COSA È MANCATO NELLA RELAZIONE ANTIMAFIA
La relazione della commissione antimafia sull’universo affaristico legato a Livio Baciocchi sembra in tutto e per tutto la sceneggiatura d’un film criminale. Eppure non possiamo dire di essere stati colti all’improvviso. Sono anni che il paese mormora delle malefatte di certi personaggi e della sistemica complicità dei governati. Basta lanciare l’argomento in un qualsiasi bar o ufficio per sentirsi fare un elenco smisurato di ruberie, truffe e corruttele. Il fatto che ora certe cose stiano nero su bianco e vengano dette da una istituzione, di certo cambia le cose. La speranza di molti è che la relazione abbia dato forza a chi dentro al tribunale e ai corpi di polizia è impegnato a combattere l’illegalità in un paese che è esso stesso illegale (cos’altro significa essere in black list?) e che possa rappresentare la prima di una lunga serie di operazione di bonifica di San Marino. Ma sperare serve a poco. Come abbiamo visto nessun partito si è sentito nell’obbligo di prendere dei provvedimenti verso gli uomini coinvolti, a meno che non si faccia l’errore di considerare un provvedimento l’averli lasciati fuori dalle liste elettorali. Ad ogni modo il problema non si limita a delle responsabilità individuali, ma riguarda le derive di un vero e proprio sistema che ha trasformato la nostra vecchia e amata Repubblica in un crocevia della criminalità organizzata.
Quel che si può e si deve fare è partire da questa importante occasione che la storia ci offre per iniziare a pensare a delle riforme strutturali che tolgano il Paese dall’arretratezza civile.
Per esempio, a mio parere, uno dei primi interventi da fare dovrebbe riguardare la riduzione dei poteri del congresso di stato. Si dice che i sammarinesi accettino troppo di buon grado la pratica clientelare. Ma come potrebbe essere altrimenti in un paese dove i governanti si comportano non come dei mandatari ma come dei padroni? Non c’è aspetto della vita economica, sociale e anche privata dei cittadini che non sia sottoposta al controllo e al ricatto del segretario di turno: rilascio di licenze d’ogni genere, assunzioni pubbliche e gestione del personale, permessi di soggiorno e residenze, agevolazioni fiscali, convenzioni, piani particolareggiati, eccetera, eccetera, eccetera. È una immagine comune quella della fila davanti alle segreterie di stato di gente che va a piatire quel che magari le spetterebbe di diritto. Ma l’errore è quello di credere che il clientelismo sia un fatto di mentalità. Come a dire: non ci possiamo fare niente. Non è vero. Il clientelismo è un fatto legislativo. A nessuno piace vendersi. Ci si vende perché non c’è alternativa. Come diceva un grande pensatore della modernità “la miseria dei cittadini altro non è che il delitto dei governanti”. Un delitto che continuano a perpetrare grazie ad un ordinamento istituzionale di stampo feudale, che dobbiamo condurre a quella che invece è la sua funzione nobile e primaria: operare per il bene della piccola comunità sammarinese.
Se le persone per bene, i giovani in cerca di una opportunità per il loro futuro, gli operai nelle fabbriche, i dipendenti pubblici operosi così come quelli comprati dalla politica e poi abbandonati in qualche ufficio, se tutti coloro che nonostante i ricatti e i soprusi hanno continuato a portare dentro di sé l’immagine di un’altra Repubblica non si faranno cittadini attivi, presto tutte le cose buone che ancora questo paese conserva finiranno al patibolo, i palazzi si riempiranno ancor più di corruzione e l’antica terra della libertà sarà persa per sempre.
Chiudo con un ringraziamento a Renzo Bonelli e Maurizio Gobbi per i loro interventi di qualche giorno fa. Anche se parlano da semplici cittadini, uomini come loro riescono con poche parole a ricreare nella comunità il senso dello Stato, tanto da farmeli sentire più Reggenti dei Reggenti.
- San Marino. Pa: da riformare senza tagli. Iro Belluzzi, Psd
- San Marino. Quel che e’ mancato nella relazione antimafia. Luca Lazzari, SU