Tagli lineari: i dipendenti PA non possono rimanere in uno stato di perenne indeterminatezza

Tagli lineari: i dipendenti PA non possono rimanere in uno stato di perenne indeterminatezza

Perché non si interviene sulle aree di spreco evidenziate dal documento sulla spending review? Per quali motivi o, meglio, per quali interessi?

di Alessio Muccioli – Segretario FUPI/CSdL

 Cosa c’è di più destabilizzante di una serie di notizie che si rincorrono in merito alla prosecuzione o meno del proprio rapporto di lavoro o su paventati tagli agli stipendi?

 Negli ultimi giorni si stanno diffondendo voci allarmanti rispetto a decisioni di tagli lineari sugli stipendi nel pubblico impiego. Inizialmente pareva che il provvedimento avesse un carattere selettivo e andasse a colpire alcune categorie attraverso una riduzione delle indennità di funzione; ultimamente pare prendere corpo l’ipotesi di un taglio lineare sulle retribuzioni tutte, e in particolare sui precari.

 La prima considerazione che facciamo è che evidentemente manca chiarezza di intenti all’interno dello stesso Congresso di Stato. I due provvedimenti fanno capo a ragionamenti diversi; il primo tenta di individuare (non riuscendovi) eventuali aree dove intervenire, il secondo chiama tutti a contribuire, con la stessa aliquota, dimenticando che sotto l’apparente parità di trattamento per tutti, si commetterebbe la più grande iniquità, non riconoscendo le differenze fra le retribuzioni e come esse sono costruite.

 Va poi detto che l’ipotesi di tagli lineari era stata scartata dal documento sulla spending review redatto proprio quest’anno; ora ci chiediamo a cosa sia servito impiegare risorse in quell’elaborato se poi non vengono seguiti i consigli illustrati.  

 Cosa diversa sarebbe se si volessero risparmiare soldi (tanti anche) su quei capitoli evidenziati da quello stesso documento, in quelle aree sulle quali ci siamo più volte espressi, ma che non sono state toccate (come mai?). Ribadiamo solo un dato: in  oneri per acquisto di beni e servizi + beni e opere immobili, si spendono oltre 46 milioni di Euro all’anno (dato 2012, l’ultimo disponibile). 

 A noi paiono un po’ troppi, visto poi come vengono gestiti gli appalti, ove le spese dei lavori aumentano anche fino 4/5 volte rispetto a quanto preventivato, senza che nessuno sia chiamato a risponderne.

 Si potrebbero poi aggiungere altri capitoli di costo consistenti in spese diplomatiche, trasferimenti a vari enti parastatali che senza lo Stato non tirerebbero avanti. Perché non si vuole andare a toccare un’area di spesa che si avvicina ai 50 milioni di euro? Ci sono motivi particolari? O meglio interessi?

 Da parte nostra non accettiamo assolutamente questo tipo di impostazione, non più tollerabile, che va a colpire direttamente le buste paghe dei dipendenti, già ampiamente interessate dai provvedimenti dell’anno in corso: patrimoniale e riforma fiscale, decurtazione indennità di funzione, ecc. Chiediamo quindi che si proceda ad identificare gli sprechi reali e ad adoperarsi fin da subito per l’elaborazione del fabbisogno del personale della Pubblica Amministrazione. 

 10 dicembre 2013

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