Psrs sul Credito Sammarinese ed il governo

Psrs sul Credito Sammarinese ed il governo

Le recenti vicende del Credito Sammarinese lasciano sconcertati non solo per le gravi contraddizioni dell’operato di Banca Centrale il cui impegno deve essere quello di prevenire situazioni irregolari o posizioni di rischio eccessivo e non di punire pesantemente a “babbo morto” come si usa dire. In questo modo il sistema finanziario perde la residua credibilità e viene sempre più indebolito creando danni notevolissimi alle entrate dello Stato e al Paese.
Con maggiore attenzione, il default del Credito Sammarinese poteva essere evitato o quanto meno notevolmente ridotto nella sua entità. Banca Centrale ed il Governo hanno tirato fuori dal cilindro una stangata senza precedenti che colpisce tutti i cittadini ai quali è stato imposto l’obbligo di ripianare in otto anni il buco di 40 milioni rilevato stranamente a fine giochi nel Credito Sammarinese. E’ del tutto incomprensibile l’esaltazione di qualcuno che definisce la cinica operazione, un colpo di genio al quale ha collaborato quasi tutto il sistema. Come se spartire i correntisti del Credito Sammarinese e godere del credito di imposta per le perdite fosse un atto di grande generosità; mentre invece è un atto speculativo a spese dei cittadini; è una mossa ingannevole che determinerà squilibri nel bilancio dello Stato per i prossimi otto anni, sacrificando, come sempre, le spese di investimento e le risorse per attuare un minimo di politica economica; è una soluzione che non tiene minimamente in considerazione il dramma degli oltre trenta posti di lavoro inceneriti tra CS e Polis.  
La furbesca trovata non è figlia dell’intelligenza e della buona amministrazione come si tenta di far credere, ma il risultato di una politica disastrosa e improvvisata, in mancanza di un progetto a lungo termine del sistema finanziario.
Se il Consiglio Grande e Generale non si riappropria delle sue funzioni istituzionali per dibattere e definire gli indirizzi generali della politica bancaria da inserire in un progetto organico, si rimarrà nel campo delle improvvisazioni e delle sorprese sulle quali il sistema muore. Il tentativo maldestro di far chiudere con ogni mezzo soggetti attivi del sistema può portare solo ad un forte indebolimento con danni rilevanti per l’intera economia che abbisogna di finanziamenti, di consulenza finanziaria e di sostegno. L’orientamento a restringere l’operatività del sistema, a localizzarlo ulteriormente significa perdere opportunità, posti di lavoro ed entrate fiscali per lo Stato. Non si capisce perché San Marino deve ridurre il numero delle banche e non invece aumentarlo pretendendo mestiere e professionalità da nuovi soggetti di caratura internazionale. Non si capisce perché il Lussemburgo, Stato dell’Unione Europea con 400 mila abitanti, debba avere quasi 200 banche e oltre mille società finanziarie in piena attività, mentre San Marino si deve limitare a 4 banche e qualche finanziaria, ancor meglio se gradita e protetta.  Il compito della Banca Centrale non è e non può essere quello di commissariare anche il governo, di mettere in liquidazione il sistema facendo figli e figliastri, riducendolo a saldo stagionale. E’ quello di guidare e di consolidare il sistema sottoposto ad una vigilanza rigorosa, giusta, corretta e non dispettosa.
Ecco perché il dibattito consiliare previsto nella prossima sessione consiliare rappresenta una fondamentale occasione di confronto da concludersi auspicabilmente con un documento di indirizzo largamente condiviso sul quale far nascere, al più presto, il progetto per il sistema finanziario che ha assoluta urgenza di essere accreditato in Europa per poter sopravvivere e ritornare alla crescita.
E’ dunque necessario che tutte le forze politiche presenti in Consiglio Grande e Generale si impegnino a definire la linea da seguire e che il governo si assuma finalmente le proprie responsabilità. Su questa strada non mancherà il nostro contributo positivo.

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