Stiven Muccioli, direttore di Libertas.sm, intervista il consigliere di Sinistra Unita, Alessandro Rossi

Stiven Muccioli, direttore di Libertas.sm, intervista il consigliere di Sinistra Unita, Alessandro Rossi

Domanda: Alla luce della crisi economica che ha investito il paese negli ultimi 3 anni, quali sono e come valuta le iniziative intraprese dal governo in risposta alla situazione?

Le uniche iniziative che ha preso il Governo sono state su pressione italiana e non per una reale volontà di cambiamento, nonostante questo qualche passo nella direzione della trasparenza e dei controlli è stato avviato. Manca però un progetto di sviluppo complessivo della nostra economia. Questo Progetto non c’è per una oramai storica e cronica incapacità della politica di progettare il futuro. Il nostro negli ultimi 30 anni non ha mai avuto bisogno di un progetto per l’economia e per il paese, era una Gallina dalle Uova d’oro e la Politica si è dimenticata  del suo ruolo. Oggi questa prerogativa progettuale deve tornare urgentemente ne va del futuro del Paese.

 

D: E i risultati?

Qualche risultato c’è stato, la consapevolezza che il futuro non potrà essere come il passato si è parzialmente diffusa, una parte fondamentale dello stato però è stata colpevolmente isolata da questo processo di necessità di cambiamento: la Pubblica Amministrazione.

Senza un cambio di mentalità da parte di questa parte importante della Repubblica sarà difficile avere risultati coerenti rispetto ai proclami di trasparenza che tutte le forze politiche hanno espresso in questi anni. Solo con uno Stato Efficiente e Corretto si potrà avere la garanzia di un Paese più serio.
 

D: Il tema della trasparenza è uno degli argomenti principali del piano di azione 2011-15 per la democrazia digitale messo in campo dall’Unione Europea. Questo tema a San Marino è un vero e proprio punto interrogativo. Crede che il tema della trasparenza sia un argomento di cui si dovrebbe parlare o al momento se ne può fare a meno?

Di trasparenza si è parlato tanto, il governo però ha fatto poco per dare corpo a questo concetto attraverso gli strumenti  ICT, occorreva un piano coordinato su standard internazionali, noi abbiamo agito in ordine sparso e senza una grande volontà di utilizzare gli strumenti della ICT, gli unici in grado di gestire con efficienza la complessità della modernità.

 

D: Trasparenza significa anche statistica e controllo dei flussi degli investimenti e dei finanziamenti. A che punto è lo stato di San Marino su questi punti?

Indietro, non troppo indietro, ma potremmo migliorare celermente solo se ci fosse la volontà e la consapevolezza che gli strumenti informatici possono portare dati analitici sui quali operare controlli e progettare il futuro.

 

D: Molti paesi (non solo in Europa) utilizzano strumenti di ICT (come ad esempio siti web ad hoc o commissioni informatiche di controllo) per monitorare il più possibile lo stato finanziario ed economico del paese, dando contemporaneamente la possibilità ai cittadini di intervenire, commentare e assumere un ruolo attivo nell’azione di controllo. Cosa ne pensa?

Penso che sarebbe un’ottima opportunità per San Marino, penso inoltre al caso islandese, dove attraverso il WEB ogni cittadino ha potuto suggerire emendamenti alla nuova carta costituzionale. L’informatica non solo come strumento analitico ma anche come fattore socio politico, oggi è possibile basta guardare anche alle rivolte del nord Africa.

 

D: A che punto è lo sviluppo di strumenti legati al web nella pubblica amministrazione di San Marino?

Degli sforzi importanti sono stati fatti, si è utilizzato un metodo empirico e non progettuale ma qualcosa è stato fatto, si dovrebbe dare forma organizzata al lavoro già realizzato senza appesantirlo troppo dal punto di vista regolamentare, oggi le possibilità sono infinite e si dovrebbe trovare la giusta sintesi tra burocrazia ed efficienza per avere strumenti di auditing e di analisi in tempo reale. Non è facile ma è uno sforzo che il nostro paese può mettere in campo.

 

D: E a livello di formazione del personale?

