Sugli istituti di vigilanza a San Marino, Andrea Zafferani

Sugli istituti di vigilanza a San Marino, Andrea Zafferani

Di recente ho presentato una interrogazione per avere notizie in merito alle società di vigilanza privata attive a San Marino. A tal proposito, ringrazio il Segretario Arzilli per la completezza e la precisione della risposta, e per essersi prontamente attivato per monitorare e mettere ordine in questo settore.

Sono 11 le società attive che hanno nel loro oggetto sociale l’attività di vigilanza privata, e 7 quelle che materialmente e concretamente la esercitano. Si tratta di licenze di carattere industriale, molto ampie e comprendenti servizi di natura diversa (come ad esempio quello della produzione e commercializzazione di antifurti, piuttosto che l’investigazione privata, piuttosto che servizi di consulenza nel settore della sicurezza, ecc…).

Tante società che agiscono in modo abbastanza deregolamentato, dal momento che, se prima del 2006 era necessario il nulla-osta del Congresso di Stato, dopo la riforma della legge sulle società si è resa sufficiente la costituzione in Tribunale e la successiva richiesta, all’Ufficio Industria, di rilascio di licenza per poter operare: il tutto senza nessuna analisi, né sull’onorabilità e professionalità dei titolari, né su quella dei dipendenti, senza impegni occupazionali, senza selezione degli ambiti di operatività, ecc…

Ma non solo: c’è assoluta autonomia nella selezione del personale, non sono previste prescrizioni, limitazioni, esami psico-fisici, test attitudinali, ecc…e ciò risulta particolarmente grave in relazione alla delicatezza del settore e del ruolo svolto.

Ruolo che non è solo di saltuaria collaborazione con le Forze dell’Ordine dello Stato (nel caso, ad esempio, di beni aggrediti da malviventi e rientranti nella tutela di un istituto di vigilanza privata), ma può, generalmente, spaziare al di là della vigilanza sulle “cose” per arrivare fino a quella sulle “persone”, vale a dire fino alla scorta personale.

Se a questo aggiungiamo il fatto che non sono sottoposte a nessun genere di controllo differente e aggiuntivo rispetto a quello delle classiche società industriali, capiamo quanto la liberalizzazione che, in alcuni casi giustamente, è stata introdotta dalla Legge sulle Società di inizio 2006 sia stata negativa per un settore delicato come questo.
Il ripristino del nulla-osta preventivo per la costituzione di tali società, recentemente deliberato dal Congresso, è un primo e importante passo. Un provvedimento che imponga una valutazione sull’onorabilità dei soci e una attenta analisi sulle forze lavoro impiegate, anche per valutarne la regolarità, può essere un buon proseguo.

Ma è assolutamente necessario addivenire ad un Regolamento complessivo di questa attività, per evidenziarne e valorizzarne la specificità, prevedere percorsi di formazione per i dipendenti, requisiti precisi per i soci, precisare e differenziare gli ambiti di operatività, prevedere un organismo di controllo preventivo e successivo.

Sono certo che su questo il Segretario Arzilli e il Congresso di Stato tutto saranno attenti e scrupolosi, come hanno già dimostrato di essere, nei vari ambiti, in questi primi mesi di lavoro.

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