3/11/2004 Vogliono bloccare anche l’unico referendum ammesso

3/11/2004 Vogliono bloccare anche l’unico referendum ammesso

Vogliono bloccare anche l’unico referendum
ammesso

 San Marino Oggi 3/11/2004
(Questo referendum non s’ha da fare. Venerdì il consiglio straordinario per
recepire il quesito. Molti denari già spesi per le urne
)

 

Dei tre referendum
presentati dall’Associazione Micologica e da un gruppo di cittadini, solo uno è
sopravvissuto: quello sulla vendita dei beni dello Stato. Un decreto del 7
settembre ha fissato le elezioni per il 5 dicembre. Ma non si voterà. Venerdì
prossimo il Consiglio varerà una legge che bloccherà l’iter referendario.

Se un governo
ritiene che la maggioranza degli elettori sicuramente approverà un quesito
referendario, promulgare una legge che ne recepisca da subito il contenuto è una
scelta corretta e, per certi aspetti, di buon senso, in quanto fa risparmiare le
spese della consultazione elettorale.

In questo caso però
non si può essere d’accordo: la legge non recepisce, come dovrebbe, il contenuto
del quesito nella sua interezza. Il fatto costituisce una ulteriore prova della
riluttanza del potere politico a cessare l’assalto ai beni dello Stato per
favorire la grande speculazione. Ecco un esempio preso dalla cronaca di questi
giorni. La SUMS aspetta da anni il via libera per realizzare una casa di riposo
a Domagnano, su un terreno assegnatole in base a una specifica convenzione.
Ebbene i governanti, invece di favorire l’iniziativa, l’hanno ritardata,
pretendendo la modifica della convenzione. Motivo? L’area inizialmente destinata
all’opera deve essere ridotta. Non occorre precisare a favore di chi andrà il
terreno sottratto dai governanti  agli anziani della futura casa di riposo.

Il referendum in
questione propone che ogni dismissione di beni pubblici sia deliberata dal
Consiglio solo con maggioranza qualificata, cioè 40 consiglieri. Il governo
attuale (non siamo in una democrazia normale!) dispone di 48 consiglieri. Per
cui il quesito referendario, di fatto, non gli crea alcun problema. Perché
allora si oppone?

I nostri politici,
usi all’autoreferenzialità delle loro camarille e alla onnipotenza della loro
oligarchia, non riescono nemmeno a concepire una intrusione dall’esterno.
Vogliono continuare a disporre del patrimonio dello Stato punto e basta, fino
all’osso, come pare e piace, senza render conto a nessuno. Cosa c’entrano i
comitati referendari? Non bastano i collettori di tangenti a raccordare le
esigenze delle cordate affaristiche con le aspettative dei personaggi che hanno
in mano i partiti?

Se ci sono dei
cittadini che tentano di riaccendere nel paese la speranza di un cambiamento, i
politici, ormai prigionieri della loro stessa distorta mentalità, non sono più
in grado di fare altro che mobilitarsi per spegnerla. Diversamente da altrove,
invece di raccogliere, interpretare e fare eventualmente proprie le spinte
propositive che vengono dalle gente e tradurle, all’occorrenza, in progetti
politici, si affrettano a demonizzarle per neutralizzarle. E, talvolta,  in modo
così maldestro da mettersi alla gogna da soli.

Il referendum in
questione è stato ammesso dal Collegio Garante in data 21 luglio. Il governo
avrebbe avuto  tempo e forza  consiliare (dispone di una maggioranza ‘bulgara’)
per intervenire prima che si mettesse in moto la macchina elettorale. Non lo ha
fatto.  La legge per  revocare le elezioni del 5 dicembre  sarà varata solo
 venerdì 5 novembre. Poi dovrà esprimersi il Collegio Garante. Ma già la
macchina elettorale è da tempo a pieno regime. Già sono corse molte spese. Ad
esempio, all’estero i certificati elettorali sono stati recapitati. Soldi
buttati. Non importa. Ai politici importa neutralizzare il referendum.

Non è, l’attuale, un
governo straordinario nato per fronteggiare l’emergenza? La prima vera 
emergenza è aggirare il referendum per continuare a svendere i beni dello Stato.
Il Consiglio è convocato in seduta straordinaria per il 5 novembre con procedura
d’urgenza!

In materia di
referendum San Marino ha una legge che, pur messa assieme in tempi diversi, ci
fa accostare alla Svizzera, grazie alla impostazione di Pietro Franciosi e alla
realizzazione operata, in primo luogo, da uomini che a lui facevano riferimento.
Di fatto, questo governo, con una maggioranza di 48 consiglieri di cui almeno la
metà è costituita da sedicenti seguaci di Franciosi, sta portando il paese al di
sotto della Bolivia e dell’Uruguay.

I sammarinesi
 devono ricorrere a Strasburgo per dare una speranza di futuro al loro
paese?

 

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