Visita istituzionale alla Casa Circondariale di Rimini dell’On. Berselli

<b>Visita istituzionale alla Casa Circondariale di Rimini dell’On. Berselli</b>

Questa mattina il Presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, ha effettuato una visita istituzionale alla Casa Circondariale di Rimini nel contesto dell’indagine conoscitiva sullo stato della sanità negli istituti penitenziari italiani disposta dal Presidente Renato Schifani, ed assegnata congiuntamente alle Commissioni Giustizia e Sanità.

Il Presidente Berselli, è stato accompagnato dal Cav. Oronzo Zilli, da lui delegato ai rapporti con la magistratura e gli ordini professionali. Durante la visita si sono intrattenuti con la direttrice, Maria Benassi, con il Comandante della Polizia Penitenziaria e con una rappresentanza di detenuti.

Al termine della visita, l’On. Berselli ha espresso soddisfazione per le condizioni della Casa Circondariale di Rimini, specificando che si trattava del primo carcere visitato ai fini dell’indagine conoscitiva in corso, che lui stesso ha sollecitato, in seguito alle segnalazioni arrivate da tutta Italia sulle condizioni delle carceri italiane.

‘Le condizioni di detenzione devono essere dignitose, rispettose della persona, ma la situazione sanitaria delle carceri del nostro paese lascia a desiderare. La popolazione è in larga misura ammalata, anche da patologie infettive che il carcere, il più delle volte, aumenta’.

L’80% delle carceri italiane è stato costruito nel 1800. Il restante 20% durante il fascismo o nel secondo dopoguerra. Recentemente l’On. Berselli ha fatto visita alle carceri di Bolzano, erette nel 1800, trovandole in condizioni pessime, in assoluto degrado, con un piccolissimo cortile di cemento per l’ora d’aria, dove su una parete è stata disegnata una porta di calcio.

‘Rimini invece – ha sottolineato l’On. Berselli – ha a disposizione un bellissimo campo sportivo, un esempio di come dovrebbero essere strutturati i penitenziari italiani. La II sezione della Casa Circondariale di Rimini versava però nelle stesse condizioni del carcere di Bolzano, ed è stata opportunamente chiusa alcuni anni fa, perché inagibile, ed oggi è vuota’.

‘La differenza è che il carcere di Bolzano è del 1800, mentre questa II sezione risale agli anni ’70 del ‘900. Trovo scandaloso che sia stata costruita una struttura pubblica che dopo soli 35 anni si trova in condizioni così degradate da dover essere chiusa, con evidente responsabilità di chi l’ha costruita. Per fortuna, responsabilmente, è stata chiusa.’

Un grande merito della Casa Circondariale di Rimini è la prossima ultimazione dei lavori per la costruzione di una nuova sezione, denominata Cassiopea: il denaro risparmiato per la sua realizzazione è stato inoltre utilizzato per la ristrutturazione della IV sezione del carcere, che si trovava in condizioni carenti, senza alcun aggravio per la spesa pubblica. La IV sezione e la Cassiopea saranno inaugurate la prossima primavera.

Il carcere di Rimini vanta un circuito penitenziario di custodia attenuata che si realizza nelle due nuovissime sezioni Cassiopea e Andromeda: esse infatti ospiteranno tossicodipendenti ed alcolisti che hanno dimostrato di voler intraprendere un percorso di recupero e di guarigione, per disintossicarsi, e poter essere così reinseriti nella società. Cassiopea può ospitare fino ad un massimo di 50 detenuti; Andromeda 16 (e già ne ospita 15).

Il percorso di recupero consente al detenuto di transitare prima da Cassiopea e poi da Andromeda (quest’ultima realizzata già nel 2003), da cui poi si esce per entrare in una comunità. ‘Si tratta di un percorso importante, una pre-comunità, un esempio a livello nazionale assolutamente positivo’.

Sono stati poi divulgati alcuni dati: la popolazione carceraria riminese ammonta a 170 unità (dato aggiornato al 20/12/2008) di cui 60 detenuti a titolo definitivo; 110 in attesa di giudizio. Il 50% del totale è composto da extracomunitari.

Dei 110 detenuti in attesa di giudizio 67 sono imputati in attesa del giudizio di primo grado; 22 sono appellanti; 21 sono ricorrenti in cassazione.

‘Per tutti costoro dovrebbe essere valido il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, valido sino alla sentenza definitiva. Se è vero che le carceri italiane scoppiano, non è mettendo fuori i condannati che si risolve il problema, ma riducendo il numero di coloro che sono detenuti in attesa di giudizio. Ricordiamo infatti che la detenzione in attesa di giudizio è una misura cautelare straordinaria e come tale dovrebbe essere utilizzata. Chi si ritroverà in attesa di giudizio a convivere con detenuti condannati, quando uscirà dal carcere, sarà migliore e peggiore? Anche a Rimini la media nazionale (68% detenuti in attesa di giudizio; 32% detenuti condannati) viene rispettata’.

‘Rimini è una struttura modello, fra le migliori case circondariali d’Italia. Faccio alcuni esempi. La scelta cromatica non è una questione di secondo piano: il carcere non deve essere grigio e tetro, ma colorato, non solo per i detenuti, ma anche per coloro che ci lavorano. Rimini ha usato colori caldi, tenui, che inducono all’ottimismo, alla positività. I detenuti, coi quali ho colloquiato stamane, hanno confermato che in carcere le condizioni di vita sono positive. A Rimini i detenuti hanno anche formato una commissione sul vitto che controlla le fasi di preparazione del cibo, la qualità dei pasti. A Rimini esiste poi un ottimo ambulatorio medico, gestito dall’Asl. C’è un laboratorio odontoiatrico: importantissimo, a fronte di una popolazione carceraria con tanti tossicodipendenti ed extracomunitari, i quali, per motivi diversi, hanno spesso problemi ai denti. A Rimini è a disposizione anche un supporto psicologico, importante non solo per tutta la popolazione carceraria, ma anche per i tossicodipendenti, i quali per poter uscire dal tunnel della droga ne hanno assoluto bisogno’.

‘La soluzione giusta al problema delle carceri – ha detto l’On. Berselli chiudendo la conferenza stampa – sarebbe fare nuove carceri, intendendo con questo ampliare le carceri esistenti, migliorandole. Riducendo al minimo la custodia cautelare – chi non è stato ancora condannato non deve stare in carcere, come invece succede oggi – in certezza di pena essa va scontata sino all’ultimo giorno’.

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