Lettera dell’avv. Matteo Mularoni a difesa per Re Nero (da L’Informazione di San Marino)

Lettera dell’avv. Matteo Mularoni a difesa per Re Nero (da L’Informazione di San Marino)

Ho recentemente appreso di essere stato iscritto dalla Procura della Repubblica di Forlì nel registro degli indagati nell’ambito della vicenda che coinvolge anche i vertici di Asset Banca S.p.A.;l’accusa che mi si muove non è quella di partecipazione ai reati contestati ai vari indagati, bensì quella di favoreggiamento.

Il fatto che mi riguarda non è, quindi, in alcun modo legato ai contestati rapporti tra Asset Banca S.p.A. e la Banca di Forlì, della quale ultima non conoscevo nemmeno l’esistenza prima che la stampa ne desse notizia.

Mi si contesta di aver commentato, nel corso di una conversazione telefonica, le dichiarazioni rilasciate da un dipendente di Asset alla Polizia giudiziaria italiana, quando il 31 ottobre 2007 venne fermato per il possesso della somma di € 30.000 in prossimità della frontiera. Respingo totalmente l’accusa, in guanto l’attività da me svolta rientrava nelle mie prerogative professionali quale avvocato; alla luce di ciò l’accusa di favoreggiamento non è solo infondata nel merito, ma altresì incompatibile con lo svolgimento di un mandato difensivo.

Non può nemmeno tacersi la gravità di quanto accaduto, atteso che il contenuto ditali conversazioni – intercorrendo tra avvocato e cliente – avrebbe dovuto essere coperto dal massimo riserbo, tanto che a norma dello stesso codice di procedura penale le intercettazioni esse non possono essere utilizzate né contro l’assistito né, tanto meno, contro il difensore.


Ma non solo, quanto riportato da alcuni giornali cozza con la verità dei fatti e stravolge i reali accadimenti, atteso che sono stato contattato da Asset Banca dopo il fermo del dipendente e non prima, e cioè dopo che questi aveva già rilasciato le sue dichiarazioni e dopo che le somme erano già state sequestrate.

Ho infatti semplicemente commentato gli accadimenti, rilevando che quanto detto dal dipendente non investiva direttamente la Banca; suggerivo, poi, all’istituto l’ovvia opportunità che il dipendente nominasse un avvocato penalista di propria fiducia, cosa puntualmente accaduta.

Anzi, non posso non rilevare, al riguardo, che come risulta dalle intercettazioni, gli stessi comportamenti tenuti da Avvocati italiani non hanno giustamente dato luogo ad alcun addebito. E’ quindi chiaro che io non ho fornito alcuna indicazione difensiva né tanto meno alcuna istruzione come per altro avrei potuto e dovuto fare, se richiesto, per dovere professionale – in quanto il dipendente aveva, in primo luogo, già conferito con le Autorità prima del mio intervento, ed in secondo luogo immediatamente dopo conferito incarico al proprio avvocato di fiducia.

Per giunta nella stessa conversazione telefonica ho puntualmente fatto presente il divieto di raccogliere risparmio in Italia senza le prescritte autorizzazioni, evidenziando i possibili profili illeciti connessi al trasporto di valuta all’estero, al riguardo sollecitando i vertici della Banca a fissare una riunione con i dipendenti affinché questi ne fossero resi edotti.


Pur essendo sereno circa la correttezza del mio comportamento non posso tacere la mia preoccupazione e financo la mia indignazione per l’accusa che mi viene mossa per cui auspico una rapida soluzione della vicenda che chiarisca la mia totale innocenza.

MATTEO MULARONI

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