altra eccezione sollevata è stata quella dell’indeterminatezza del capo di imputazione che le difese ritengono eccessivamente generico. Di avviso opposto il procuratore del fisco che ha sottolineato che nel capo di imputazione vengano ben delineati i passaggi e i riferimenti, che richiamano poi la corposa documentazione agli atti. Sarebbe stato impossibile, ha rilevato il Pf, riportare integralmente nel capo di imputazione l’enorme numero delle movimentazioni esaminate.

Sull’eccezione il giudice si è riservato di decidere. Si è quindi proceduto con i primi testimoni.

Le richieste di testimoni Tra i testimoni richiesti dalle difese, in particolare dagli avvocati Benini e Maria Selva, che rappresentano Raffaella e Leonardo Panzavolta, anche l’ex Pm simbolo di “Mani Pulite”, Antonio di Pietro, che nell’ambito dell’inchiesta sulla tangentopoli italiana interrogò diverse volte Lorenzo Panzavolta. Alla richiesta si è opposto il Pf ritenendo non necessaria la testimonianza valutando sufficiente quanto già acquisito agli atti. Anche sulla liste testi il giudice si è riservato di decidere.

Le prime tre testimonianze I primi testimoni ad essere ascoltati mercoledì sono stati tre dipendenti della Cassa di Risparmio di San Marino. Hanno descritto le modalità che all’epoca venivano utilizzate nei rapporti con la clientela. E’ emerso che il conto aperto a Panzavolta, definito cliente di riguardo alla cui famiglia era notoriamente riferibile la Dolmen s.a, era una sorta di “conto al portatore” sul quale potevano operare praticamente tutti coloro che si presentassero con il libretto di riferimento. Le movimentazioni registrate recano infatti diverse firme. Tra figurano anche disposizioni dell’allora Amministratore di Carisp, Mario Fantini, e anche movimentazioni effettuate senza alcuna firma. Tutte concordi le testimonianze nel sottolineare che ad occuparsi del conto e degli investimenti erano soprattutto i due figli di Panzavolta, che si presentavano alla Carisp quattro o cinque volte all’anno. Alla prossima udienza, che verrà fissata con decreto dal giudice, sarà sentito il direttore dell’Aif Nicola Veronesi. 

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