Sinistra Unita sul sovrapprezzo pagato a Sopaf

Sinistra Unita sul sovrapprezzo pagato a Sopaf

SINISTRA UNITA SUL SOVRAPPREZZO PAGATO A SOPAF
Le notizie apparse sulla stampa venerdì 20 giugno in merito alla vicenda Delta – Sopaf – Cassa di Risparmio, attribuiscono all’esposto presentato da Sinistra Unita il 6 agosto del 2010 l’origine dell’inchiesta della procura milanese che accusa i fratelli Magnoni (maggiori azionisti Sopaf oggi ai domiciliari)  di truffa, bancarotta fraudolenta e frode fiscale.
La denuncia di Sinistra Unita puntava a fare sì che la nostra magistratura facesse luce e giustizia sul sovraprezzo pagato da Carisp a Sopaf per l’acquisto della sua quota in Delta. Su quel sovraprezzo l’opinione pubblica non sembrava avere dubbi: tutti pensavano essersi trattato di una vera e propria tangente.
Il silenzio dovuto al segreto istruttorio ci aveva fatto temere che l’esposto fosse rimasto lettera morta, invece costatiamo con soddisfazione che il giudice sammarinese ha operato coscienziosamente e che ha usato ogni dispositivo utile, dalle rogatorie alle perizie, per l’accertamento della verità  che oggi finalmente sta prendendo forma.
Si tratta di una verità necessaria perché mercoledì 11 giugno abbiamo potuto leggere dalle pagine di un noto quotidiano sammarinese una versione dei fatti che, a grandi linee, assolve i vertici amministrativi della banca e minimizza le responsabilità politiche che nell’affare Delta – Sopaf hanno invece avuto un peso determinante per la nota conclusione del sovrapprezzo.
Il giornale nelle sue tesi difensive si spinge a dire che Carisp non avesse altra scelta che accettare le condizioni di Sopaf (70 milioni di euro di cui 55 per l’acquisto delle azioni e 15 per la consulenza) e che dunque non vi fosse altra soluzione che quella suggerita dai vertici politici sammarinesi, affiancatisi nel frattempo ai vertici di Carisp nelle decisioni da prendere.
Non crediamo affatto che quella adottata sia stata “l’unica soluzione  possibile”, come voleva indurci a credere l’esposizione giornalistica, pensiamo invece che le cose sarebbero dovute  andare diversamente.
Lo pensiamo perché – come si è potuto apprendere dai decisivi colloqui tra Fantini e i vertici politici di allora (dialoghi registrati che ai fini processuali potranno forse avere poco valore, ma che ci danno però l’esatto quadro della situazione) – emerge chiaramente la volontà politica sammarinese di cedere al ricatto messo in atto da Sopaf, e non quella di denunciare una pretesa illegittima che poi è diventata il primo atto della dissoluzione del gruppo Delta e della conseguente perdita di ingenti capitali sammarinesi .
E’ indubbio come nella vicenda Delta abbiano avuto estrema rilevanza la discesa in campo di interessi e attori potenti del sistema finanziario italiano. Poi l’entrata in scena della procura forlivese, gli arresti dei vertici di Delta e Carisp, l’attenzione mediatica italiana soprattutto di Report e del Sole 24 ore, la presa di distanza di Banca d’Italia, la messa in procedura rafforzata del sistema bancario sammarinese, e l’ingresso di San Marino nella grey list dell’Ocse: una micidiale sequenza che avrebbe lasciato tramortiti anche istituti finanziari ben più potenti della nostra Cassa di Risparmio.
Di fronte a un attacco di queste dimensioni, benché giustificato da alcuni nodi che avrebbero dovuto essere sciolti con una corretta e condivisa interpretazione delle normative bancarie dei due Stati, una classe politica di governo degna di questo nome avrebbe difeso i legittimi interessi di Delta e Cassa di Risparmio, gli ingenti capitali investiti e gli oltre 1000 posti di lavoro creati. Invece si è preferito partecipare a riunioni carbonare romane per assecondare una scelta rovinosa, anziché denunciare i fatti nelle apposite sedi, se necessario alla Corte Europea dei Diritti, o valutando la possibilità di un arbitrato Internazionale.
Oggi ci auguriamo che la Commissione Consiliare d’Inchiesta, ormai prossima alla sua costituzione, possa dare al Paese la giusta ricostruzione dei fatti e individuare le responsabilità politiche; mentre alla magistratura il compito di individuare e punire le responsabilità penali.
Siamo convinti che la costituzione di parte civile in un eventuale processo a carico dei Fratelli Magnoni, possa essere la mossa giusta per una conclusione soddisfacente della questione: il rientro di parte  dei capitali sammarinesi perduti nella vicenda.
    San Marino 20 giugno 2014

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