San Marino. Turbativa di funzioni a Casa San Michele: assolta: mancanza di prove

San Marino. Turbativa di funzioni a Casa San Michele: assolta: mancanza di prove

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Turbativa di funzioni a Casa San Michele: assolta / Ma il giudice trasmette gli atti all’inquirente

Antonio Fabbri

Si è chiuso con l’assoluzione, per insufficienza di prove per due capi di imputazione e per non aver commesso il fatto per un altro capo, il processo a carico di Donna Maria Burgagni, vicina di casa della Casa di accoglienza San Michele. Il giudice ha però disposto, come richiesto dal Procuratore del Fisco, la trasmissione degli atti all’inquirente per verificare i fatti successivi al maggio del 2017, emersi in particolare da una testimonianza, considerato che le contestazioni e i comportamenti cui si riferiva il capo di imputazione giungevano fino a quella data.

Toccherà dunque all’inquirente verificare gli altri fatti emersi in giudizio.Intanto questa prima parte della vicenda si è chiusa con l’assoluzione.

Citando diverse testimonianze l’avvocato di parte civile, Tania Ercolani, ha sottolineato in primis come quella della denuncia sia stata una decisione sofferta da parte di don Marco Scandelli e degli enti che gestiscono la Casa di accoglienza, ma maturata dopo  episodi reiterati. Inoltre il legale ha affermato come non ci sia l’intenzione di coltivare un risarcimento, quanto piuttosto di riportare nel solco della civile convivenza i rapporti. L’avvocato Ercolani ha quindi richiamato alcuni procedimenti nei quali era stata la Burgagni a sporgere denuncia verso gli ospiti della Casa. Procedimenti archiviati ma importanti per il motivo delle archiviazioni.

“I comportamenti che hanno scatenato reazioni sicuramente poco educate da parte di alcuni ospiti della casa, sono state tutte provocate da parte della signora Burgagni e dal di lei figlio – ha riportato l’avvocato di parte civile – Burgagni teneva una condotta diffamatoria e persecutoria, aggredendo verbalmente i presenti. La stessa offendeva apertamente le persone – ha aggiunto la parte civile – ed anche i testimoni  sentiti confermano l’atteggiamento provocatorio e discriminatorio in riferimento a soggetti stranieri che erano anche qui accusati di commettere reati quali furti e quindi di doversene tornare al proprio paese. Questi fascicoli offrono importanti contributi dati anche da ospiti della casa i quali affermano che venivano apostrofati con frasi del tipo “andate a casa contadini di merda tornate in Italia fuori dalla mia proprietà o vi sgozzo”. L’avvocato Ercolani ha parlato quindi di “sistematiche provocazioni, come emerso anche dalle testimonianze raccolte”.

Accuse che ha rigettato la stessa imputata nella sua audizione, affermando di essere lei ad  essere vessata dagli ospiti della casa e aggiungendo: “sono stata derisa quando mi trovavo sul terrazzo”, ha detto, specificando che non tutti i gruppi disturbano.

Ha fatto il resto, nella sua arringa, l’avvocato Achille Campagna, con una  difesa decisamente sopra le righe, nella quale non sono mancate urla, e di sicuro non troppo rispettosa della sensibilità religiosa delle persone. Il legale ha descritto la Burgagni come “una persona seria, brava e anche religiosa, perché comunque anche se non pratica è credente. Ha bestemmiato all’interno della sua abitazione, non è un reato. In privato bestemmiano tutti, anche i preti”, ha detto sostenendo anche che la Casa di accoglienza sarebbe “un business”. Il legale ha quindi cercato di mettere in evidenza le contraddizioni di alcune testimonianze, sostenendo anche che gli atti non dovessero essere trasmessi all’inquirente, come richiesto dal Pf. Il Giudice ha accolto in sostanza le richieste della Procura fiscale, assolvendo per i fatti di cui al capo di imputazione, ma trasmettendo gli atti al magistrato inquirente per valutare altre eventuali contestazioni.

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