Zamagni al convegno su ‘dottrina sociale e crisi economica internazionale’. Fondazione Giovanni Paolo II

Zamagni al convegno su ‘dottrina sociale e crisi economica internazionale’. Fondazione Giovanni Paolo II

“San Marino è un caso interessante, che entrerà nei libri di storia”. Così ha esordito questa mattina il prof. Stefano Zamagni intervenendo a San Marino al convegno su “dottrina sociale e crisi economica internazionale. “Perché è il caso di un piccolo Stato che per dare retta a qualche sirena, anche di natura teoretica, ha distrutto la base reale della propria economia puntando tutto sulla finanza. Oggi sul Titano non c’è più tasso di imprenditorialità. Solo un’alleanza per il bene comune da parte del sistema bancario può invertire questa tendenza. E’ in gioco il futuro di San Marino”. “Mettetevi insieme”, è stato l’appello di Zamagni al mondo del credito, “nel rispetto delle rispettive autonomie, per innescare un meccanismo di creazione endogena di imprenditori.”
Il futuro di San Marino è quello di diventare una nuova “piazza finanziaria”? Assolutamente no, anzi, la scelta di puntare esclusivamente sulla finanza è all’origine di tutti i problemi che il Titano deve oggi affrontare. In estrema sintesi è stata questa la riflessione più stringente sulla realtà sammarinese svolta questa mattina dal prof. Stefano Zamagni al convegno “La dottrina sociale e la crisi economica internazionale”, che ha inaugurato il secondo ciclo del progetto di formazione in economia e finanza per quadri e manager del sistema bancario promosso dalla Fondazione internazionale Giovanni Paolo II per il magistero sociale della Chiesa, con la consulenza scientifica dell’Università Cattolica.
Approfondito e diretto il pensiero di Zamagni sui destini del Titano: “San Marino è un caso interessante, che entrerà nei libri di storia”, ha esordito rispondendo alla domanda di un partecipante ai lavori, “perché è il caso di un piccolo Stato che per dare retta a qualche sirena, anche di natura teoretica, ha distrutto la base reale della propria economia”. Ed ecco l’analisi del professore: “Io ricordo San Marino prima di trent’anni fa! Esprimeva un’agricoltura, ovviamente adeguata alle sue dimensioni, un’attività artigianale e anche industriale. Ma poi qualcuno ha pensato che si potesse diventare ricchi solo attraverso la finanza e quindi San Marino si è de-industrializzata. Lo stesso errore, su scala più grande, commesso dalla Spagna e, per certi aspetti, anche dall’Irlanda, che non a caso oggi si trovano in difficoltà. A San Marino è successo questo, si è distrutta la base imprenditoriale. Come si fa a non capire che il successo economico e sociale di un Paese, grande o piccolo che sia, è legato alla sua base imprenditoriale? Oggi a San Marino non c’è più tasso di imprenditorialità”. Sia chiaro – ha proseguito – “anche quella del banchiere è un’attività imprenditoriale, ma a San Marino è praticamente rimasta solo questa”.
Poi Zamagni è passato alla parte propositiva del suo ragionamento e rivolgendosi alla platea di quadri e manager del sistema bancario e del mondo della finanza sammarinese, ha lanciato un vero e proprio appello per la rinascita di San Marino: “Nella vostra Repubblica bisogna tornare a fare impresa e il mondo bancario deve aiutare la nascita di nuove forme imprenditoriali, senza dimenticare che la figura del banchiere storicamente è nata proprio per sostenere l’intrapresa delle persone e dei gruppi. Spetta a voi raccogliere i risparmi dei tanti e incanalarli su scopi produttivi, questa è l’unica leva che può aiutare San Marino ad uscire dalle secche nelle quali si trova, creando così anche le condizioni affinché i giovani non siano costretti ad andarsene altrove per cercare lavoro. E’ veramente in gioco il futuro di San Marino”. Dalle secche della crisi finanziaria ad un’inversione di rotta che rimette in moto tutte le energie positive del fare banca nelle visioni di un economista lungimirante, insomma. “Credo che la vostra funzione di istituti di credito in questo momento sia esattamente questa: mettervi assieme, nel rispetto delle rispettive autonomie, per innescare un meccanismo di creazione endogena di imprenditori, cosa che non è avvenuta negli ultimi decenni, quando San Marino ha importato gli imprenditori da Rimini, da Pesaro e e da altre realtà, ma appena il vento è girato se ne sono andati via tutti”. E, ha concluso il docente dell’Alma Mater rivolto agli interlocutori presenti, di fatto rappresentativi di tutto il sistema bancario sammarinese, “per la conoscenza che ho io di San Marino, voi in questo momento siete l’unica forza vitale in grado di perseguire l’obiettivo che ho indicato perché avete il know-how e i mezzi finanziari per farlo: fateli girare bene, stringete un’alleanza per il bene comune e per rilanciare l’economia di San Marino, se lavorerete in questa direzione nel giro di qualche anno potrete farcela”.
Nelle sue conclusioni del convegno, anche il vescovo di San Marino Montefeltro e presidente della Fondazione internazionale Giovanni Paolo II ha caldeggiato la strada indicata dal professore di economia politica: “Sono lieto a Stefano Zamagni per la prospettiva di impresa alla quale vi ha chiamati”, ha detto mons. Luigi Negri, “senza la quale questa realtà sociale è destinata ad un inesauribile declino”.
“La dottrina sociale della Chiesa non è una premessa morale e nemmeno una ideologia”, ha anche sostenuto il vescovo, “ma è un movimento dell’intelligenza e del cuore del popolo cristiano”.
Il prof. Domenico Lombardi, presidente dell’Oxford Institute for Economic Policy e Senior Fellow presso la Brookings Institution Oxford, ha invece tracciato uno spaccato dei principali trend dell’economia internazionale, analizzando anche i nuovi mercati e le economie emergenti. “E’ la Cina a guidare la trasformazione dell’economia mondiale che caratterizza questa fase storica, iniziata nel 1990. Al termine di questa decade l’economia della Cina peserà come quella degli Stati Uniti e le economie emergenti nel loro insieme raggiungeranno la metà del Pil mondiale, quando solo nel 1990 non superavano il 25%.”
“Siamo davanti ad una trasformazione senza precedenti”, ha sottolineato Lombardi, “che coinvolgerà circa il 40% della popolazione mondiale, in gran parte al di fuori dell’Europa, e questo significa che sul finire della decade se questo trend continuerà, come si prevede, il baricentro dell’intera economia mondiale sarà collocato al di fuori dell’Occidente”.
Il convegno si era aperto con l’intervento del prof. Mario Anolli, preside della facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica di Milano, e direttore scientifico del progetto di formazione che ha preso avvio lo scorso anno e che per l’originalità del suo approccio, per il livello dei relatori e per i temi trattati, rappresenta un punto d’eccellenza su scala nazionale. Nella sua panoramica che ha spaziato agli ultimi 40 anni, Anolli è partito dai “semi della crisi” che sono stati gettati all’inizio degli anni 80, arrivando a sostenere che “il meccanismo del liberismo si è inceppato e la crisi attuale ne mostra tutti i limiti”.

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