Come responsabile del Servizio per la Pastorale Giovanile della Diocesi di San Marino-Montefeltro, mi unisco con molta forza e con tutto il sostegno possibile, all’intervento delle Associazioni e Movimenti laicali ecclesiali, sul problema culturale della festa di Halloween. Non con l’intento di fare una “crociata della Chiesa”, come è stato riportato, quanto di sensibilizzare la società civile su un fenomeno al quale forse non si dà la rilevanza dovuta.
Infatti, ciò che si sta verificando, nella quasi totale indifferenza di tutti e forse nella inconsapevolezza della possibile deriva di questo avvenimento, credo sia tutt’altro che positivo.
Proprio a partire dalla questione economica e commerciale che, secondo gli studiosi del settore, sembra sia il più forte elemento di spinta e di diffusione della “festa delle streghe”, penso sia opportuna una seria riflessione per il bene dei nostri bambini.
Mi pongo, dunque, questi primi interrogativi: é giusto, sfruttare sempre la “debolezza e la fragilità” dei più piccoli per indurre in loro nuovi bisogni, nuove mode e nuove abitudini, senza badare alle conseguenze che tutto ciò può avere sulla loro vita futura? E’ giusto banalizzare il profondo significato e valore della morte (e di una vita oltre la morte), con una mascherata apparentemente inoffensiva, ma che veste inconsapevolmente i bambini da “spiriti dell’aldilà”, che secondo la più antica origine di questa festa, dovevano essere placati lasciando dolciumi fuori dalla porta per non essere soggetti alla loro rivalsa?
Io credo proprio che non sia giusto e tantomeno educativo per i nostri piccoli, e mi auguro che le realtà educative che incentivano questa ricorrenza, lo facciano davvero nella non piena consapevolezza di ciò che sta accadendo.
Inoltre, ad aggravare questa situazione, c’è quantomeno un altro elemento molto meno evidente ma, tuttavia, da non trascurare: é il fenomeno dello spiritismo che si sta sempre più diffondendo anche in Italia.
Se, infatti, non è corretto fare l’equazione “Halloween=spiritismo”, considerando che la maggior parte dei nostri ragazzi non pensa minimamente a questa dimensione quando partecipa alla serata, tuttavia, è bene sapere che una deriva di questo fenomeno in tal senso, esiste già dall’Ottocento, quando, proprio in America i gruppi legati allo spiritismo ne hanno fortemente marcato la dimensione “magico-stregonesca”.
Solo a titolo informativo, e senza voler suscitare allarmismi inutili, ma è bene sapere che le sette sataniche hanno legato proprio a questa “notte oscura” il momento più atteso per propri i rituali sacrificali e le evocazioni del male. Indubbiamente, le nostre zone sono ancora piuttosto tranquille a questo riguardo ma, osservando gli eventi accaduti in Italia negli ultimi anni, credo sia importante realismo e prudenza.
Infine, l’ultimo elemento che penso non si debba trascurare dal punto di vista educativo, è il travisamento che sta avvenendo nel mondo giovanile, riguardo al significato della “festa”.
Se, infatti, il valore più profondo del “giorno di festa” sta proprio in un recupero delle energie psico-fisiche e spirituali, del rapporto con il proprio sé e con coloro che ci sono vicini (i familiari, gli amici…), oggi per molti giovani, la festa è diventata tempo di “vuoto” e di disimpegno, in contrapposizione al “pieno” dei giorni di scuola e lavoro. Un dato che dovrebbe essere già abbastanza preoccupante, ma che si aggrava considerando che, in questo caso, la festa ad essere messa in discussione è una delle più importanti per la Tradizione cristiana, e per la nostra società civile.
Dai primi tempi della Chiesa, infatti, l’importanza dei santi è stata vitale per l’educazione delle giovani generazioni. L’esempio di questi uomini e donne che hanno speso la loro vita “amando l’umanità per amore di Dio”, è sempre stata in primissimo piano al fine di far crescere le nuove generazioni.
Mi pongo, dunque, questi altri quesiti: quali modelli la società di oggi può offrire in sostituzione a questi, per contribuire a migliorare la convivenza umana? Quali esempi di gratuità e di impegno, che siano ancora così attuali in tutti gli ambiti della vita sociale, e che hanno animato e contribuito al bene delle loro comunità? Anche queste domande esigono un’analisi ed una risposta, per verificare l’effettiva bontà di una scelta educativa generazionale.
L’intento dell’Agorà dei Giovani, così come l’abbiamo vissuta nella nostra Diocesi è stato proprio quello di “stimolare” i giovani a ripensare la dimensione vera dell’amore, l‘impegno a scuola e nella società civile, come un proprio contributo di vita, unico, essenziale, coltivare per amore di Dio, e per amore dell’uomo. Proprio in questo ci ha aiutati anche Angelo Branduardi, cantando la vita di S. Francesco. Halloween, invece, cosa propone di educativo ai nostri ragazzi?
Educare significa, analizzare, pensare, e poi scegliere. Mi auguro che la nostra società civile non trascuri il forte segno di maturità educativa offerto dalle Associazioni e Movimenti laicali ecclesiali che, dopo aver pensato profondamente, hanno fatto la loro scelta per il bene dei giovani.
Don Manuel Ciavatta
Responsabile del Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile