Sopaf passa in utile nel 2014 grazie al taglio dei debiti. La Repuibblica

Sopaf passa in utile nel 2014 grazie al taglio dei debiti. La Repuibblica

Sopaf passa in utile nel 2014 grazie al taglio dei debiti
I profitti balzano a oltre 100 milioni grazie ai 92 milioni di “sopravvenienza attiva generata dalla falcidia concordataria dei debiti chirografari”. Nell’ambito del piano di concordato liquidatorio in cui si trova la società di investimento della famiglia Magnoni (pure al centro di un processo), i debiti chirografari come quelli verso banche e altri finanziatori sono stati stralciati di poco più dell’85%, vale a dire quasi per intero
di CARLOTTA SCOZZARI 

19 aprile 2015

Sopaf passa in utile nel 2014 grazie al taglio dei debiti
Giorgio Magnoni
MILANO – Sopaf, la storica cassaforte di investimento della famiglia Magnoni che ora è in concordato preventivo liquidatorio, nel 2014 torna in utile grazie al taglio netto di quanto dovuto ai creditori chirografari. Dal bilancio dell’anno scorso, appena depositato in vista dell’assemblea degli azionisti in prima convocazione per il 30 aprile (e in seconda per il 28 maggio), emerge un utile di 101,44 milioni che va a confrontarsi con la perdita di 17,45 milioni del 2013.
 A spingere il risultato, oltre alla voce “altri ricavi di gestione”, salita a 10,28 da 4,4 milioni, sono stati soprattutto proventi straordinari netti, pari a 93 milioni rispetto al dato negativo per circa 1 milione del 2013. E tali proventi sono rappresentati per ben 92 milioni dalla “sopravvenienza attiva generata dalla falcidia concordataria dei debiti chirografari”, ossia il taglio drastico dei debiti da restituire, e, in via residuale, per 941 migliaia di euro, dalla “sopravvenienza derivante dall’escussione parziale della garanzia rilasciata dai garanti del concordato”. Va ricordato che, nell’ambito del piano di concordato liquidatorio, i debiti chirografari come quelli verso banche e altri finanziatori sono stati stralciati di poco più dell’85%, vale a dire quasi per intero.
 Falcidia a parte, nel 2014 è proseguito il massiccio piano di cessioni previsto dal concordato: Sopaf si è, per esempio, liberata dell’intera partecipazione in Aviva Previdenza spa, con un incasso di 4 milioni, e di quella detenuta in Linkem, società che fornisce abbonamenti e connessioni a internet. Si è invece chiusa nei primi mesi del 2015 la travagliata cessione del 16% delle azioni di Delta spa, società del credito al consumo già nel 2009 in amministrazione straordinaria, come spiega il bilancio della Sopaf, “in conformità agli accordi sottoscritti nel 2009 con Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino spa”. Il bilancio non aggiunge dettagli sulla transazione, ma nel 2013 era stato necessario svalutare per 3,215 milioni in via “prudenziale” il credito verso la Cassa di San Marino.
La Sopaf è finita in concordato dopo la pesante crisi finanziaria del 2012 sfociata anche in una indagine della Procura milanese per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa, appropriazione indebita e frode fiscale. Proprio nei giorni scorsi, è slittata nuovamente la decisione del tribunale di Milano sull’istanza di patteggiamento di Giorgio Magnoni e del figlio Luca, nell’ambito del processo con rito immediato sul dissesto della società di investimento, che era anche quotata a Piazza Affari, e su alcune truffe a enti previdenziali. Tra questi ultimi, si sono costituiti parti civili l’Enpam, ente di previdenza dei medici, la cassa previdenziale dei ragionieri, settantadue azionisti e l’Ordine provinciale milanese dei medici, mentre l’Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalisti, pure coinvolto (il presidente è indagato in un filone parallelo dell’inchiesta), ha ritenuto di non farlo.

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