Trasparenti, a San Marino, verso l’esterno. Forse. Non all’interno

Trasparenti, a San Marino, verso l’esterno. Forse. Non all’interno

Il sottobosco politico affaristico della Repubblica di San Marino era alimentato fino a poco fa da un humus costituito da da 548 società anonime, oltre 300 immobiliari, 120 fondazioni circa, migliaia di società per azioni e società a responsabilità limitata con azioni e quote intestate a fiduciarie anche di paesi offshore.

Cosa è cambiato?
La
prima legge sull’abolizione dell’anonimato è stata un disastro. Un’autentica umiliazione per il Paese, oltre che per coloro che l’avevano concepita ed approvata.

La seconda?
La seconda non sappiamo come verrà recepita all’esterno, dato che comunque rimane il paravento delle fiduciarie, sia pure con quel deposito dei nomi dei beneficiari in organismi tenuti al segreto (furbizia già pernacchiata a Roma nella prima legge, ‘elenco presso i notai’).

Di certo il sottobosco rimane integro per quanto riguarda l’interno, continuando a non essere accessibili i registri dei beneficiari delle fiduciarie (e delle altre società) né ai cittadini sammarinesi né al fisco sammarinese.
E questo impedimento i politici continuano a mantenerlo nonostante la necessità urgentissima ed inevitabile – stante il deficit statale – di
stabilire un prelievo sul reddito, di ogni cittadino o residente, comunque e dovunque prodotto, se non si vuole rischiare la rivolta sociale per la evidente disparità fiscale che si continuerebbe a perpetrare.

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