01/12/1999 Unità d’Italia, Unione Europea e Vaticano

01/12/1999 Unità d’Italia, Unione Europea e Vaticano
Unità
d’Italia, Unione Europea e Vaticano
 

San Marino Oggi 01/12/1999 (Un’alleanza molto preziosa)

L’incontro di Bruxelles della settimana scorsa
fra una rappresentanza del Governo sammarinese e Prodi ha di per sé una grande
rilevanza politica. Può essere considerato un riscontro oggettivo della
possibilità per la Repubblica di continuare il suo cammino di realtà politica a
sé stante anche dentro l’Unione Europea. E senza la necessità di entrare a farne
parte, come si evince dalla dichiarazione rilasciata nell’occasione dallo stesso
Prodi a San Marino RTV.

Nella dichiarazione a San Marino RTV, Prodi, fra
l’altro,  ha adoperato il termine collaborazione  a proposito dei
rapporti fra l’Unione Europea e la Repubblica, sua enclave.

Come andarono le cose quando la Repubblica
divenne enclave dell’Italia nata dal Risorgimento? I governanti sammarinesi
assunsero un comportamento politico che potremmo definire di saviezza,
per dirla con Marino Fattori (discorso per l’ingresso dei nuovi Capitani
Reggenti, 1862),  e fecero appello alla storia. I risultati apparvero  poco a
poco. In un libro pubblicato a Roma qualche decennio dopo, intitolato Paesi
italiani sotto potenze estere
, assieme a Tirolo italiano, Litorale
illirico
, Svizzera italiana, Isola di Corsica, Gruppo di
Malta
figura anche la Repubblica di San Marino. Però della Repubblica di San
Marino si dice che i suoi confini sono circoscritti … da quell’Italico Regno,
del quale non è ultimo vanto … averne a cuore le prospere sorti,
vagheggiandosela in grembo quale antico e pregiato monumento parlante della
gloria che ridondò all’Italia
dalla civiltà dei comuni medioevali.

Farsi accettare dal nuovo Stato italiano nato
dal Risorgimento, per San Marino non è stato facile. C’è voluto molto tempo. Ha
giocato un ruolo decisivo la storia. Ebbene Prodi ci suggerisce di far leva 
sulla storia anche di fronte alla nuova Europa. San Marino non è un rimasuglio
medioevale sopravvissuto casualmente alle vicende che hanno travagliato il
continente europeo, ma un frutto di quella cultura politica – la medioevale
cristiana – su cui si fonda la stessa civiltà europea. I funzionari dell’Unione
Europea si rechino a San Marino, dice Prodi, per l’ingresso dei nuovi Capitani
Reggenti. Assisteranno non ad una ricostruzione storica ad uso turistico, ma a
una cerimonia emblematica di una straordinaria vicenda umana: due uomini
ricevono i poteri da due uomini i quali li avevano ricevuti a loro volta sei
mesi prima da altri due uomini e questi sei mesi prima da altri due uomini e
così  a ritroso fino al 1243. Sotto lo sguardo vigile del Santo e dei
cittadini.

Lo vigilanza del Santo e dei cittadini ha fatto
sì che qui sul Titano avvenisse quel che altrove non è accaduto: qui nessun
membro della comunità mai si è appropriato (e nemmeno ha tentato di
appropriarsi) dell’intero potere, cioè ha fatto (o tentato di fare) della Guaita
un suo privato castello. Un vanto della comunità sammarinese,  proposto
nel secolo scorso come vanto dell’Italia intera. Perché non riproporlo,
oggi,   come vanto  dell’Europa?

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