Una risposta sui giochi

Una risposta sui giochi

FRA ACCUSE DI INCOERENZA E CLAMOROSI ATTI DI ABIURA,
L’USC INTERROMPE IL SUO SILENZIO SUI GIOCHI


L’USC si è trattenuta finora dal rispondere alle dichiarazioni strumentali apparse più volte sulla stampa da parte di esponenti politici che accusavano l’associazione, attraverso il suo Presidente, di cambiare opinione sui giochi. Così come si è trattenuta dal commentare gli scenari entusiasticamente prospettati da esponenti del vecchio Governo, illuminati dai manager di importanti sale per il gioco, su una sala intesa come “una struttura aperta anche ad altre attività ricreative”, “un elemento di impulso per le attività turistiche e commerciali sammarinesi”.

Il silenzio è stato volutamente prolungato a causa della tensione politica e sociale che attanaglia il Paese da tempo, particolarmente sensibile sul tema “giochi” visti tutti i trascorsi.

L’USC ha sempre espresso in maniera limpida le proprie idee e ha presentato pubblicamente la propria proposta sul casinò e sui giochi attraverso un Documento pubblico.

Eppure, per puri fini politici, che nulla hanno a che vedere con l’associazione, azioni trasparenti quali la visita al Casinò municipale di Venezia allo scopo dichiarato di conoscere da “dentro” la gestione e l’organizzazione di una sala da gioco, diventano improvvisamente “pellegrinaggi alla ricerca di collaborazioni”.

Oggi si rivendicano primogeniture al progetto di una gestione diretta e maggioritaria della casa da gioco da parte dello Stato con le rimanenti azioni distribuite in azionariato popolare, mentre quando la nostra associazione lo ha scritto nero su bianco nel suo Documento gli stessi che ne parlano oggi come di un passo fondamentale per il nuovo Governo, allora uomini di Governo, non solo ci hanno snobbato e quasi deriso, ma hanno sempre sostenuto quanto fosse inopportuno che lo Stato avesse un ruolo diverso da quello di controllore.

E come dimenticare quando gli uomini dell’allora Governo hanno contestato in modo perentorio le perizie effettuate sulle macchinette da professionisti esterni, da noi interpellati, che fra l’altro indicavano quanto fosse impossibile rendessero economicamente solo quanto versato nelle casse pubbliche? Oggi sappiamo che anche questo era vero, lo stesso Segretario alle Finanze Macina ha annunciato entusiasticamente quanto la sala di Rovereta versi allo Stato più di prima. Eppure, in pochi mesi cosa è cambiato in quella sala? Stesso personale, stesse macchine, stessi orari di apertura. La meraviglia è che quella che oggi è diventata una provata verità, venga tacitamente accettata da tutti, non solo da quanti rifiutavano le argomentazioni presentate dall’USC e difendevano l’allora gestione, ma anche da quanti rigettavano il gioco e lanciavano pesanti accuse alla stessa società.

Quanto stiamo sostenendo non è frutto di cambiamenti di pensiero a fini strumentali o di convenienza, è tutto stampato e pubblico dal marzo 2004.

Borgo Maggiore, 14 Novembre 2007
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Disponibili a fornire integralmente il Documento progettuale dell’USC “Casa da gioco: scelta di politica economica”, riteniamo importante sottolinearne qualche passo per ristabilire la verità.


Stato “imprenditore”

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Non esiste, e tanto meno si può sperare di installare nella nostra Repubblica, un’attività diversa da una casa da gioco che abbia proventi tali da erogare alle casse dello Stato, per via fiscale, una somma stimata fra i 50 e i 100 milioni di euro annui.
L’USC ritiene che lo Stato debba operare la scelta di diventare “imprenditore”, sviluppando, organizzando e gestendo, assumendosene anche il rischio, l’attività economica legata al gioco.
Stato, quindi, promotore di sviluppo, acquisendo know how da fonti esterne, imprese che vogliono esternalizzare in parte o globalmente la gestione di processi o di innovazioni prodotte nel loro specifico e specialistico ambito.

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Casa da gioco: impresa per la cultura

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Il fine prioritario che tale impresa dovrà perseguire, al di là degli auspicati ed attesi benefici per il sistema economico generale, è quello di stimolare la curiosità culturale nelle persone e quindi il godimento della cultura nelle sue più diverse espressioni.

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L’USC ritiene che la casa da gioco, per la centralità che andrebbe ad occupare nel sistema socio-economico sammarinese e per la sua importanza per il Paese, deve necessariamente essere anche strumento per la diffusione culturale.

Questo significa delineare un programma da sviluppare in due direzioni: la prima di formazione professionale vera e propria, in modo da fornire gli strumenti conoscitivi a quanti saranno chiamati a svolgere un ruolo lavorativo nell’attività; la seconda di stimolo e approfondimento della conoscenza e della curiosità intellettuale.
E’ necessario un piano di alleanze strategiche con soggetti forti nel segmento dell’arte e delle attività culturali per lo sviluppo di piani quinquennali di investimento.

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