Upr: sulla vicenda Amazon

Upr: sulla vicenda Amazon

COMUNICATO STAMPA

La vicenda “Amazon”  balzata agli onori delle cronache in questi
giorni è lo spaccato di come purtroppo ci si presenta impreparati di fronte a
questioni che interessano la nostra Repubblica.
Tutti sapevano ma nessuno ha fatto nulla. Si è dovuto attendere l’intervento
del Segretario di Stato per le Finanze e Bilancio Giancarlo Capicchioni per
chiudere questa piccola “falla”.
Apprezziamo l’azione tempestivo e anche le esaustive spiegazioni fornite, però
c’è qualcosa che non torna.
Mentre e’ introdotta la Smac Card obbligatoria con la certificazione dei
ricavi, un soggetto estero ba potuto tranquillamente vendere e spedire in
territorio senza pagare alcun tipo di aliquota.
Fiumi di parole spese da Governo e maggioranza su come i commercianti devono
registrare in tempo reale le vendite, le forze sindacali che hanno fatto della
Smac una bandiera e poi tutti, dentro le mura domestiche, ad acquistare on line
da Amazon senza imposte.
Ci si permetta non è proprio una normale, anche perche’ si scopre che di questo
piccolo vantaggio non approfittavano solo i sammarinesi ma anche i cittadini
esteri che si facevano recapitare in territorio i preziosi pacchi Amazon
“esentasse”.
Una sorta di duty free elettronico aperto a tutti in piena attività in modalità
silenziosa mentre i negozi fisici sammarinesi lottano contro la crisi.
Chiuso questo capitolo ci piacerebbe ora sapere se i cittadini esteri che si
sono fatti recapitare pacchi in territorio sammarinese pagheranno ora qualcosa
all’erario della Repubblica di San Marino.  TV, computer, gadget
tutti esentasse per gli stranieri domiciliati ai fini Amazon a San Marino.
I cittadini hanno regolato il 15 dicembre il transitorio fiscale. 1.500 euro in
media per una famiglia di 2 componenti per regolarizzare gli anni 2011 – 2012 e
2013. I cittadini esteri che hanno aggirato la fiscalità italiana e sammarinese
non pagano nulla? E’ a norma di legge farsi recapitare in territorio
sammarinese della merce per eludere la fiscalità italiana e sammarinese
sfruttando un cavillo amministrativo – contabile di un gigante mondiale dell’Ecommerce?
Poniamo pubblicamente la domanda poiché chiudere a “tarallucci e vino” la
vicenda per chi non è residente nella Repubblica di San Marino non è proprio un
bel segnale verso chi ha usato il nostro Paese per avere dei vantaggi fiscali
senza lasciare un euro all’erario o ai nostri operatori economici. Con la beffa
finale, nelle peggiori delle ipotesi, di avere anche l’onere economico, per il
nostro Stato di smaltire – “sempre gratis” – carta e nylon dell’imballo.

Unione per la Repubblica

San Marino, 14 dicembre 2014

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