La Serenissima, il Giornale dei Sammarinesi: Pasti in carcere, spunta
l’Istanza per renderli più economici
/ Chiesta da alcuni cittadini una devoluzione del risparmio ottenuto alla Caritas per aiutare le persone in difficoltà
Sono sette le Istanze d’Arengo che
approderanno nella prossima sessione
consiliare, che inizierà domani
per poi concludersi giovedì 21
luglio, per essere discusse e votate
dai 60 parlamentari. Smac, ampliamento
e adeguamento dell’attuale
plesso della Scuola d’Infanzia nel
Castello di Domagnano, pasti destinati
ai detenuti nel carcere dei
Cappuccini, compatibilità tra sistema
Iva e quello monofase, utilizzo
dello stemma ufficiale della
Repubblica di San Marino, divieto
di fuochi d’artificio e petardi, e riconoscimento
delle fatture come
certificazione dei ricavi sono i temi
scelti dai cittadini che hanno posto
la propria firma sulle Istanze. (…)
PASTI IN CARCERE – Alcuni cittadini,
attraverso l’Istanza n. 12,
chiedono che i pasti del Carcere
siano reperiti al Servizio mensa,
dove per altro mangiano migliaia
di lavoratori quindi sono pasti più
che dignitosi. Inoltre chiedono che
siano gli stessi carcerati, o le loro
famiglie, a contribuire alle spese
generali di vitto e alloggio. Chiesto
infine dai sottoscrittori dell’Istanza
d’Arengo che il risparmio ottenuto
sia devoluto alla Caritas per poter
aiutare tutte le persone veramente
in difficoltà. “Sette anni di crisi
hanno lasciato segni profondi nel
tessuto economico-sociale della
nostra Repubblica. Hanno chiuso
tante aziende, i negozianti restituiscono
le loro licenze, l’artigianato è
quasi scomparso, il settore immobiliare
è letteralmente crollato. Tutto
ciò ha provocato una disoccupazione
in continuo aumento e una
forte sofferenza per le casse dello
Stato. All’opposto ci sono persone
che godono di privilegi eticamente
non più sostenibili. Ci riferiamo ai
detenuti del Carcere dei Cappuccini
che, solo per il fatto di essere lì,
sono a carico di tutti noi cittadini.
Compresi i loro pasti, serviti dal
ristorante. Pur tenendo in debito
contro la presunzione di innocenza,
in quanto ogni cittadino non è
colpevole fino all’espletamento del
terzo grado di giudizio, è pur vero
che non ci sono ragioni per cui i
detenuti debbano godere di trattamenti
privilegiati”.
(…)