Sciopero generale: intervento di Marco Tura, Cdls

Sciopero generale: intervento di Marco Tura, Cdls

INTERVENTO DI MARCO TURA CDLS ALLO
SCIOPERO GENERALE –

 Questa piazza stracolma di
lavoratori è il segnale che San Marino ha il coraggio e la forza di cambiare.
Il nostro futuro si gioca sul terreno della trasparenza, dell’equità e del
lavoro
. Ho ancora
nella mente la grande partecipazione allo sciopero generale di dicembre. In
tanti abbiamo protestato contro una finanziaria ingiusta, iniqua e sbilanciata
a favore di chi da sempre si è arricchito sfruttando il sistema San Marino e
non pagando le tasse.

 Oggi siamo qui per affermare che è
ora di cambiare 
e il movimento dei
lavoratori vuole essere protagonista di questo cambiamento

Oggi siamo qui per sostenere un profondo rinnovamento del sistema
fiscale che unisca la giustizia sociale con le esigenze di far tornare i conti
del bilancio pubblico.

La riforma
Tributaria
è uno snodo inevitabile. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla
realtà: la crisi economica internazionale e la paralisi diplomatica con
l’Italia, che sta togliendo ossigeno alle imprese, ha fatto crollare i vecchi
capisaldi su cui si reggeva il modello San Marino.

E’
definitivamente saltato il patto sociale che prevedeva una bassa fiscalità per
il lavoro dipendente e una diffusa e tollerata elusione ed evasione da parte
dei ceti professionali, delle imprese e delle società. Un dato su tutti: 5000
soggetti economici, pari al 77% dei contribuenti da lavoro autonomo, dichiara
un reddito massimo di 25.000 euro, cioè meno della media dei redditi dei loro
dipendenti.

E’ chiaro
che questo sistema non tiene più. La scommessa per tutti è quella della
GIUSTIZIA SOCIALE. San Marino si salva se tutti contribuiscono al bene comune
in proporzione a quanto guadagnano
.

Questa è la
bussola che ha orientato le proposte del sindacato per la riforma fiscale.

Una riforma che deve mettere al
centro l’equità e la famiglia.

Durante
trattativa aperta con il
Governo abbiamo messo sul tavolo l’introduzione del
“Quoziente familiare” con lo scopo di distribuire più equamente le risorse, sostenendo
con decisione le famiglie numerose o in difficoltà. Sul fronte del lavoro
autonomo abbiamo chiesto che le 5.000 imprese, che praticamente non pagano le
tasse, siano soggette ad un prelievo fiscale su un reddito minimo di almeno
30mila euro. Servono poi misure, in vigore in tutta Europa e mai applicate a
San Marino, come la tassazione delle rendite finanziarie, dei dividendi delle
società, dei guadagni sulle compravendite immobiliari e, in attesa di una
riforma catastale, un prelievo sui grandi patrimoni.

Ma, c’è già
chi sta pagando in anticipo il peso del deficit pubblico. Sono i lavoratori
frontalieri, 
bersaglio di una
finanziaria che ha fatto cassa mettendo le mani nello loro tasche. Mi riferisco
naturalmente all’articolo 56 della finanziaria che introduce una differenza di
trattamento fiscale in base alla provenienza anagrafica. Insomma, per un Paese come il nostro che ha vissuto il dramma
dell’emigrazione, questa discriminazione fiscale non fa onore alla nostra
storia e alle nostre tradizioni.

 Anche per
questo motivo esponiamo tanti cartelli per
chiedere giustizia sociale
. Un principio che abbiamo riempito di contenuti
e proposte. 
Non ci mancherà certo la
determinazione e l’impegno nei tavoli della trattativa per incalzare il governo e le associazioni
economiche sulla strada del cambiamento.

Una strada
che vogliamo percorrere fino in fondo. 
C’è chi cerca, per calcolo politico o per opportunismo di
corporazione,  di dipingere  il sindacato come conservatore, inutile e
superfluo. A loro noi rispondiamo con la
sfida del cambiamento, della trasparenza e delle riforme
.

 E’ una sfida
che abbiamo scelto di lanciare lontano dai Palazzi del potere. La decisione di
scioperare qui, a Serravalle, marca una distanza che simbolicamente rappresenta
quanto è successo in questi ultimi tempi: una politica asserragliata nella
torre d’avorio, distante dai cittadini e insensibile ai loro bisogni. Questa
volta non sono i lavoratori che devono salire sul Pianello, ma è chi ci governa
che deve uscire dal Palazzo e scendere in mezzo alla gente, in mezzo a
uomini 
e donne  che quotidianamente  fanno il loro dovere nelle fabbriche, nei
cantieri, negli uffici, nella aule scolastiche, nella sanità.

 Il cuore pulsante della Repubblica
batte lontano dalle stanze del potere. Batte qui.

 Non ci
interessa cambiare il colore dei Governi. Ci interessa quello che fanno e in
che modo lo fanno. E fino ad ora questo Governo ha fatto poco e male. Noi
chiediamo un cambio di passo, a partire dall’apertura di un dialogo vero sulla
riforma fiscale.

Vorrei chiudere questo intervento richiamando un
passaggio di una lettera consegnata dai lavoratori della Robopac agli
Eccellentissimi Capitani Reggenti: “…le difficoltà si affrontano tutti
insieme in un quadro di unità e solidarietà…..però è necessario,
innanzitutto, impostare politiche di equità e giustizia sociale”.

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