Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Spunta la Maxi tangente per acquistare il palazzo sede di Banca Centrale

Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Spunta la Maxi tangente per acquistare il palazzo sede di Banca Centrale

L’Informazione di San Marino

Spunta la Maxi
tangente per acquistare il palazzo sede di Banca Centrale

Una mazzetta da 600mila euro 

Antonio Fabbri 

 

I soldi finirono in parte all’allora
Segretario alle finanze Mularoni
tramite la Penta
e in parte ad altri esponenti politici, oggetto di altre parti delle indagini,
attraverso i
libretti di “Mazzini”
. Tra i nomi che parteciparono all’operazione di
acquisto anche l’allora presidente di Bcsm Antonio Valentini che non risulta
tuttavia indagato.

Maxi-tangente da 600mila euro. I soldi finirono in parte per l’acquisto
di un appartamento a Bologna tramite la Penta immobiliare

/ Mazzetta a Mularoni per la sede di Banca Centrale

Il sistema corruttivo che ha invaso e, per certi versi, invade ancora il
panorama sammarinese, emerge chiaro dal provvedimento con il quale la
magistratura ha notificato alle banche e ai professionisti la richiesta di
verifiche bancarie e patrimoniali sugli indagati:
sei nel filone della Penta
Immobiliare
.

La ricostruzione complessiva dei magistrati trae origine, comunque, da
tutte le risultanze di indagine ormai assodate portate avanti fino ad ora,
fotografando un quadro inquietante nel quale l’associazione a delinquere –
questa la contestazione assieme, a vario titolo, al riciclaggio e alle false
comunicazioni sociali – riceveva mazzette da tutti i settori dell’economia:
bancario, immobiliare, delle telecomunicazioni.

Già di per sé questa è una conclusione dirompente alla quale sono giunte
le indagini. Conclusione che diventa ancora più inquietante se si pensa che pure
per le iniziative istituzionali venivano pagate tangenti a quella che i
magistrati definiscono una vera e propria organizzazione criminale, che poi
riciclava attraverso banche e finanziarie ad essa funzionali. In particolare
Banca Commerciale e Finproject, ma non solo.

Banca Centrale cerca casa
La dimostrazione che anche le
istituzioni fossero veicolo di
mazzette per l’associazione, viene
indicata nella attività, all’epoca,
di Banca Centrale. Secondo
i magistrati il ruolo di Pier Marino
Mularoni, Segretario alle
Finanze dal 2002 al 2006 nel
cosiddetto “Governo Straordinario”,
fu centrale nel momento
di massima attività dell’associazione
a delinquere, considerata
la possibilità, ricoprendo quel
ruolo, di incidere sulle scelte
della Banca Centrale. Per spiegare
quanto l’organizzazione
influenzasse l’operatività di
Bcsm, i magistrati ricostruiscono
una maxi tangente, passata
attraverso Penta Immobiliare srl,
pagata praticamente dall’istituzione
bancaria centrale, quindi
con i soldi di tutti i sammarinesi.
L’acquisto della sede di Via del
Voltone fu l’occasione per incamerare
altra “provvista” perl’organizzazione.
L’operazione immobiliare
di Via del Voltone
Quando si trattò di trovare casa
definitiva a Banca Centrale venne
messa in atto una operazione
nella quale si intrecciarono
contatti “informali”, decisioni
senza deliberazione del Cda,
pagamenti di perizie in nero e
dazioni illecite.
Il palazzone di vetro, già sede
della Ces, all’epoca era di proprietà
di una società, la Sam-
Marina Arte della Ceramica
SA, amministrata da Fabrizio
Castiglioni. Questi, nel gennaio
del 2006, firmò il rogito notarile
con la controparte, Banca Centrale,
rappresentata da Antonio
Valentini (nessuno dei due risulta
indagato). Apparentemente
nulla di strano, se non fosse per
la genesi di questo accordo, per
il conseguente rogito, per la perizia
commissionata per valutare
l’immobile, per le modalità di
pagamento e per la destinazione
dei denari pagati.
Il prezzo del palazzo di Bcsm
Tra le parti il prezzo di acquisto
convenuto fu di 5 milioni e
150mila euro. La stima fu fatta
dall’architetto Luigi Moretti.
L’incarico gli fu conferito dal
Presidente di Banca Centrale,
Antonio Valentini, senza che
però dell’affidamento di questa
consulenza fosse investito il
Consiglio direttivo di Bcsm.
Una sorta di incarico “informale”,
insomma, che per una
istituzione pubblica risulta estremamente
anomalo. La seconda
stranezza che viene rilevata dagli
inquirenti è che quella perizia
non venne pagata da chi l’aveva
commissionata, quindi da Banca
Centrale per il tramite del suo
presidente di allora, ma da chi
lo stabile lo vendeva. E venne
pagata in nero.
Le stranezze nei pagamenti
Il prezzo pattuito di oltre 5 milioni
venne pagato con modalità,
anche qui, anomale. Un milione
era già stato versato quando si
rogitò, a gennaio 2006. All’atto
della firma vennero versati al
venditore 3.650.000 euro in due
assegni, prevedendo l’impegno
di saldare l’importo complessivo
entro la fine di quell’anno. Questi
due assegni avevano importi
diversi, uno di 3.050.000 euro e
l’altro di 600mila euro. Proprio
quest’ultimo assegno venne versato
sul conto del venditore, la
Sam-Marina Arte Ceramica SA,
presso Banca di San Marino.
Pochi giorni dopo il rogito l’amministratore
unico della società
anonima, Castiglioni, prelevò la
bellezza di 523mila euro girandoli
in un libretto al portatore.
Ritornano i libretti
di “Mazzini” ed entra
in gioco la Penta

