San Marino. Riciclaggio, imprenditore condannato

San Marino. Riciclaggio, imprenditore condannato

Segue sentenza d’appello

L’Informazione di San Marino

Per l’accusa l’adesione alla voluntary disclosure è stato un tentativo per “lavare” denaro di illecita provenienza

Riciclaggio, imprenditore condannato  Confisca per oltre mezzo milione

Il denaro ritenuto frutto di appropriazione indebita e false fatturazioni

Antonio Fabbri

L’utilizzo di uno strumento lecito per ripulire capitali frutto di reato. E’ questo che  l’autorità giudiziaria sammarinese contestava a Leonardo Giombini, imprenditore edile 54enne il fatto che, attraverso la voluntary disclosure. Una contestazione sotenuta ieri anche dalla procura fiscale nell’udienza conclusiva del processo.

Il Pf, Roberto Cesarini, ha infatti contestato la volontà di regolarizzare soldi non regolarizzabili, perché denari che, secondo l’accusa appunto, sono frutto di reati che non rientrerebbero, quindi, tra gli illeciti “condonati” dalla procedura di rimpatrio dei capitali. “L’adesione alla procedura di disclosure è stata ritenuta un tentativo di lavare denaro di provenienza illecita” ha detto il Pf che ha poi richiamato la giurisprudenza sammarinese sulla prova logica e sull’autoriciclaggio, citando poi sentenze italiane “alcune terminate con la prescrizione – ha detto il Pf – ma ciò non toglie che il denaro fosse di provenienza da reato”.

Tra gli illeciti che secondo l’accusa sarebbero alla base del riciclaggio, l’appropriazione indebita, le false fatturazioni. Ricostruiti dal Pf i passaggi di denaro transitati anche per il Lussemburgo per poi finire a San Marino, fino alla segnalazione fatta all’Agenzia di informazione finanziaria che ha poi fatto scattare l’indagine dell’Autorità giudiziaria. La Procura fiscale ha parlato un prelievo in contanti, oltre confine, per oltre 1,3 milioni di euro è normale sul quale non vennero fatte verifiche. “E’ tutto normale?”, ha detto il Pf, che poi ha chiesto la condanna a 4 anni e 10 mesi, 2 anni di interdizione da pubblici uffici  e diritti politici e a 6000 euro di multa. Chiesta anche la confisca delle somme poste sotto sequestro pari a 519.698,58, più la confisca per equivalente fino all’importo che si ritiene oggetto di riciclaggio.

Di diverso avviso l’avvocato difensore di Giombini, ieri presente in aula, Vincenzo Josè  Cavallaro. “Ontologicamente può essere commesso riciclaggio se c’è adesione alla voluntary disclosure?”, ha chiesto l’avvocato Cavallaro. “No, perché lo dice la parola stessa che si tratta di un disvelamento volontario.

Sto dicendo che ho degli attivi in San Marino in violazione del monitoraggio fiscale. Come può essere interpretata questa pratica prevista per legge come occultamento? Rilevo tra l’altro come, nonostante il clamore mediatico avuto dalla vicenda, l’Agenzia delle Entrate di Perugia e la Procura della Repubblica di Perugia, abbiano deciso che la procedura potesse essere chiusa. Il dottor Giombini ha quindi pagato quanto dovuto e si è determinata la causa di esclusione della punibilità, non solo per fatti di evasione fiscale, ma anche per fatti di riciclaggio che potessero essere contestati fino all’adesione alla voluntary. Quindi da un punto di vista giuridico sollevo il ne bis in idem, perché la condotta del mio assistito è stata già valutata per gli stessi fatti. Ritengo che il giudizio a San Marino sia una ripetizione. Quindi non possiamo che chiedere che il dottor Giombini venga assolto”, ha concluso l’avvocato Cavallaro.

L’avvocato Daniele Cherubini ha aggiunto che “i fatti contestati risalgono comunque all’epoca in cui era vigente la precedente legge del 2006 in materia di riciclaggio, che prevedeva una pena inferiore. Quindi in ogni caso il termine di prescrizione sarebbe decorso già dal 2009

Dal canto suo il Giudice Roberto Battaglino, nella sentenza, ha sostanzialmente accolto le richieste della Procura Fiscale, seppure ritoccando le pene leggermente al ribasso rispetto alla richiesta dell’accusa. Il giudice ha quindi condannato l’imputato a 4 anni e 2 mesi di prigionia, un anno e tre mesi di interdizione dai pubblici uffici e diritti politici, a 1000 euro di multa, alla confisca della somma sequestrata di oltre mezzo milione di euro e alla confisca per equivalente fino alla concorrenza dell’importo che si ritiene oggetto di riciclaggio. Probabile l’appello.

Leggi la sentenza d’appello ricevuta in data 9 aprile 2024  e subito pubblicata: Notifica sentenza appello P.P. n. 61-2016 – 19.03.2024

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