San Marino Rimini. Lolli batte in astuzia Carboni, ma la ‘ndrangheta batte Lolli

San Marino Rimini. Lolli batte in astuzia Carboni, ma  la   ‘ndrangheta batte Lolli

Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino: Indaga la Guardia di Finanza, 23 arresti /  Il truffatore Lolli truffato dalla ’ndrangheta / L’imprenditore riminese cade dalle nuvole: «Se voleva informazioni poteva chiedermele» Pagò dei criminali senza saperlo per spiare l’ex socio ora titolare del ristorante Molo 22

Al curriculum della primula rossa dei mari, il dossieraggio illecito ai danni del socio, proprio mancava. Eppure, secondo l’Antimafia di Milano, Giulio
Lolli
  avrebbe pagato i due broker Gianluca Giovannini e Orlando Purita affiliati alla ’ndrangheta e un carabiniere senza scrupoli (Salvatore Russo) per ottenere informazioni riservate sul noto imprenditore Paolo Miccoli. Proprio da Miccoli, ora titolare del cantiere nautico Uniyacht, oltre che socio del vicino ristorante Molo 22 e ora gestore del Caffè della darsena, Lolli voleva rilevare quote azionarie della Rimini Yacht. Non solo: il clan gli aveva assicurato che sarebbe stato in grado di fare pressioni su Miccoli per “convincerlo”, magari con le brutte, ad abbassare il prezzo di vendita di quelle quote, andando incontro all’“amico” Lolli. Giochetto per il quale, a Lolli è bastato versare poco più di 200mila euro. Ma i soldi dovevano servire anche per comprarsi la benevolenza della finanza. Questo perché uno dei due broker si era finto capitano delle fiamme gialle (Purita si era presentato come tale Silvio Morabito) capace di fermare ogni controllo sul patron di Rimini Yacht.

Lolli, però, deve averli scoperti presto e li ha ripagati con la stessa moneta, forse facendo sparire lo yacht milionario (un Azimut 86) intestato alla società della moglie di Giovannini: sarà infatti proprio la denuncia dell’imprenditrice di Nonantola a far partire l’inchiesta sulla truffa delle barche di lusso. Intanto, però, Lolli se l’era già data a gambe: lui verso il Mediterraneo, l’Azimut verso il Brasile. E, quel giochetto da 200mila euro, se l’è ripagato 20 volte almeno.

La truffa ai danni di Giulio Lolli, latitante in Libia, e il tentato dossieraggio sull’imprenditore Miccoli titolare del Molo 22 sono emersi dall’inchiesta “Black hawks” condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Finanza di Milano e che ieri ha portato all’arresto di 23 persone (22 in carcere e una ai domiciliari) per reati che vanno dal riciclaggio all’usura, all’estorsione, e al sequestro di beni e società per oltre 5 milioni di euro: nella rete, il clan dei Facchineri, radicati in Lombardia, ma legati anche ad altre ’ndrine tra cui gli Arena e i Pesce. Tra gli arrestati, ci sono proprio Giovannini e Purita.  (…)

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