San Marino Smib e Teramo Tercas. Emilio Fede, Lorenzo Colantonio Il Centro

San Marino Smib e Teramo Tercas. Emilio Fede, Lorenzo Colantonio Il Centro

IL CENTRO  Teramo

Teramo, conto “supergarantito” di Emilio Fede

nella banca Tercas commissariata da Bankitalia

Lorenzo Colantonio

Dietro il fido dell’ex direttore di Rete 4 nella Cassa teramana c’è un pezzo da Novanta del Pdl berlusconiano. L’indagine sul crac del costruttore Di Mario che ha portato all’avviso di garanzia per l’ex direttore generale e al commissariamento della banca: un tesoretto di 500 miliani a San Marino. Moody’s è implacabile e declassa l’istituto

TERAMO. Passa per San Marino il tesoretto del costruttore Di Mario: 550 milioni di euro del mega crac romano che è costato l’avviso di garanzia all’ex dg Tercas, Antonio Di Matteo, il commissariamento della banca e l’uscita di scena di Lino Nisii. I magistrati romani hanno cercato a Milano la cassaforte della bancarotta dell’ex manovale molisano, Raffaele Di Mario, diventato re del mattone della capitale. E l’avrebbero trovata in un fondo immobiliare. Ma i soldi del crac, sostiene la procura, sarebbero transitati anche tra le pieghe di bilanci e conti off shore le cui tracce passano da San Marino. Secondo i magistrati, quote sarebbero state girate, ricorrendo a prestanome, al Credito industriale sammarinese e alla banca Mb di Milano, guidata da Mario Aramini, finito nell’inchiesta romana insieme a Di Matteo. Quest’ultimo, sempre secondo la procura, avrebbe fatto esporre Tercas, attraverso la filiale romana, per un prestito di 23 milioni a Di Mario. Soldi che la Cassa teramana ora cerca di recupare con l’insinuazione al passivo del fallimento della Dima (la principale società del costruttore) davanti al tribunale di Roma.
IL CASO SAN MARINO. Ma per la procura, le operazioni sanmarinesi di Di Mario non sono direttamente ricollegabili all’ex dg Di Matteo. La compagna di quest’ultimo, Cinzia Ciampani, ha sì interessi bancari a San Marino. La S.M.International Bank, ex Banca del Titano, è infatti l’istituto amministratato dalla Ciampani (per un 20%) e dall’editore abruzzese, Francescantonio Di Stefano (per il 59,9%), avezzanese come Di Matteo e re delle tv private. Ma t
ra la SMI Bank, di Ciampani e Di Stefano, e l’altra banca, individuata dalla procura a San Marino, non ci sono relazioni. Sull’ istituto della Ciampani (tra i cui ex amministratori e sindaci ritroviamo i teramani Franco Iachini, Giancarlo Magliani e Marco Fraticelli) pende però una proroga d’amministrazione straordinaria disposta dalla Banca Centrale di San Marino, il 19 febbraio scorso, che conferma l’incarico a Maurizio De Marchis come commissario straordinario. E’ più o meno ciò che è accaduto in Tercas, solo che a decidere non è stata Bankitalia ma la Banca Centrale di San Marino.
SPUNTA IL CONTO DI EMILIO FEDE. Ma torniamo a Teramo dove, all’i ndomani del commissariamento di Tercas, voluto da Bankitalia e Mario Monti, trapelano altre notizie dagli ambiente bancario sull’e x governance. La più singolare riguarda un vip: Emilio Fede, l’ex direttore di Rete4, coinvolto nelle inchieste milanesi su Silvio Berlusconi e le ragazze del «bunga bunga», è cliente Tercas. Ma il suo conto corrente, nella filiale modenese della banca teramana, sarebbe stato sotto osservazione per diverso tempo. Gli importi dello stesso, stando sempre a indiscrezioni bancarie, sarebbero stati superiori al milione di euro. Era un conto sofferente? Non c’è conferma. «Il problema va verso la soluzione. Anzi possiamo dire che è risolto», spiega una fonte interna a Tercas, «il conto di Fede è garantito ». Da chi? Da un pezzo da Novanta della politica berlusconiana, ex dirigente del Circolo del Buon Governo di Marcello dell’Utri oltre che bancario potente, visto peraltro in giro per Teramo il primo maggio scorso ufficialmente a mangiare le virtù.
MOODY’S DECLASSA LA BANCA. Da Tercas ieri hanno ringraziato i correntisti per la prova di fiducia comunque accordata alla banca. Nessuna fuga da panico: «Hanno capito che ora la loro banca è in sicurezza ». Nessuno commento, invece, alla notizia riportata dal Sole 24 Ore di Moody’s che ha tagliato il rating di Tercas da Baa3 a B3 lungo termine, annunciando un ulteriore calo. Due giorni fa, l’ agenzia internazionale di rating ha sottoposto l’istituto di corso San Giorgio a un downgrading (abbassamento di classe). Il passo indietro è considerevole: tre livelli sotto il precedente, che sottintende una diminuita fiducia rispetto alla capacità di ripagare i debiti. Era inevitabile dopo il commissariamento? Assolutamente no. E’ come se Moody- ’s ignorasse che ora c’è Bankitalia a vegliare su Tercas.

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