San Marino. Truffa al fondo servizi sociali, sentiti come testi esponenti sindacali e di Anis

San Marino. Truffa al fondo servizi sociali, sentiti come testi esponenti sindacali e di Anis

L’informazione di San Marino

Truffa al fondo servizi sociali, sentiti come testi esponenti sindacali e di Anis 

Gli inquirenti vogliono capire il ruolo del Fondo nel controllo delle erogazioni che materialmente venivano effettuate dallo studio commerciale privato dove lavorava il ragioniere 36enne indagato

Antonio Fabbri

L’indagine per truffa al Fondo Servizi Sociali che vede indagato un ragioniere 36enne che, presso lo studio commerciale Giacobbi si occupava delle pratiche per il Fondo, pone interrogativi anche sui controlli, le tutele, le modalità di erogazione dei contributi statali. Ad essere indagato è Ugo Tomasetti che, secondo l’accusa, negli anni tra il 2013 e il marzo di quest’anno ha sottratto al Fondo statale oltre 61mila euro. L’indagine, oltre che per truffa allo Stato, viene portata avanti anche per falsità in scrittura privata e riciclaggio.

Al di là del caso del singolo che, a quanto si sa, sarebbe già stato interrogato dal magistrato inquirente, Alberto Buriani, la vicenda pone anche risvolti sulla gestione e sui criteri di controllo ed erogazione dei fondi pubblici. C’è da capire, quindi, come sia stato possibile che la gestione del Fondo Servizi Sociali avesse delle falle nelle modalità di evasione delle pratiche, falle che hanno consentito per anni di distrarre denari della collettività. Gli inquirenti, dunque, hanno intenzione di capire come era organizzato il lavoro di Tomasetti, quali mansioni svolgeva, se vi fossero controlli all’interno dello studio professionale, ma anche chi svolgeva l’istruttoria per stabilire gli aventi diritto ai contributi e quale ruolo avesse il Fondo Servizi Sociali anche nell’attività di erogazione dei soldi e, inoltre, chi controllava la correttezza dell’attività svolta dallo studio Giacobbi. 

L’indagine, dunque, oltre al caso in sé, mira a fare luce anche su quale sia l’organizzazione del Fondo, posto che nella catena dei controlli, ammesso che vi fosse vista la truffa contestata, qualcosa non ha funzionato. Per capire questo nei giorni scorsi sono stati ascoltati, come testimoni, anche alcuni esponenti sindacali e dell’Anis, che per legge sono membri del Consiglio di amministrazione del Fondo Servizi Sociali.

Il Fondo, infatti, è strutturato, a seconda dei settori di pertinenza di vari lavoratori, in cinque sezioni per ciascuna delle diverse categorie di dipendenti richiedenti. Ogni sezione ha un autonomo Consiglio di Amministrazione formato da quattro membri. In tutti i Cda, due membri sono di nomina sindacale, mentre gli altri due sono nominati dal datore di lavoro di pertinenza: per la Pa due membri nominati dal Governo; per l’industria, due membri nominati dall’Anis, per l’artigianato dall’Unas; per le altre categorie di lavoratori dipendenti, due membri nominati dalle organizzazioni di categoria di appartenenza.

Di qui la necessità degli inquirenti di sentire anche i membri dei Cda del Fondo che demandava, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ad uno studio commerciale privato, non solo l’istruzione delle pratiche che poi il fondo stesso deliberava, ma di seguito anche la materiale erogazione dei contributi. In questa operazione si è inserita l’attività del ragioniere 36enne indagato che nel tempo è riuscito a distrarre le somme per decine di migliaia di euro.

 

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