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Truffa alle assicurazioni, nuovo caso arriva in aula
Nel modulo di constatazione amichevole dichiararono di essere stati tamponati a Falciano, ma erano uno a Borgo e uno a Rimini
Antonio Fabbri
Dichiararono di essere stati tamponati in Strada Ca’ Valentino, a Falciano, ma in quel momento si trovano uno a Serravalle/Borgo Maggiore e l’altro addirittura a Rimini/Riccione. I due, così, sono stati rinviati a giudizio assieme ad altre tre persone per truffa alle assicurazioni e dovranno rispondere dell’accusa nel processo che è stato fissato davanti al giudice Roberto Battaglino il 13 febbraio. Un altro caso che vede contestata l’accusa di truffa alle assicurazioni arriva dunque a processo.
Secondo la ricostruzione che ha portato l’inquirente a disporre il rinvio a giudizio, gli imputati al fine di riscuotere il risarcimento dall’assicurazione Unipolsai, avevano simulato un incidente che però, secondo l’accusa, non era mai avvenuto. Nonostante questo Gustavo Federico Valdiviezo, 24enne residente a Serravalle, e Angelo Daniele, 47enne di Rimini, avevano compilato il modulo di constatazione amichevole di incidente, attestando che il 27 agosto 2015, attorno alle 21 e 40 la Bmw Z4 condotta da Valdiviezo era stata tamponata dalla Peugeot 106 che i due dichiararono essere condotta da Stefana Sanna, precedente proprietario dell’auto, che aveva da poco venduto il veicolo ad Angelo Daniele ed era evidentemente ignaro del presunto incidente.
Non solo. Anche Juxhino Kellezi, d’accordo con i due, dichiarò di trovarsi in auto con Valdiviezo e sostenne di aver subito lesioni in seguito al tamponamento, facendosi visitare al Pronto soccorso di Riccione. Dalle indagini è tuttavia risultato che, appunto, né Valdiviezo né Kellezi quel giorno e a quell’ora fossero sul luogo del sinistro.
Nella vicenda entrò anche il carrozziere Samuele Soldati, 31enne di Falciano, che presentò un preventivo di spesa per le riparazioni della Bmw di oltre 5.200 euro. Per attestare i danni presentò, però, stando alla ricostruzione dell’accusa, alcune foto che in realtà si riferivano ad un altro incidente che la stessa auto aveva subito, ma in data, luogo e circostanze diverse. La pratica per il risarcimento fu preparata, inoltre, da Daniele Tommolillo, 30 anni residente a Serravale, che secondo l’accusa approntò la documentazione di liquidazione del finto incidente, anticipando le spese mediche dei clienti incidentati e che avevano subito le dichiarate lesioni.
Così, secondo l’accusa, Valdiviezo, Daniele, Kellezi, Soldati e Tommollilo, attuarono atti diretti ad attestare falsamente un incidente alla scopo di ottenere dall’assicurazione un risarcimento danni, sia alle auto che fisici, non dovuto. Liquidazione che, tuttavia, non ottennero dato che, evidentemente, l’indagine è arrivata prima