Violenza in Iraq

Violenza in Iraq

Comunicato 

Non ci sono parole per descrivere l’orrore di quello che è accaduto e sta ancora accadendo in Iraq. Non è una guerra di religione, perché nessuna religione ammette l’omicidio e la violenza, nessun Dio può volere quello che gli jihadisti sunniti stanno facendo alla popolazione, i rapimenti di donne e bambini, le esecuzioni di massa di civili inermi, la sepoltura in fosse comuni di persone ancora vive! 

Questi mostri, che si sono distaccati da Al Qaeda perché per loro quello è un movimento troppo morbido… hanno fatto un ulteriore atto disumano … hanno decapitato e filmato la morte del giornalista James Foley, 40 anni, freelance americano, rapito nel gennaio del 2012 in Siria, declamando i loro sermoni nel nome di dio. 

Con questo gesto, che non ha niente a che vedere con la razza umana, i terroristi di Isis (stato islamico) vogliono protestare contro i bombardamenti americani, che hanno consentito a irakeni e curdi insieme di riconquistare la strategica diga di Mosul, che dà energia e acqua a tutto l’Iraq. 

Questa non è una guerra di religione, qui viene negato un principio fondamentale che è quello della convivenza pacifica di persone diverse nello stesso territorio. Se dovesse passare questa negazione si aprirebbe la porta a massacri in ogni paese, perché non esiste una nazione senza diversità, come è giusto che sia! 

Bisogna trovare la maniera per fermare questi terroristi e lo deve fare la comunità internazionale! 

Il PSD chiede alla Segreteria degli Esteri e agli organismi competenti di far sentire la voce del nostro piccolo grande Paese nei consessi internazionali, perché in quei territori martoriati torni la Pace e sia possibile la convivenza pacifica fra etnie e religioni diverse, come è stato per secoli in passato. 

San Marino, 22 agosto 2014   

                                                                        L’Ufficio Stampa

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