Sole 24 Ore, Lionello Mancini, Intervista a Reffi Barbara – “Troppo malaffare, troppe coperture”

Sole 24 Ore, Lionello Mancini, Intervista a Reffi Barbara – “Troppo malaffare, troppe coperture”

Sole 24 Ore

Intervista a Reffi Barbara – “Troppo malaffare, troppe coperture”

Lionello Mancini

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INTERVISTA. Barbara Reffi Amministratore della società di servizi informatici Passepartout «Troppo malaffare, troppe coperture»
Se il Titano non vuole rinunciare alla sua parte più sana, deve trovare spazio la trasparenza»

«San Marino è obbligato a fare una scelta che cambierà totalmente il Paese: se deciderà di salvare l’imprenditoria sana, quella che produce economia reale, dovrà proseguire sulla strada della trasparenza, eliminando le storture, le triangolazioni, ilmalaffare che ci affliggono. Chi ci governa sarà costretto a usare il pugno di ferro: non solo contro chi è venuto in Repubblica a trafficare’, forse anche la mafia; ma anche contro i compiacenti sodali sammarinesi che lo hanno permesso». Parole durissime, nette: specie se a pronunciarle non è un politico né un italiano, ma Barbara Reffi, 61 anni, imprenditrice sammarinese. La Passepartout, di cui Reffi è amministratore, progetta, crea e distribuisce sistemi software gestionali e fiscali per aziende e professionisti. Un’azienda con 150 dipendenti, 10,5 milioni di fatturato 2009, un nome molto noto in Italia, dove vende i suoi prodotti grazie a una rete di 300 concessionari.

Cosa significa essere un’impresa sammarinese?

Più di 20 anni fa, Passepartout è stata creata intorno a un nucleo di nove analisti-programmatori italiani. Allora San Marino non era quella di oggi, cercava imprese serie, disposte a investire qui, lasciava intravvedere un piccolo Paese che voleva emergere, snello nei regolamenti, ma nella certezza del diritto: un territorio facile da controllare, privo di mafie e comitati d’affari.

E invece? Cos’è accaduto?

La realtà è divenuta via via opposta. Pensavo non occorresse parassitare, attirare evasori e mafiosi che, alla fine, a San Marino non lasciano niente se non qualche bustarella a chi li ha favoriti e li protegge. Ed è sconcertante che chi dovrebbe rimediare a tale disastro, non abbia la volontà o la forza per farlo. E stata persa un’occasione per comportarsi da Stato Sovrano, scegliendo la strada della semi-trasparenza. O della semi-opacità, se si preferisce.

Anche lei è arrabbiata per i possibili danni derivanti dal decreto incentivi appena entrato in vigore?

San Marino è in blck list dal 2001, il decreto incentivi comporta solo un nuovo adempimento amministrativo, che a noi sposta poco. Ma è chiaro che gli operatori italiani saranno sempre più riluttanti, con quel «vi metteremo addosso la Finanza» lanciato da Tremonti. Ecco perché noi della Passepartuut abbiamo già avviato l’iter per aprire un’organizzazione stabile in Italia.

Cosa preoccupa voi imprenditori? Cosa temete?

Che San Marino sia stato “acquistato” dalla delinquenza, e che il fenomeno possa essere irreversibile. Il denaro facile ha abbassato il livello di correttezza e di onestà di diversi tra noi, come fosse ormai normale partecipare al malaffare. Per far base a San Marino, un imprenditore non si accontenta di una pressione fiscale minore, ha bisogno di norme chiare e non “personalizzabili” , di certezza del diritto, di burocrazia snella. Quando avremo tutto questo, San Marino potrà diventare un centro di eccellenza.

Però , forse, tutti voi avete tenuto gli occhi chiusi davanti alle distorsioni del sistema.

La scelta fatta diversi anni fa da San Marino è stata quella di favorire finanziarie, fiduciarie e banche. Oggi possiamo pensare che quella scelta non sia stata giusta, possiamo parlare di mal- governo e di scarsa “illuminazione”. Ma era difficile immaginare il sommerso che apprendiamo noi stessi, ogni giorno, dai giornali. Proprio come avviene in Italia.

Le vostre società non potranno più essere anonime.

E’ un fatto assolutamente positivo. Noi ci siamo trasformati in Spa, anche se l’azienda costituita dalla nostra famiglia, nel 1989 non rappresentava un’anomalia, come ancora oggi non lo è in altri Paesi. il vero problema nasce quando nell’anonimato si occultano persone che non vogliono o non possono apparire.

Come sono i rapporti tra imprenditori e politica?

Qui in Repubblica è abbastanza diffuso il tentativo di spingerti a chiedere favori. Se, invece, chiedi il rispetto di un tuo diritto e perciò non sei disponibile a contraccambiare in alcun modo, allora la vita può diventare difficile.

Cosa chiede a chi governa, per fare economia buona?

Innanzitutto, controllo e trasparenza, che significa anche rendere pubbliche attività, partecipazioni societarie e guadagni dei politici. Poi la vigilanza sulle attività che si svolgono in Repubblica: regolamentare le domiciliazioni e revocare immediatamente la licenza alle società senza dipendenti ma che producono grandi fatturati.

Ci sarà pur qualcuno che rifiuta favori, che non mendica il posto statale, che non si fa prestanome di società fasulle?

Ovvio che anche qui esistono le persone oneste che vivono del proprio lavoro; ci sono però tanti, troppi, che campano solo sui favori dei governanti di turno. Su 31mila abitanti, 6.200 sono impiegati nella Pa: più o meno in ogni famiglia c’è un dipendente pubblico. Siamo di fronte a un grande bacino di voti che assicura la poltrona di chi questi posti elargisce. Questo potrebbe pesare anche sui controlli perché qualcuno, in certi casi, potrebbe distrarsi più facilmente, magari su richiesta…

Un problema non solo sammarinese…


No, ma chi governa dovrà ridimensionare la Pubblica amministrazione, una mostruosità numerica inaccettabile per un Paese in difficoltà. Se non ci saranno scelte in questa direzione, significa che non c’è interesse a mantenere sul territorio le aziende serie né ad attirare nuovi investimenti. Qui un dipendente pubblico guadagna circa il doppio rispetto all’omologo italiano e il prelievo fiscale è praticamente pari allo zero. Inconcepibile.

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