San Marino. Riciclaggio, madre e figlio assolti. Antonio Fabbri

San Marino. Riciclaggio, madre e figlio assolti. Antonio Fabbri

L’Informazione di San Marino

Madre e figlio assolti da accusa di riciclaggio 

Il giudice ha ritenuto non sufficientemente provato l’elemento psicologico

Antonio Fabbri

Assolti per il reato più grave, riciclaggio, del quale erano accusati madre e figlio titolari della Unid, società sammarinese che opera nell’ambito della organizzazione di corsi di formazione. Il giudice Felici non ha ravvisato sufficienti prove in ordine all’elemento psicologico del reato, il dolo, assolvendo quindi dal reato contestato di riciclaggio. Completamente scagionata, quindi, la madre, Rosa D’Agnelli, 54 anni, sulla quale pendeva la sola imputazione di riciclaggio. Sono rimaste in piedi invece, le accuse a carico del figlio, Gianluca Michele di Muro, 32 enne originario di Torino oggi residente a Malta, per appropriazione indebita ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Decadendo anche per lui l’imputazione per riciclaggio, la sua posizione è stata tuttavia di molto ridimensionata e a suo carico il giudice Felici ha emesso una condanna a complessivi 8 mesi di prigionia, pena sospesa, 12mila euro di multa e 2 annui e 6 mesi di interdizione dalla professione.

Il Procuratore del Fisco aveva dal canto suo chiesto la condanna anche per il riciclaggio di circa 300mila euro, chiedendo una condanna complessiva a 5 anni e mezzo per l’uomo, e a 4 anni e 3 mesi per la donna.

Per l’accusa Di Muro, amministratore unico della Unid srl, società sammarinese, aveva registrato in contabilità fatture per operazioni inesistenti che avrebbero dovuto giustificare la prestazione di servizi di elaborazione dati, volantinaggio e consulenza tecnica. Queste fatture erano state registrate in contabilità per dare prova, di fronte all’amministrazione finanziaria, delle uscite di denaro. Buona parte dei soldi era così uscita dai conti della Unid attraverso assegni bancari che venivano però versati da Rosa d’Agnelli su propri conti personali come pagamento in funzione delle fatture fittizie che erano state messe in contabilità. Comportamenti che per la Procura fiscale configuravano dunque anche il riciclaggio.

Non così per la difesa sostenuta dall’avvocato Filippo Cocco, difensore degli imputati assieme gli avvocati Maria Selva e Lara Conti. Il legale, come già aveva anticipato anche nelle battute preliminari del processo, ha ribadito nelle conclusioni come, seppure vi potessero essere profili di irregolarità fiscale nella registrazione delle fatture, non era configurabile il riciclaggio, e aveva quindi chiesto l’assoluzione.

Posizione difensiva parzialmente accolta dal giudice che ha quindi assolto per il riciclaggio e condannato per le altre imputazioni. 

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