San Marino sui giochi: meglio continuare a fare i furbi che trattare con l’Italia

San Marino sui giochi: meglio continuare a fare i furbi che  trattare con l’Italia

Il governo, formato da Partito dei Socialisti e dei Democratici, Alleanza Popolare e Sinistra Unita, ha continuato, in materia di giochi, la politica del governo straordinario. Anzi ha fatto dei giochi la base della sua azione poltico-economica mantenendo aperto il casinò automatizzato di Rovereta in violazione dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio che ne stabiliva la chiusura e progettando la ‘Repubblica del Gioco d’Azzardo’ con l’apertura di altri cinque o sei casinò modello Rovereta.
Il tutto senza minimamente preoccuparsi delle reazioni da parte dell’Italia. Anzi accrescendo il livello della sfida con l’Italia trattando con Casinos Austria l’apertura del quinto casinò della penisola italiana, facendo l’occhiolino a 5,5 potenziali clienti fra Emilia Romagna e Marche.
Ebbene, anche questa scelta di fare i furbi con l’Italia in materia di giochi, viene dal governo straordinario.
Il 23 febbraio 2006, il Consiglio ha approvato (22 sì, 13 no, 4 astenuti ed 1 non votante) un ordine del giorno presentato dai Popolari che impegnava il governo ad aprire la trattativa con l’Italia per la riacquisizione del diritto sul casinò, ceduto nel 1953. Al che l’Ambasciatore d’Italia a San Marino Fabrizio Santurro si premurò di contattare i Segretari di Stato agli Affari Esteri, Fabio Berardi, e alla Finanze, Pier Marino Mularoni. Questi gli dissero, papale papale, che tale ordine del giorno in pratica era da tenersi in non cale perché non approvato con 31 voti.
Interpretazione – singolare! – fatta propria successivamente, e senza alcun rossore, anche da Ap ed Su.

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