Qui siamo a livello più basso, la formazione è importantissima ma rischia di diventare una trappola anch’essa, nel senso di sviluppare formazione senza una presa diretta sui processi esistenti, in più ci vorrebbe un processo di formazione in primis della Classe Dirigente, e forse sarebbe il caso in alcune situazione di attivare processi meritocratici per l’accesso alle dirigenze. Senza una classe dirigente che crede nella formazione come è avvenuto in questi ultimi anni è difficoltoso formare il personale correttamente.

 

D: Esiste un piano di sviluppo in questo senso? Più in generale, esiste un piano di sviluppo legato all’integrazione delle ICT nella PA della Repubblica di San Marino?

NO!

 

D: Esistono siti web governativi strutturati in modo da permettere un’iterazione fra PA e cittadinanza?

Sta nascendo qualcosa ma l’interazione è ancora molto limitata e parcellizzata su settori particolari, la riforma fiscale potrebbe essere un grande momento per attivare questa interazione dando al cittadino la possibilità di avere la propria posizione fiscale in tempo reale. In Italia su questo fronte sono molto più avanti.

 

D: Cosa ne pensa dell’E-Government? (Definizione: Un sistema di amministrazione digitale che comprende l’insieme delle attività amministrative che si svolgono tramite le tecnologie informatiche e la rete Internet al fine di perseguire gli obiettivi di efficacia, efficienza, economicità, trasparenza e democraticità nell’erogazione dei servizi pubblici e nello svolgimento dei procedimenti amministrativi.)

 

L’e-Government è un percorso necessario per San Marino e anche facilmente realizzabile, potrebbe ridare fiducia nell’agire della politica e creare un obiettivo verso cui tutti i sammarinesi sarebbero disposti a concorrere con entusiasmo. Ritengo però che  l’ICT e quindi la realizzazione dell’e-Government sono uno strumento, un mezzo, non un fine, alla fine la decisione è sempre umana, è sempre il libero arbitrio umano che cambia gli esiti dei processi nel bene e nel male, un ausilio è necessario, ma il Governo sarà sempre un Governo umano, almeno fino alla realizzazione di cloni od automi superiori all’uomo.
Per questo ritengo necessaria la creazione di un processo culturale che formi il libero arbitrio dei sammarinesi nella direzione che i beni superiori sono quelli comuni e non quelli individuali. Senza un processo culturale che faccia maturare la consapevolezza che agendo egoisticamente alla fine si diventa tutti più poveri non credo che nemmeno un grande progetto di e-Government cambierà le sorti del Paese.

I cittadini sammarinesi dovrebbero rendersi conto che la loro ricchezza è frutto dei sacrifici, della intelligenza e della cultura delle generazioni che ci hanno preceduto, senza una tensione positiva per la salvaguardia dei beni comuni, San Marino sarà destinata a morire.

 

D: Politiche di e-government come risposte a situazioni di crisi, sono state messe da tempo in atto in moltissimi paesi occidentali (Svizzera, Francia, Germania, Australia, Inghilterra, Stati Uniti ecc…). Con risultati concreti sul piano dell’aumento di fiducia da parte della cittadinanza nell’operato del governo, sull’efficienza della comunicazione pubblica e, in generale, sull’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse pubbliche. Statisticamente, la dimensione del paese (nei paesi occidentali) è inversamente proporzionale all’utilizzo di questi sistemi. In paesi come la Svizzera ad esempio, queste pratiche sono già consuetudine da tempo, mentre in paesi molto più grandi, si assiste comunque ad uno sviluppo costante. San Marino è la più piccola Repubblica del mondo, ha un livello di informatizzazione molto alto (più della media europea) e ha ampiamente la forza economica per mettere in atto questo tipo di iniziative. Eppure, nel “E-Partecipation Index” stabilito dall’osservatorio delle nazioni unite, San Marino è al 157° posto, fra “Samoa” e “São Tomé and Príncipe”, isole esotiche ma sicuramente molto lontane dalla realtà occidentale della Repubblica del Titano. Come spiega una situazione di questo tipo?

Fino ad oggi non abbiamo avuto bisogno di strumenti efficaci per il Governo, tutto filava liscio e abbiamo pensato che potesse filare liscio per sempre, oggi il substrato per una rivoluzione digitale in termini democratici e di trasparenza è a portata di mano.Ma il cambio di passo deve essere in primis Culturale e quindi anche Politico.

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