Banca Cis, sul tavolo le ipotesi in commissione finanze segreta

Banca Cis, sul tavolo le ipotesi in commissione finanze segreta

L’informazione di San Marino

Banca Cis, le ipotesi sul tavolo in commissione finanze segreta

Per alcuni pare allontanarsi l’ipotesi cessione, per altri da scandagliare fino alla fine

Dunque Banca Centrale parrebbe propensa a dire “no” alla vendita di BancaCis. Questi almeno gli umori dopo la riunione in seduta segreta nella Commissione finanze di ieri. Le soluzioni prospettate sarebbero un paio, volendo escludere la liquidazione coatta.

L’investitore ci metterebbe trenta milioni di cui 8 cash più 22 milioni in titoli immediatamente liquidabili, ma ciò non basterebbe a Banca Centrale che ha alzato negli ultimi giorni l’asticella chiedendo la ulteriore copertura con garanzia sui restanti 100 milioni. Per fare fronte a un buco complessivo di 130 milioni. Nella ipotesi di vendita ci sarebbe anche la garanzia per il mantenimento occupazionale. Per questo a chiedere di esplorare fino in fondo l’ipotesi di mercato ci sarebbero anche i dipendenti, che sul tema pare avessero preparato una posizione più determinata nei giorni scorsi,  ammorbidita ieri dopo che la Csu aveva già virato sulla soluzione maggiormente sostenuta da Banca Centrale, quella dell’Ente ponte, con i distinguo sull’occupazione e sui fondi pensione, che è però difficile dire se saranno contemplati nel piano B. 

Se non dovesse esserci la cessione, dunque, scatterebbe appunto il “piano B” per il quale sarebbe più propensa Banca Centrale, il cui diniego alla vendita, che dovrà essere motivato e messo nero su bianco, in molti danno per certo. La strada sarebbe quella di costituire un Ente ponte – riferisce Rtv – con successivo spacchettamento di attivi e passivi, pari ad 87 milioni di depositi garantiti, a Bac, Bsi e Banca di San Marino. Soluzione che garantirebbe immediata liquidità a depositi entro i 100.000 euro.

C’è poi la nota dolente, molto contestata dalla Csu, ovvero la proposta del commissario straordinario di un accordo con il Consiglio di previdenza per segregare i 100 milioni di fondi pensione garantiti dallo Stato. La cosiddetta “moratoria” sui fondi pensione. I 30 milioni rimanenti – che nell’acquisto verrebbero versati in cash e titoli dall’acquirente – sarebbero invece coperti attraverso la conversione in capitali di rischio delle passività di Bcsm e di altre banche in capo al Cis.

L’acquisizione cioè di azioni da parte di Bcsm e altre banche, posto che ci sia la disponilbità. Obiettivo dell’Ente ponte: mantenere la continuità aziendale e tutelare i posti di lavoro. Difficile dire, però, se l’occupazione venga salvaguardata per intero o vi debbano essere delle riduzioni di personale. Difficile dire anche quanto, sulle casse pubbliche, inciderà questa operazione. Pare parecchio. Finalità sarebbe poi trovare un acquirente dell’Ente ponte, ammesso che ci sia, o approfondire passaggi con altre banche sammarinesi, ammesso che siano disponibili.

La politica per ora non si pronuncia, né dalla maggioranza dove ci sarebbero divergenze su quale possa essere la strada migliore, né dall’opposizione. Per ora non si esprime pubblicamente nessuno. C’è la consapevolezza, evidentemente, che la scelta non riguardi la singola crisi bancaria, ma sia una decisione che, in un modo o nell’altro, riguarderà l’intero sistema. Comunque la si giri, la situazione appare circondata più da incognite che certezze. Una sola certezza, forse: non sarebbe presa in considerazione l’ipotesi della liquidazione coatta.

 

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