Annalisa Boselli – Corriere Romagna: Tra gioie, dolori e rivoluzioni Occhetto racconta la sua Rimini
RIMINI. «La svolta fu l’ultimo grande atto d’amore verso il partito comunista». Achille Occhetto salva così la nascita del Pds e la morte del Pci dopo 70 anni di vita sancita il 3 febbraio del 1991 alle 18.59 nel congresso di Rimini. Oggi alle 17 nella sala del Podestà di piazza Cavour sarà in città presentare il suo libro “La gioiosa macchina da guerra” edita da Editori riuniti. Un libro che è un racconto autobiografico e uno spaccato di rilevanza storica del passaggio epocale dal comunismo reale al superamento dei suoi capisaldi teorici e pratici. Ma è anche il mezzo con cui Occhetto ha voluto restituire quella maledetta espressione che lui stesso riprese (in realtà coniata da un gruppo di giornalisti) per indicare la coalizione di sinistra, risultata poi perdente nelle elezioni del ’94 a favore di Berlusconi.
Che ricordo ha della città di Rimini e del congresso del 1991?
«Ricordo i comizi che facevamo nella piazza principale da dove parlavo dal balcone. Qui ho trovato compagni splendidi e momenti gioviali e di grande valore. Fu invece molto meno edificante il congresso di Rimini che veniva dopo quello di Bologna dove la svolta era già stata sancita. Solo che una parte del partito non si accontentò della prima vittoria e volle un altro congresso che si tenne nel momento più triste della prima guerra dell’Iraq sulla quale io avevo delle grosse perplessità. Il secondo ricordo triste è che per la prima volta allora fu istituito per l’elezione del segretario un quorum elevato, pari a quello del presidente della Repubblica. Ora parte del partito se ne andò perché credeva fosse fatta e una parte organizzò volutamente la defezione per “azzopparmi”. E’ stata la prima prova generale dei “101”». (…)
