Corriere della Sera, “San Marino resisterà alle tensioni”, Antonia Jacchia

Corriere della Sera, “San Marino resisterà alle tensioni”, Antonia Jacchia

Corriere della Sera

“San Marino resisterà alle tensioni”
Antonia Jacchia

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Le autorità del Titano continuano a ribadirlo: «Il sistema-San Marino non è assolutamente a rischio». Certo non si possono nascondere le «tensioni» provocate dallo scudo fiscale italiano, «il terzo in pochi anni», e a proposito dell’allarme, li segretario diStato per le Finanze e il Bilancio della piccola nazione, Gabriele Gatti, ci tiene a precisare che «la Repubblica si trova nei parametri stabiliti e indicati dalla Banca Centrale». Le risorse finanziarie interessate dallo scudo fiscale, al io novembre, erano di milioni, il 7,3% della raccolta totale, mentre incidenza dei deflussi monetari sulla raccolta diretta è del 7,9%, per un controvalore di 745 milioni. «Non abbiamo debito pubblico ha spiegato Gatti e lo stesso Fondo Monetario Internazionale, in questi giorni a San Marino, lo sta rilevando». Marco Arzilli, segretario di Stato (ministro dell’industria) di San Marino, parla di un sistema basato «non solo sulle banche ma su imprese sane che danno lavoro a i6 mila persone, 7 mila delle quali frontafieri, italiani che vengono qui ogni giorno a lavorare».
Sul possibile rischio crac è intervenuto anche il segretario di Stato per gli affari Esteri di San Marino, Antonella Mularoni: «Non c’è nessuna situazione di drammaticità e abbiamo tutti i motivi di ritenere che non ci sarà neanche in futuro». Su un aspetto comunque concordano tutti i rappresentanti del governo di San Marino: le criticità con l’Italia sono un problema da affrontare. Dice Arzilli: «Noi siamo pronti a firmare gli accordi con Roma da giugno; speriamo che l’Italia firmi al pi presto accordi che contengono cose molto importanti per la cooperazione tra i due Stati, a partire dall’aeroporto di Rimini, e altre ancora». E per Gatti, «la sottoscrizione degli accordi con l’Italia è fondamentale, soprattutto perché ci consentirà di partire con un progetto economico realistico e in linea con i dettami del G2o e dell’Ocse». Perché, ripete, «vogliamo essere collaborativi».

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