Un altro lavoratore lotta per la vita. Csu

Un altro lavoratore lotta per la vita. Csu

Un altro lavoratore lotta per la vita
Il tetto in eternit di una parte dell’immobile della Planet Service, quella adibita a magazzino, dove stava lavorando l’operaio ora in coma, era parzialmente crollato lo scorso 15 febbraio. Si trattava di un intervento la cui estrema pericolosità era fin troppo evidente!!! Le misure di sicurezza non sono state adeguate ai grandi rischi esistenti. Sono stati fatti i necessari controlli sul rispetto delle  leggi di quest’azienda di bonifica?
4 aprile 2012 – È con grande apprensione e sconcerto che la CSU ha appreso del gravissimo incidente subito ieri da un lavoratore dipendente della Nuova Eco Edil di Rimini, precipitato da un’altezza di 7-8 metri mentre era intento nelle operazioni di rimozione  la copertura e il controsoffitto in eternit dello stabile della Planet Service, a Galazzano. 
Il lavoratore, ricoverato al Bufalini di Cesena, a quanto sappiamo purtroppo è ancora in coma farmacologico e in prognosi riservata, per effetto del trauma cranico e delle numerose fratture riportate. La CSU si stringe intorno al lavoratore e ai suoi familiari, rivolgendogli l’augurio di uscire prontamente dal coma e di migliorare rapidamente le proprie condizioni di salute.
Anche se non conosciamo ancora l’esatta dinamica che ha portato a questo ennesimo drammatico infortunio, su cui dovranno fare piena luce gli organi inquirenti, risulta fin troppo evidente che il lavoratore non si trovava nelle dovute condizioni di sicurezza a proteggerlo in primo luogo dal pericolo principale, che è proprio quello della caduta. 
Rispetto alle cronache, riportiamo una parte della vicenda che non è ancora nota. Il tetto di una parte dell’immobile della Planet Service, quella adibita a magazzino, era parzialmente crollata lo scorso 15 febbraio, sotto il peso della neve. A seguito del crollo, sono state fatte verifiche sulla presenza di amianto tra il materiale crollato e in generale sul tetto del magazzino. Verifiche sollecitate anche dal Sindacato, con una lettera scritta, a seguito di specifiche segnalazioni. Da queste verifiche, è risultato che effettivamente tra il materiale vi erano fibre di amianto.
Quindi, una parte della struttura era pericolante, e al contempo conteneva materiale pericoloso, ma nonostante ciò, l’immobile non è stato immediatamente dichiarato inagibile, come doveva avvenire, tant’è che l’Ufficio Sicurezza sul Lavoro, che a nostro avviso ha agito nella vicenda in modo poco tempestivo e appropriato, stabiliva che “andava definito un accesso limitato ai locali per il ritiro eccezionale di materiale”. In sostanza, in casi particolari nel magazzino con il tetto crollato e infestato di amianto si poteva anche lavorare!!! Dal 15 febbraio, solo il 2 aprile sono iniziate le operazioni di bonifica di questa struttura, la cui estrema pericolosità era fin tropo evidente.
Nella vicenda, dobbiamo anche rilevare che il Direttore dell’Ufficio Sicurezza sul Lavoro, – cosa che ha dell’incredibile – si è addirittura lamentato delle segnalazioni arrivate per mettere in sicurezza lo stabile, definendole, in una lettera scritta e firmata, “semplici segnalazioni non verificate opportunamente, che hanno richiesto un impegno, più o meno elevato, di risorse pubbliche.” E invece, la pericolosità dell’immobile è stato drammaticamente dimostrato dall’infortunio…
Questo è il retroscena in cui si è consumato questo grave incidente. Più elevato il rischio, più le misure di sicurezza devono essere elevate, scrupolose e in grado di salvaguardare la vita dei lavoratori. Misure che devono tenere conto in partenza della possibilità di caduta, per evitare che questa possa avvenire.
 
Quest’azienda italiana, ha una licenza a termine di circa 20 giorni per operare a San Marino, e quindi ha l’obbligo di rispettare tutte le leggi sammarinesi. Quando si rilasciano queste licenze, gli organi preposti fanno i necessari controlli, verificando in primo luogo che tali aziende siano affidabili, che non abbiano subito eventuali condanne, ecc..? E poi quando iniziano i lavori, si vanno a controllare se rispettano le norme di sicurezza previste dalle leggi? È evidente che questi controlli non sono stati fatti…
È altrettanto evidente che l’azienda per cui lavora l’operaio ora gravemente infortunato è pienamente consapevole dei rischi che i propri lavoratori corrono, in quanto tale impresa è specializzata nella rimozione delle coperture in eternit. Tanto più trattandosi di una struttura il cui tetto era parzialmente crollato. Pertanto, non si può giustificare nessuna leggerezza nel non aver formato adeguatamente o indotto i propri dipendenti ad utilizzare in ogni situazione le massime misure di sicurezza,  trattandosi di un lavoro di per sé estremamente rischioso per la stessa vita.
L’Azienda non poteva sbagliare nella valutazione dei rischi, e andavano adottate le conseguenti misure di messa in sicurezza degli operatori. Anche il mandatario del lavoro ha il dovere di verificare con attenzione e scrupolo che le operazioni vengano svolge in condizioni di massima tutela dell’incolumità del lavoratore.
Ci appelliamo quindi alla magistratura e agli organi inquirenti affinché facciano piena luce sull’accaduto e accertino tutte le eventuali responsabilità o negligenze che hanno portato a questo ennesimo grave infortunio sul lavoro a San Marino. Nel 2012 non si può rischiare la vita sul posto di lavoro. È ancora più assurdo correre gravissimi rischi per un lavoro che deve servire a proteggere la salute e la vita  delle persone…
Il tema della sicurezza sul lavoro, qualunque sia la provenienza delle aziende che operano a San Marino, deve essere sempre al centro dell’attenzione, e mai si devono verificare cali di tensione, neanche in periodi di crisi, che qualcuno potrebbe utilizzare come alibi per giustificare un maggiore disinteresse verso la stessa sicurezza.
CSU
Centrale Sindacale Unitaria
 

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