Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: I sei miliardi dell’ungherese che doveva arrivare dal Giappone erano diretti ad Asset Banca

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: I sei miliardi dell’ungherese che doveva arrivare dal Giappone erano diretti ad Asset Banca

L’informazione di San Marino

Dagli interrogatori contenuti nelle settantamila pagine del rinvio a giudizio sul conto Mazzini, altre scottanti rivelazioni

I sei miliardi dell’ungherese che doveva arrivare dal Giappone erano diretti ad Asset Banca 

Claudio Felici: “Fiorenzo Stolfi interveniva in rappresentanza della Asset e i contatti tra Stolfi e la Segreteria erano collegati ad Asset”

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Mentre la pantomima delle dimissioni a metà lascia un po’ tutti perplessi, anche se in ambito politico sono poche le voci che si fanno sentire, emerge che le comunicazioni giudiziarie – così si chiamano gli avvisi di garanzia a San Marino – recapitate al Direttore di Bcsm Mario Giannini e al membro della vigilanza, Andrea Vivoli, riguardano mancate segnalazioni all’Aif. A spiccare c’è l’operazione sospetta, richiesta da un ungherese con denari in Giappone, da sei miliardi di dollari destinati, emerge dagli interrogatori, ad Asset Banca. Una operazione per la quale Giannini, Vivoli e Gumina vennero convocati presso la Segreteria alle Finanze dall’allora inquilino di Palazzo Begni, Claudio Felici. Nei prossimi giorni Giannini e Vivoli verranno interrogati, questa volta come indagati, dai magistrati.

Già erano stati sentiti, infatti, tra
settembre e ottobre dello scorso
anno, come testimoni e i loro
interrogatori sono contenuti nelle
decine di migliaia di pagine del
fascicolo di rinvio a giudizio
sull’altra vicenda già avviata a
processo relativa alla tangentopoli
sammarinese-conto Mazzini
che vede tra i principali imputati
Fiorenzo Stolfi e Claudio Podeschi.
In quelle audizioni gli esponenti
di Bcsm parlarono, appunto, degli
incontri avuti alla presenza di
ex Segretari di Stato e Segretari
di Stato in carica. E’ nella descrizione
di questi incontri che spunta
anche la vicenda delll’incontro
con l’ungherese.
Andrea Vivoli afferma, nell’interrogatorio
del 23 settembre
2014, che era presente anche
Fiorenzo Stolfi “ad un incontro
che venne richiesto dal Segretario
alle Finanze Felici e che si
tenne il 20 marzo 2013 presso
Palazzo Begni. A tale incontro
erano presenti anche il dottor
Giannini e il dottor Gumina. Al
nostro arrivo incontrammo, oltre
al Segretario Felici, Fiorenzo
Stolfi e Gyorghy Zoltan Matrai”.

Cosa dice Giannini
sull’ungherese

Sulla descrizione di quell’incontro
e su chi fosse questo investitore
si era dilungato un po’
di più, il 18 settembre 2014, il
Direttore di Bcsm Giannini:
“Gyorgy Matrai mi venne presentato
presso la Segreteria alle
Finanze, se non ricordo male, da
Fiorenzo Stolfi. Mi pare di ricordare
che al mio arrivo erano già
presenti Stolfi, Felici e Matrai.
Mi pare di ricordare che era presente
anche qualcun altro di cui
non ricordo il nome, in qualità di intermediario. Io a mia volta ero
accompagnato dal dottor Vivoli
e dal dottor Gumina”.
Poi Giannini dice, sempre in
quell’interrogatorio, che cosa
volesse fare l’ungherese.
“Questo Gyorgy Matrai si disse
intenzionato a fare un ingente
trasferimento di danaro su una
banca sammarinese. Per verità
non si capiva neppure se fosse
intenzionato solo a fare il trasferimento
o se volesse altresì
acquistare una banca. I miei
ricordi non sono precisi. In ogni
caso, poiché disponevamo del
nome del potenziale investitore,
Banca Centrale si attivò per fare
controlli. Ne venne fuori che Matrai
era sottoposto ad indagine
e aveva qualche problema giudiziario
o valutario. Per questo
ogni contatto con Matrai venne
interrotto”.

La mancata segnalazione
Il problema è che, secondo quanto
sarebbe contestato dalla magistratura,
di questa operazione
Bcsm non fece alcuna segnalazione
ad Aif.
E Giannini lo conferma ma si
giustifica così: “Non ritenemmo
di fare una denuncia sui fatti
relativi a Matrai appunto perché
ogni contatto era stato interrotto”.

