San Marino. Riciclaggio di oltre un milione di euro

San Marino. Riciclaggio di oltre un milione di euro

Riciclaggio di oltre un milione di euro ritenuto frutto di associazione mafiosa

Antonio Fabbri

Riciclaggio di quasi 1,2 milioni di euro ritenuti frutto di associazione a delinquere di tipo mafioso, truffa ai danni dello Stato, frode informatica, estorsione. A finire davanti al giudice il prossimo 25 febbraio, saranno tre persone: Massimiliano Marra, 49enne originario di Galatina in provincia di Lecce, la moglie Ganna Styopina, 39enne originaria dell’Ucraina, e la suocera, Nadya Styopina, di 63 anni. Secondo l’accusa i tre hanno, a vario titolo, movimentato, trasferito e occultato denaro su conti corrente e rapporti aperti presso istituti di credito sammarinesi. 

In particolare, secondo le ricostruzioni dell’accusa, Massimiliano Marra cominciò a portare denaro a San Marino nel periodo tra il 2006 e il 2009. Su un proprio conto acceso presso Asset Banca versò complessivamente 1.169.194 euro, in parte attraverso assegno bancari, per una somma superiore a 780mila euro, e in parte in contanti, per una somma complessiva di 327.700 euro. Dopo questi versamenti, attraverso varie operazioni, il denaro è stato in parte trasferito all’estero negli anni successivi, tra il 2006 e il 2013, con bonifici disposti a favore della moglie e della suocera. I trasferimenti continuarono anche successivamente, nel 2015, su conti intestati sempre a moglie e suocera all’interno di Asset Banca.

I rapporti bancari, poi, vennero trasferiti in Cassa di Risparmio, in funzione della nota operazione straordinaria di assorbimento di Asset da parte di Carisp. Emersero quindi le anomalie di quelle movimentazioni, scattarono le segnalazioni e nel 2018 venne disposto il sequestro delle somme presenti su due conti correnti per la somma complessiva di oltre 140mila euro. Somme che, quindi, ad oggi si trovano sotto sequestro. Il processo per questo caso vede la sua prima udienza fissata, davanti al Commissario della legge Simon Luca Morsiani, al 25 febbraio prossimo.

Un’altra inchiesta in Italia Intanto oltre confine sono emersi nuovi guai per l’imputato di questo processo sammarinese. Massimiliano Marra risulta coinvolto, infatti, nell’indagine denominata “Dirty slot”, indagine resa nota a gennaio dello scorso anno che vede una trentina di indagati in una inchiesta coordinata dalla Dda di Lecce, la Direzione distrettuale antimafia.

Tra le altre persone, Marra, lo scorso anno è stato rinviato a giudizio per tale inchiesta nella quale, agli oltre trenta indagati, viene a vario titolo contestata una serie di reati che vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa alla frode informatica, esercizio di giochi d’azzardo ed esercizio abusivo di giochi e scommesse aggravati dal metodo mafioso, illecita concorrenza con minaccia o violenza e trasferimento fraudolento di valori.

A luglio dello scorso anno la Corte di Cassazione aveva tra l’altro confermato la custodia cautelare a carico dello stesso Massimiliano Marra e del fratello Alberto.

La Cassazione richiamava, nella sentenza pubblicata a settembre, l’ordinanza di custodia cautelare nella quale veniva fatto riferimento agli “accordi liberamente intercorsi” tra i due imputati, “ed esponenti della criminalità organizzata di alcune locali articolazioni, a seguito dei quali gli indagati corrispondevano volontariamente alle cosche locali somme di danaro, funzionali a garantirsi la protezione delle stesse nello sviluppo delle attività di gaming”.

Secondo l’accusa di quella indagine i fratelli Marra si rivolgevano ai clan anche “per convincere i titolari ed i gestori di esercizi commerciali riottosi a consentire l’installazione di apparecchiature elettroniche nei loro locali”. Tale motivazione, concludeva la Cassazione, “appare in linea con la giurisprudenza della Corte in tema di imprenditore colluso e appare del tutto congrua a giustificare le esigenze cautelari”.

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