RASSEGNA STAMPA
La Confederazione del Lavoro termina l’analisi dei dati fiscali relativi alle dichiarazioni dei redditi delle società, riferiti al 2022. Come già anticipato, nonostante l’impetuosa ripresa economica post pandemia abbia fatto schizzare in alto gli utili, rimane un nocciolo duro di imprese che ha dichiarato redditi zero, o perdite. Si tratta di circa il 45% del totale, in calo di poco rispetto a circa il 50% degli anni precedenti. Vi sono differenze clamorose tra i vari settori, che è doveroso mettere in evidenza. La maglia nera spetta alle imprese che svolgono attività di alloggio e ristorazione; ben il 72% ha dichiarato redditi nulli. Mentre gli alberghi scontavano ancora gli effetti delle ultime restrizioni dovute alla pandemia, i bar ed i ristoranti che lavorano prevalentemente con la clientela locale erano tornati alla normalità; anzi, se la memoria non ci inganna, le persone hanno ricominciato a frequentare questi locali anche più di prima, dopo due anni di limitazioni. Inoltre, dall’estate 2022, anche il turismo ha ripreso vigore. Ci sarebbe una possibile giustificazione: c’erano da recuperare le perdite del 2020 e 2021, che sarebbe del tutto legittimo, ma anche nel 2019 la situazione era pressoché simile, visto che il 65% delle aziende ha dichiarato bilanci senza utili. Una situazione del genere a noi sembra inverosimile, al netto di qualche caso come il passaggio di proprietà (all’inizio di ogni attività si deve scontare il recupero degli investimenti). Le stesse valutazioni valgono per le imprese afferenti alle altre attività di servizio, che sono al penultimo posto di questa speciale classifica. In questo settore sono presenti anche le società che svolgono servizi alla persona, come parrucchieri ed estetisti, oltre alle lavanderie. Il 69% delle aziende ha dichiarato redditi zero nel 2022, mentre erano il 56% nel 2019 (…)
Articolo tratto da La Serenissima