Cosa dice Gumina
Di quell’incontro parla anche
Antonio Gumina, oggi osservatore
per il recupero dei crediti
delle banche, nell’interrogatorio.
L’ungherese, aggiunge Gumina,
“prospettò una operazione di
trasferimento a San Marino di
titoli nella sua disponibilità. Si
trattava, secondo quanto riferì,
di titoli elargiti dagli Stati Uniti
al Giappone a titolo di indennizzo
post-bellico. Non chiarì
affatto per quale ragione avesse
la disponibilità di quei titoli.
Non chiarì neppure, nonostante
le mie richieste, in che cosa consistesse
l’operazione che voleva
intraprendere a San Marino.
Ricordo che feci obiezioni perché
evidenziai che i titoli non avrebbero
potuto essere trasferiti in
quanto non si capisce come un
istituto finanziario sammarinese
avrebbe potuto convertirli e poi
remunerarli visto il valore ingente
dei titoli (6 miliardi di eurocirca). In secondo luogo non
era chiaro neppure quale era il
progetto perseguito: un deposito,
una acquisizione di partecipazione
in una banca, ecc. In definitiva
sin da subito feci capire
che non vi erano condizioni per
poter esprimere una valutazione.
Il dottor Vivoli, grazie anche
alla sua conoscenza dell’inglese,
prese contatti con la Banca Centrale
del Giappone e con l’ambasciatore
di San Marino a Tokyo.
Assunse inoltre informazioni
tramite Interpol. Vista l’indeterminatezza
del progetto, quando
sono uscito da Banca Centrale
non era ancora stata condotta
una valutazione, o almeno io
non ne sono stato informato, in
ragione della mia saltuaria presenza
in Banca Centrale”.
Poi Gumina ricorda anche a quale
banca fosse destinato il trasferimento
miliardario.
“Mi pare di ricordare – dice Gumina
– che durante l’incontro a
Palazzo Begni sia stato fatto riferimento
ad Asset Banca come
banca destinataria dei flussi
movimentati dall’investitore ungherese”.

L’audizione di Claudio Felici
Chi è più esaustivo di tutti
– nell’interrogatorio del 5 novembre
2014 davanti ai Commissari
della Legge Alberto
Buriani e Antonella Volpinari
– su quell’incontro, è l’allora
Segretario alle Finanze Claudio
Felici:
“Mi venne presentato da Fiorenzo
Stolfi un imprenditore
svizzero, Christian Vitali, che
si occupava di assicurazioni
in ambito sanitario, ed era
intenzionato a operare a San
Marino. Vitali segnalò anche un
ungherese che voleva compiere
operazioni finanziarie assai
complesse a San Marino. Mi
mandò una e-mail. L’operazione
prospettata mi colpì per la complessità
e per gli importi coinvolti.
La complessità era tale
per cui mi parve necessario un
contributo tecnico. Per questo
organizzai un incontro presso
la Segreteria al quale parteciparono
anche Stolfi e Vitali
oltre all’investitore ungherese,
Matrai Gheorghe. Erano altresì
presenti il direttore di Banca
Centrale Giannini, il dottor Gumina
e il dottor Vivoli. Se nonerro l’incontro si tenne il 20
marzo 2013 e, come già detto,
era funzionale a capire in che
cosa consistesse l’operazione
prospettata. Matrai fece intendere
di avere entrature nelle
banche centrali del Giappone.
Disse di disporre di titoli della
Banca del Giappone che erano
garantiti, se non ricordo male,
dalla Federal Reserve degli Stati
Uniti. Durante l’incontro il
dottor Gumina rivolse domande
per meglio comprendere l’operazione.
Lo stesso Gumina prospettò
dubbi su come una banca
privata potesse remunerare titoli
per miliardi di dollari. Anche
solo la remunerazione dei titoli
diventata onerosa per una banca
privata. Secondo la prospettazione
di Matrai i titoli avrebbero
dovuti essere collocati a
San Marino. Solo in seguito
venne ventilata da Matrai la
possibilità di acquisire partecipazioni
in banche sammarinesi,
ma era una eventualità remota e
non perseguita da Matrai come
primario. La discussione durante
l’incontro era relativa al collocamento
dei titoli. L’incontro
si concluse con l’invito rivolto
a Matrai a fornire tutti i dati
necessari ad accertare la fattibilità
del progetto. In seguito
ricevetti un paio di e-mail che io
girai a Banca Centrale. Ricordo
che nella seconda e-mail Matrai
aveva indicato chi erano i
nominativi che la nostra Banca
Centrale avrebbe dovuto contattare presso Banca Centrale
del Giappone. Anche il fatto che
Matrai indicasse i contatti mi
sembrò anomalo”.

Stolfi rappresenta Asset
e non solo

Ma non finisce qui. Infatti Felici
specifica chiaramente a quale
banca fossero destinati i sei
miliardi.
“Il colloquio, se non sbaglio,
avvenne in inglese e il dottor
Vivoli traduceva in italiano.
L’unica banca sammarinese a
cui era stato fatto riferimento
era Asset”, aggiunge Felici che
specifica pure chi Stolfi Rappresentava.
“Fiorenzo Stolfi
interveniva in rappresentanza
della Asset. Non so come si sostanziasse
il rapporto tra Stolfi
ed Asset, ma i contatti tra Stolfi
e la Segreteria erano collegati
a Asset o alla Compagnia
Sammarinese di Assicurazione.
Nel caso specifico era chiaro
il riferimento ad Asset tanto
che rammento che ad un certo
punto anche il dottor Gumina
fece menzione della Asset quando
chiese come la Asset Banca
avrebbe potuto da sola remunerare
i titoli”.
Proprio in questi giorni, fra l’altro,
per il nuovo filone di indagine
nel quale risultano iscritti
Giannini e Vivoli, i magistrati
hanno proceduto all’acquisizione
di documenti in uffici pubblici
e presso un istituto di credito
che, visti questi interrogatori,
non è escluso possa trattarsi
proprio di Asset.

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