Sinistra Unita: sui due referendum, Ue e Salvastipendi

Sinistra Unita: sui due referendum, Ue e Salvastipendi

“Europa e Salva stipendi: due vittorie popolari sconfitte dal quorum”
Innanzitutto è importante rilevare il dato positivo pertinente all’affluenza. La considerevole partecipazione popolare al voto di domenica 20 ottobre dimostra il forte senso civico dei sammarinesi, che hanno voluto esprimersi direttamente riguardo a due fondamentali argomenti per il futuro del Paese.
A tal proposito, Sinistra Unita tiene a ringraziare tutti i cittadini che domenica si sono recati ai seggi referendari per votare con estrema chiarezza sia il Referendum sulla domanda di adesione all’Unione Europea, che quello sul cosiddetto “Salva stipendi”.
14446 sammarinesi hanno fatto il proprio dovere di buon cittadino, valorizzando uno strumento democratico, il referendum, che rappresenta una delle poche forme dirette di democrazia “dal basso”. In linea teorica, il referendum di per sé consente quindi agli elettori di fornire, senza il tramite delle istituzioni, il proprio parere o la propria decisione su un tema specifico. Ma la nostra forma di referendum presenta, purtroppo, un punto dolente: il quorum.
Al di là del fatto che entrambi i referendum non hanno raggiunto la “fatidica” soglia necessaria, i risultati referendari hanno decretato due vincitori. Per un verso, la paura di aprirsi al mondo esterno, per l’altro, l’ostacolo “antidemocratico” del quorum.
La piccola Repubblica di San Marino non ha avuto il coraggio di fare quel grande balzo in avanti per diventare una piccola “grande” Repubblica. San Marino, non avendo scelto l’Europa, non è riuscita a raggiungere la maggiore età. Questo Paese è ancora un adolescente che si aggira dimesso per le strade della Repubblica, offuscato da una fitta nebbia, che non gli permette di vedere cosa c’è fuori dai propri confini.
L’altro vincitore, il “quorum”, ha tagliato le gambe al referendum stesso, depotenziando la volontà popolare. Il grande dramma del quorum è altresì un dramma politico: il limite del quorum, che in molti Paesi europei è stato eliminato, rappresenta a San Marino un ostacolo per la democrazia diretta.
Sinistra Unita chiede perciò alla politica di scendere dallo scranno e di abolire il quorum referendario, dando l’opportunità al cittadino di giocarsela alle medesime condizioni delle elezioni, in modo che chi non partecipa non va a incidere sull’esito finale del referendum. Nell’attuale situazione, chi non vota, pur giocando un ruolo passivo, incide attivamente sul risultato finale del referendum, come, purtroppo è avvenuto domenica 20 ottobre.
Se il quorum non ci fosse stato entrambi i referendum avrebbero vinto, ma come ben sappiamo la storia non si fa né con i se né con i ma e dobbiamo quindi riscontrare e accettare l’esito negativo delle votazioni referendarie.
Un altro aspetto non trascurabile che scaturisce dal quorum, che pensiamo sia un ostacolo per il buon funzionamento democratico del referendum, è che l’attuale Governo, nelle ultime elezioni, che risalgono ormai a un anno fa, è riuscito a ottenere la maggioranza grazie a qualche centinaia di voti. Perché quindi un Governo può governare con una maggioranza risicata mentre lo strumento referendario, che è una nelle massime forme di democrazia diretta, deve essere limitato dal quorum? Entrambi i referendum avrebbero vinto se il quorum non avesse impedito una vittoria che, nel caso del referendum sull’Europa, sarebbe stata, appunto, risicata, mentre in quello del cosiddetto “Salva stipendi” sarebbe stata schiacciante.
Di non poco conto, da un punto di vista politico, è stato lo schieramento delle forze politiche del fronte del “SI” all’Europa. Schieramento che, tra gli altri, vedeva al suo interno anche il Psd, uno dei maggiori partiti dell’attuale maggioranza. Come mai, proprio riguardo a questioni di così grande importanza, come la richiesta della domanda di adesione o meno all’U.E., i due partiti più consistenti della maggioranza hanno assunto due differenti visioni politiche? A nostro avviso, ambedue i partiti dovrebbero farsi un piccolo esame di coscienza e capire le ragioni politiche che ancora gli uniscono. In particolare il Psd, non può far finta di nulla, quando su di una questione così cruciale, ha una visione diametralmente opposta a quella del suo maggiore alleato di Governo. Che forse i suoi alleati più consoni non siano nell’attuale maggioranza ma in gran parte dell’opposizione?
Questo referendum rappresenta quindi una sconfitta, in primis, della politica, perché se avesse già inviato a Bruxelles la domanda di adesione all’UE, non ci saremmo ficcati in un grave isolamento, che va a nuocere al nostro Paese e in particolare ai giovani sammarinesi che vedono chiudersi davanti a sé un’altra opportunità per dare senso al proprio futuro, amputato da anni di politiche opache e assai poco lungimiranti.
A questo punto la politica e in particolare il Governo hanno la doppia responsabilità di proseguire i negoziati per l’integrazione di San Marino nell’Unione Europea. Se il popolo sammarinese ha scelto la via dell’integrazione e non quella dell’adesione, il Governo deve dimostrare ai sammarinesi che la strada dell’integrazione può essere altrettanto importante e fondamentale per il futuro del nostro Paese.
SINISTRA UNITA

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