Sinistra Unita risponde a Teodoro Lonfernini riguardo all’Azienda dei Servizi

Sinistra Unita risponde a Teodoro Lonfernini riguardo all’Azienda dei Servizi

La spending review è l’unica missione conosciuta dall’ultima politica: uno stupido mito che sta distruggendo lo stato sociale e i beni comuni.

Nel vuoto di idee, a vincere, una volta di più, sono gli interessi privati.

Erano anni che i grandi speculatori cercava il pretesto per accaparrarsi le ricchezze dello Stato. Ora che il pretesto s’è presentato, si marcia a gran velocità. Basta guardare che cosa è accaduto nelle ultime due settimane. Prima, con un colpo di mano nella legge di bilancio, il governo ha trasformato d’emblée le Poste in società per azioni. Non serviva un fiuto particolare per capire che le Poste sarebbero state usate come laboratorio della privatizzazione sammarinese. Però ci si aspettava che sarebbe servito un po’ di tempo. Invece, come un fulmine è arrivata la dichiarazione del segretario Lonfernini: “privatizzerò l’Azienda dei Servizi”.

L’Azienda dei Servizi è da tempo nel mirino degli imprenditori che controllano e comandano la politica. E se ne capisce bene il motivo: è l’unica azienda pubblica a chiudere i bilanci in attivo. Non guadagnarci è impossibile.

Anzitutto perché fornisce servizi fondamentali per i cittadini: non se può fare a meno. Poi perché le tariffe sono contenute. Lo sono perché l’Azienda fa capo allo Stato. Nel momento in cui dovesse essere privatizzata le tariffe seguirebbero le logiche di un mercato monopolistico.

Va segnalato che l’Azienda dei Servizi – non a caso – è fortemente indebolita da politiche di smantellamento delle professionalità interne e da una scarsa trasparenza, dove ad aggiudicarsi gli appalti sono ditte che portano nomi diversi ma che sono in mano agli stessi proprietari, con prezzi di capitolato più alti rispetto a quelli applicati da ditte concorrenti d’oltre confine.

Di esempi se ne potrebbero fare molti altri.

Quello che ci interessa portare all’attenzione dei cittadini è il progetto nascosto perseguito da quella parte politica e imprenditoriale che da troppi anni condiziona il Paese in modo deleterio: intendono approfittare del momento di crisi per trarre profitto a discapito della collettività, mettendo a serio rischio il futuro della Repubblica. Ovvero, più il Paese fa bancarotta meno dovranno pagare per comprarselo.

Dopo il business delle triangolazioni degli anni ‘90 e della piazza finanziaria degli anni 2000, non contenti delle grandi fortune accumulate, stanno dando l’assalto anche all’ultima ricchezza collettiva. Il fine è sempre lo stesso: guadagnare e comandare.

 

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