5/11/2005 Il finanziamento al Meeting nella polemica sulla religione

5/11/2005 Il finanziamento al Meeting nella polemica sulla religione

Il
finanziamento al Meeting nella polemica sulla religione

 

LIBERTAS  4/11/2005

LA VOCE DI ROMAGNA
5/11/2005 (Nella polemica sulla religione inserito
anche il finanziamento al Meeting
)

Nel dibattito in corso sulla religione, ha fatto capolino il
finanziamento annuale erogato al Meeting di Rimini dal governo sammarinese.

San Marino, al Meeting, in genere si è visto per il consueto
stand di promozione turistica e per i soliti, fugaci, saluti di prammatica dei
politici pro tempore. Raramente si è andati oltre. Per cui il ritorno
dell’investimento si deve ritenere molto modesto. Il che non è certo da
addebitare ai responsabili della manifestazione. Nonostante le somme erogate, i
sammarinesi non si sono mai impegnati a cogliere le grandissime opportunità
offerte da quella immensa platea di giovani, attenta, diligente che il Meeting
mette a disposizione di San Marino  anno dopo anno a due passi dai suoi
confini.

Un esempio eclatante – in negativo per i sammarinesi – è stato
il Meeting di quest’anno. Quest’anno la nostra incapacità progettuale ha toccato
il colmo. Il tema del Meeting era la libertà. La libertà che viene ai cristiani
dalla loro stessa fede. Una libertà indicata come il bene più prezioso dato da
Dio all’uomo. Insomma proprio la libertà concepita dai sammarinesi sul loro
Monte, nel profondo medioevo cristiano, e poi difesa con ogni mezzo e contro
tutti fino ad avere il riconoscimento di tutti. Come avrebbe potuto reggere per
tanti secoli tanta determinazione, fra i sammarinesi, se essa, generazione dopo
generazione, non fosse stata costantemente supportata da un solido afflato
religioso? Questo andava detto ai giovani del Meeting.

San Marino avrebbe potuto presentarsi al Meeting del 2005 come
la prova materiale di quella libertà cristiana teorizzata nel titolo generale
della manifestazione. Già nel 1296 i montanari del Titano hanno sostenuto di
essere liberi in quanto potevano vantarsi di non avere obblighi verso nessuno se
non verso Dio (“nemini teneri, nisi Domino Nostro Jesu Christo”). E nel 1549
ottennero da papa Paolo III il riconoscimento che essi non avevano superiore in
ambito politico (“superiorem non recognoscentes”) per cui dovevasi concludere
che venivano “immediate da Dio”. E, nel 1894, di fronte allo Stato italiano,
retto da un governo liberal-massonico, hanno voluto, come manifesto perenne
della loro libertà, che al centro della parete più importante dell’aula del loro
Parlamento, giganteggiasse il Santo Marino, l’Autore della loro libertà. E
chiamarono a inaugurare quella sala, per far sapere a tutti da dove viene la
loro libertà, l’esponente massimo della cultura italiana del momento, Giosuè
Carducci. Ebbene Carducci, tradendo i sacerdoti del positivismo che
l’accompagnavano, finì per inchinarsi alla singolarissima esperienza umana
svoltasi sul Titano: “in repubblica buona è ancor lecito non vergognarsi di
Dio
”.

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