Che fine fecero questi 523mila
euro? E’ proprio nella risposta
a questa domanda che si scoperchia
la trafila per far girare e
occultare quella che gli inquirenti
ritengono sia stata una delle
tante maxi-tangenti.
Lo stesso giorno del prelievo i
soldi furono accreditati su un
libretto al portatore chiamato
“Mas”. Il libretto fu consegnato
a Giuseppe Roberti che lo mise
all’incasso presso la Banca
Commerciale Sammarinese. Poi
una parte di quei soldi, 148mila
euro, venne trasferita alla Penta
Immobiliare. Una società che
apparentemente non c’entrava
nulla con le operazioni, ma nella
sostanza partecipata, secondo
una scrittura privata “segreta”
di cui parla la magistratura, da
Pier Marino Menicucci, allora
segretario della Dc, e da Pier
Marino Mularoni, Segretario
di Stato alle Finanze. In questo modo la tangente quantificata in
quasi 600mila euro per la vendita
dell’immobile di Banca Centrale,
fu praticamente pagata con
una parte degli stessi soldi che
l’istituzione aveva dato al venditore
per acquisire l’immobile
oggi sede di Bcsm. Inoltre, attraverso
la Penta, i soldi furono
rimessi in parte a disposizione
dell’allora segretario Pier Marino
Mularoni. La restante parte
risulta invece essere finita in
mano ad altri esponenti politici,
al momento non noti, ma che il
tribunale ha evidentemente ben
chiari e nei cui confronti sono
aperte indagini parallele a quella
per la quale sono in corso gli
accertamenti bancari e patrimoniali
di questi giorni.
Perché si trattò
di una tangente

La tesi di accusa secondo la
quale si trattò di corruzione è per
i magistrati lampante e deriva
dal fatto che l’operazione immobiliare
fu trattata in maniera
personale, senza investire il Cda
di Bcsm, da Antonio Valentini,
che non risulta indagato, il quale
oltre ad essere il Presidente di
Banca Centrale era pure il commercialista
di Penta Immobiliare.
Anomalo anche il pagamento
del perito, Luigi Moretti, fatto
dal venditore quando questi era
stato incaricato dall’acquirente.
Poi a provare ulteriormente
l’illiceità della dazione c’è il
confluire del denaro nei libretti
di “Mazzini” che la magistratura
indica in Giuseppe Roberti.
Il “loft” a Bologna Gli inquirenti motivano ancor
di più la loro tesi svelando la
fine che fece buona parte dei
denari confluiti in Penta Immobiliare.
Questa società, infatti,
a Bologna acquistò per 115mila
euro un “loft”, un appartamento
insomma. L’appartamento fu poi
ceduto, praticamente gratis, a
Pier Marino Mularoni. Più precisamente
secondo le ricostruzioni
fatte, al momento del rogito
dell’appartamento di Bologna
davanti al notaio la consegna da
parte di Mularoni alla Penta di
un assegno ci fu, per attestare
formalmente la regolarità della
compravendita. Tuttavia quello
cheque non fu mai posto all’incasso.

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