San Marino. Smantellamento giustizia: maggioranza e governo avanti a testa bassa, Antonio Fabbri

San Marino. Smantellamento giustizia: maggioranza e governo avanti a testa bassa, Antonio Fabbri

Smantellamento giustizia: maggioranza e governo vanno avanti a testa bassa

L’Esecutivo ha tagliato con Delibera una indennità sottraendo emolumenti anche da quanto già percepito. Casus belli opinioni del giurista Guzzetta

Antonio Fabbri

Il percorso seguito dalla maggioranza e dal governo in particolare, ha tutte le caratteristiche di una sorta di mobbing: prima si mettono in dubbio mansioni; poi si tolgono incarichi e cariche; poi si inizia a non inviare comunicazioni; quindi si comincia a scavalcare chi per legge dovrebbe essere informato; quindi si agisce sulla retribuzione, togliendola o ridimensionandola; a questo si uniscono gli insulti e i toni ingiuriosi senza possibilità di replica, fino ad arrivare a interpretare leggi in maniera funzionale al disegno di smantellamento della giustizia attraverso la sistematica offesa delle persone.

Già a marzo, mostrando imprecisione e scarse informazioni su quanto finora fatto, il Segretario alla giustizia, Massimo Andrea Ugolini, aveva chiesto al Dirigente di indicare due magistrati per l’informatizzazione del palazzo di giustizia. Peccato che il lavoro di informatizzazione era già iniziato nella precedente legislatura, coordinato dallo stesso Dirigente, e molto lavoro era già stato fatto. Inoltre la richiesta di nominare due incaricati scavalcando il Dirigente, cui invece spetta la titolarità dell’ufficio e che semmai avrebbe dovuto egli stesso incaricare delegati in sua vece, evidenziava una scarsa dimestichezza con la legittimità dei percorsi da adottare. Già prima, a proposito di pressioni, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, il Governo non voleva che la cerimonia si celebrasse. Eppure, oltre al primo Presidente della Cassazione, erano presenti alte personalità della giustizia italiana, ma nessuno dei consiglieri di maggioranza si era fermato, dopo la cerimonia formale, per allacciare rapporti. Anzi, l’Esecutivo non si è neppure degnato di pagare il buffet per gli ospiti, reso possibile grazie ad alcuni magistrati che si sono “autotassati”. Questa, dunque, l’accoglienza che l’Esecutivo ha riservato in quell’occasione alle Istituzioni della Giustizia italiana. Eppure sono gli stessi che oggi si stracciano le vesti, e vorrebbero gonfiare una sorta di incidente diplomatico, per le dichiarazioni del Guzzetta giurista sulla gestione normativa dell’emergenza in Italia, dove il Parlamento è stato relegato in un angolo, succube dei Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un po’ come a San Marino, insomma.

Una circostanza intollerabile per il solerte Segretario alla Giustizia, che infatti in Consiglio, fresco di rientro, ieri si è fatto così valere: “Sono stato chiamato in causa più volte per le dichiarazioni fatte dal Dirigente del tribunale e ci siamo interrogati più volte su questa figura. Una figura che non è né magistrato né risponde alle leggi della Pa. Si è cercato di mettere in campo delle iniziative per cercare di avere dei supporti di carattere finanziario in un momento difficile per il nostro Paese, cercando di cementare ancora di più un legame secolare con la Repubblica Italiana. Se oggi vogliamo cementare un rapporto con l’Italia qualche asintonia potrebbe esserci. Qualcuno dovrebbe avere la consapevolezza che le dichiarazioni fatte potrebbero avere un peso nei rapporti con altri Stati, a cominciare dalla Repubblica italiana. Andare a indicare con una delibera del Congresso di Stato ulteriori compensi non è opportuno. Noi crediamo che la legge dev’essere chiara sul trattamento retributivo”.

Poi nella maggioranza, quasi richiamati ad un’adunata predeterminata, sono intervenuti in diversi. “Non si parla di uno scivolone ma di un comportamento ripetuto” dice Daniela Giannoni di Rete. Non poteva mancare l’avvocato Alessandro Cardelli, Dc: “Quando si ricoprono ruoli di quell’importanza e si rappresenta un ruolo, prima di fare alcune dichiarazioni è opportuno pensarci maggiormente”. Fa eco l’avvocato Maria Luisa Berti, Npr: “Si deve evitare in questi contesti e in questi ruoli di scendere per un discorso di opportunità a svolgere delle critiche verso le istituzioni italiane. Sarebbe opportuno invitare il dirigente ad astenersi almeno in futuro da questo tipo di affermazioni”.

Sui temi della giustizia, sulla stessa linea pur dall’opposizione, l’avvocato Rossano Fabbri, di Libera: “Il problema non è solo quello che dice. E’ che quando uno si assume l’onore e l’onore di amministrare la giustizia, rinuncia a una parte pur legittima di libertà di pensione per essere e apparire super partes”. Mentre dalla maggioranza nota di biasimo per gli attacchi al Dirigente del tribunale arriva da Iro Belluzzi, Npr, che aggiunge come non si possano spargere illazioni sulle persone e parla di “ricerca del confronto” e “dell’importanza e la valenza della giustizia per il Paese”, evidenziando come Guzzetta parlasse in qualità di giurista nelle opinioni espresse.

In maggioranza gli fa da contraltare l’avvocato Gian Nicola Berti, Npr, con il solito intervento condito di usuali offese al Dirigente del tribunale, etichettandolo come “una persona che non rispetta le leggi di questo Paese e viene messo a capo dell’organismo chiamato a far rispettare le leggi di questo Paese”.

Poi Matteo Zeppa di Rete che leggendo il suo intervento chiede: “Quando Guzzetta esprime dubbi sulle figure del Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio si accorge che sbeffeggia l’intero Parlamento italiano?”

Insomma un bel casus belli montato in un momento in cui l’intero Paese si sarebbe forse aspettato considerazioni un po’ più concrete sulla ripartenza economica, sui negozi che non aprono, sugli operatori turistici che hanno senza mezzi termini affermato che “l’improvvisazione del governo sta condannando ad una chiusura la maggior parte delle attività”. Ma il problema, per la maggioranza, che sulla Giustizia ha mire ben precise, è che il Dirigente del Tribunale abbia stigmatizzato l’esautoramento dei parlamenti tramite decreti con l’alibi dell’emergenza.

 

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