Sesso sicuro?

Sesso sicuro?

Sesso sicuro? 

Mi è capitato di leggere queste indicazioni “autorevoli” di fronte al problema dell’AIDS a San Marino (che sembra essere una realtà presente e, per questo, preoccupante): «Non dobbiamo stancarci di ricordare ai nostri pazienti, che spesso conosciamo anche nelle loro scelte ed abitudini intime, di utilizzare i mezzi per praticare sesso sicuro specie se consumato in incontri occasionali».

A scanso di equivoci, «sesso sicuro» significa uso del preservativo, mentre «incontri occasionali» sembra indicare prevalentemente rapporti con prostitute.

Dovremmo rassegnarci, di fronte alla realtà, a lasciare andare le cose così come stanno, tentando sempre e solo soluzioni che non risolvono, tappabuchi che continuano a perpetuare lo status quo? Sarà poi vero che i nostri giovani non vogliono ascoltare gli adulti, preferendo fare di testa propria, e rifiutando sempre chi ha un atteggiamento ed una posizione educativa? E l’invito a «ricordare ai più giovani la gravità di alcune malattie sessualmente trasmesse» si risolverà nel consigliare prudenza? Conoscenza dei rischi (e quindi farà leva sulla paura)?

No, non ci credo! I nostri giovani sono, il più delle volte (anche se ci costa riconoscerlo) lo specchio di noi adulti. Non sono loro che hanno inventato Internet (e tantomeno le depravazioni che vi si trovano); non sono loro che hanno fatto guerre, stragi e azioni terroristiche; non sono loro che hanno creato le ideologie disumane che ci sovrastano; non sono loro che hanno creato la droga e il supermercato del sesso; non sono loro la causa dello sfascio doloroso e terribile di tante famiglie; non sono loro che hanno teorizzato la fine precoce di quell’amore che si era dichiarato eterno!

Allora?

Allora facciamo un bell’esame di coscienza, chiedendoci che cosa sia meglio per noi e per i nostri giovani, per coloro che sono, in qualche modo, la nostra speranza.

La vita non è un videogame e l’amore non è un porno-show. E che cosa debbono essere gli adulti, se non coloro che ricordano la bellezza della vita, da vivere come avventura e con responsabilità?

Non sono complici, gli adulti, devono essere testimoni. Non sono guardiani, gli adulti, ma devono essere segnali indicatori di una meta possibile ed avvincente. Sono questi, comunque, i maestri che i giovani desiderano. A San Marino non c’è prima di tutto una emergenza AIDS, ma una emergenza educativa, da cui certamente può nascere anche una emergenza AIDS ma soprattutto nasce l’emergenza uomo, quell’uomo che è creato per l’ideale, per la verità, per la bellezza, per la giustizia, e che si sente responsabile di questo mondo nel quale siamo inseriti.

C’è bisogno di adulti che ricordino, di fronte ai vari problemi della vita, che non ci sono scorciatoie, che il male non si combatte fingendo che non ci sia, che dobbiamo fare compagnia nell’affrontare la vita, che non bisogna blandire i giovani illudendoli di fronte alla realtà, che è necessario comunque condividere e accompagnare il desiderio di amore che è nel cuore di tutti, giovani e anziani. Adulti così ce ne sono tanti, anche se purtroppo non occupano le cronache dei giornali. Credo che sia giunta l’epoca della alleanza dei buoni, di quegli uomini liberi e forti che sanno andare controcorrente senza avere paura di quella mentalità che, anche se invasiva, sa solo tradire gli ideali supremi. L’amore è una cosa grande e bella, la sessualità non è un esercizio genitale, e la famiglia non è la tomba dell’amore, ma la condizione di una stabilità che premia l’umano. A scuola dunque non si pensi di risolvere ogni problema insegnando le tecniche per usare il preservativo, pensando così di essere a posto; si insegni ad amare la vita e ad assumersi le proprie responsabilità. E se di educazione sessuale si deve parlare, non si dimentichino i responsabili, i genitori, e non si creda che ci siano soluzioni che si sostituiscano alla nostra libertà. L’AIDS a San Marino è una sfida, certo, ma per essere uomini capaci di amore vero. Per essere educatori del vero, del buono e del bello. Forse ci farebbe bene riprendere la lezione di Papa Benedetto a noi sammarinesi, nella sua storica visita: «Anche qui, infatti, come altrove, non mancano difficoltà e ostacoli, dovuti soprattutto a modelli edonistici che ottenebrano la mente e rischiano di annullare ogni moralità. Si è insinuata la tentazione di ritenere che la ricchezza dell’uomo non sia la fede, ma il suo potere personale e sociale, la sua intelligenza, la sua cultura e la sua capacità di manipolazione scientifica, tecnologica e sociale della realtà. Così, anche in queste terre, si è iniziato a sostituire la fede e i valori cristiani con presunte ricchezze, che si rivelano, alla fine, inconsistenti e incapaci di reggere la grande promessa del vero, del bene, del bello e del giusto che per secoli i vostri avi hanno identificato con l’esperienza della fede. Non vanno, poi, dimenticate la crisi di non poche famiglie, aggravata dalla diffusa fragilità psicologica e spirituale dei coniugi, come pure la fatica sperimentata da molti educatori nell’ottenere continuità formativa nei giovani, condizionati da molteplici precarietà, prima fra tutte quella del ruolo sociale e della possibilità lavorativa». 

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