Sul tribunale a San Marino

Sul tribunale a San Marino

Le dinamiche che, in occasione del recente Consiglio Giudiziario, hanno determinato la mancata nomina del nuovo Magistrato Dirigente pongono in modo ancor più dirompente il tema della giustizia e dei rapporti interni al tribunale.

Penso proprio che si sia superato il livello di guardia e fare finta di nulla, rispetto a questa evidente situazione, non giova a nessuno: né alla politica, né alla magistratura.

Il dato che emerge inequivocabilmente è che ci troviamo di fronte ad un tribunale profondamente diviso.

A più di cinque anni dal “nuovo corso” segnato dall’approvazione dell’Ordinamento Giudiziario, il bilancio che ci troviamo di fronte è che mai nella nostra storia si sono riscontrati tanti contrasti nell’amministrazione di questa delicata istituzione – preposta, è bene ricordarlo, alla tutela dei diritti dei cittadini – come quelli verificatisi in questo periodo.

Non è mia volontà parlare di una situazione annunciata però, a questo punto, s’impone una riflessione meditata sulla riforma dell’Ordinamento Giudiziario sul suo funzionamento e le riscontrate situazioni di squilibrio, al fine di portare, quegli aggiustamenti necessari.

Ma soprattutto s’impone una riflessione su come possa essere messa in atto una reale inversione di rotta nella convinzione che il prestigio della magistratura sia un valore ed un principio sempre da salvaguardare nel rispetto delle prerogative di ognuno, nel rispetto degli ambiti previsti dalla legge ma con un nuovo clima che possa rasserenare e rilanciare i rapporti interni.

Un’ultima considerazione. Il tema delle nomine, per questo Governo e la sua maggioranza, assume di fatto sempre più i caratteri di una malattia cronica di cui non si vede infatti una facile e rapida guarigione.

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