San Marino. Scuola del Gratuito: Per una critica dei voti e dei programmi nell’organizzazione della scuola

San Marino. Scuola del Gratuito: Per una critica dei voti e dei programmi nell’organizzazione della scuola

Per una critica dei voti e dei programmi nell’organizzazione della scuola

Duecentocinquanta insegnanti si sono riuniti a Valdragone per conoscere un nuovo modo di interpretare la scuola. Di fronte ad una sala gremita, i realtori del primo convegno sulla “Scuola del Gratuito” organizzato dalla Papa Giovanni XXIII, hanno indicato temi profondamente innovativi, che ridanno alla scuola il ruolo di ‘casa comune dell’educazione dove insegnanti e genitori aiutano i giovani ad appassionarsi alla vita’.

Un modello dove i genitori sono partner indispensabili del processo educativo, dove gli studenti (anche i più piccoli) partecipano alle decisioni e non studiano più per il voto (il profitto) ma perchè desiderano dare risposta alla voglia di crescere e conoscere. Dove gli insegnanti non impongono più un programma uguale per tutti, ma ogni ragazzo diviene il programma di se stesso, dove chi ha difficoltà non rappresenta un impedimento all’istruzione ma un valore più grande attorno al quale i compagni crescono in umanità e conoscenza. Una scuola in cui gli studenti – scrive Ferdinando Maria Ciani – “Mettono il ‘noi’ a fianco dell’’io’ ed imparano che la felicità non è guadagnare esclusivamente per se stessi ma guadagnare il bene comune”.

I 40 posti messi a disposizione dalla Segreteria di Stato per il corpo insegnante sammarinese non sono stati sufficienti. La domanda è andata oltre a dimostrazione della volontà proveniente dalla scuola di San Marino di affrontare con convinzione un deciso cambiamento verso un’organizzazione che non può certo continuare a basare i processi educativi sulla valutazione e la rigidità imposta dai programmi. Voti e curricola rappresentano oggi due vincoli che impediscono alla scuola di crescere perchè la limitano nelle proprie funzioni  non consentendo l’approfondimento necessario e impedendo di affrontare un argomento da più punti di vista, utilizzando più linguaggi.

Lo sviluppo delle competenze viene limitato dalle ‘priorità’ del risultato e dell’acquisizione di nozioni intrinseche nel programma; così la necessità di interrogarsi sulle grandi questioni della società e più in generale dell’umanità sfugge nell’assidua lotta che insegnanti e studenti devono combattere con gli orari e le valutazioni di fine quadrimestre.

Straordinari gli interventi di Riziero Zucchi sul rapporto fra genitori e scuola (‘chi meglio dei genitori conosce il linguaggio dei figli?’) e di Andrea Canevaro e la sua interpretazione del racconto di Mario Lodi sulla classe che porta in aula le bacche e scopre la filosofia della vita e della morte.

Ora che tutti gli ordini di scuola hanno riaperto i battenti è giunto il momento di riflettere sull’insegnamento e sulle modalità per affrontare una moderna riforma dell’ordinamento scolastico. I dirigenti scolastici si stanno attivando per proporre agli insegnati tale riflessione, a partire dai curricola, per giungere al plurilinguismo, inteso come acquisizione di più lingue ma sopratutto di più linguaggi.

 

Il Segreterio di Stato per l’Istruzione e la Cultura

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