Movimento Rete, incontro 11 febbraio a Domagnano sulla corruzione: analisi e proposte di Marino Cecchetti

Movimento Rete, incontro 11 febbraio a Domagnano sulla corruzione: analisi e proposte di Marino Cecchetti

Incontro pubblico a Domagnano organizzato dal Movimento: Come uscire dalla ‘era Gatti’. Intervento di Marino Cecchetti, incentrato sulla corruzione.

“Grazie per l’invito. Grazie per  aver organizzato questo incontro. Occorreva. Occorreva perché si  parla poco,   troppo poco di corruzione,  benché  che ce ne sia tanta.

Lo dicono  9 sammarinesi su 10   che è tanta. E  9  su 10  dicono che   va addebitata  alla politica.

Anche i giudici la pensano così. Tra le molte carte sequestrate” a quelli finiti in galera, non han trovato nemmeno “un appunto, a contenuto non prettamente affaristico”. Trattavano solo di  affari illeciti”,  quei politici. Loro e i loro accoliti: 100-150 persone che  si sono pappato, grosso modo,  un  miliardo  di euro. Un miliardo di euro,   grosso modo, in una ventina d’anni.

Una precisazione è d’obbligo. Non è vero che se non ci fossero stati loro a fare quel che hanno fatto, noi saremmo vissuti nella miseria in questi vent’anni. Non è vero! L’accordo con l’Italia di metà  anni Settanta (monofase e prodotti petroliferi) era più che sufficiente per assicurare alla Repubblica gli investimenti in infrastrutture necessari  per stare al passo coi tempi. Quei signori,  con la loro fame di soldi ( ‘auri sacra fames’)  hanno pregiudicato  l’avvenire  del Paese ed  il futuro  dei nostri figli e  nipoti.  Hanno rubato e rubato tanto. Ma per loro. Non ci vengano a dire che l’hanno fatto anche per noi, per farci star meglio tutti.   

Altra puntualizzazione. Non è vero che tutti, davanti a questi fatti, tutti hanno taciuto. Come dire tutti responsabili, quindi nessuno responsabile; chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, e  chiudiamola qui. Nossignori. A metà degli  anni Novanta  hanno depenalizzato reati come l’evasione fiscale, per proteggere i delinquenti dalle rogatorie. Una scelta criminale che avrà poi effetti disastrosi  a Roma e a Strasburgo.

Non tutti hanno taciuto. Lo dimostrano gli articoli di giornale riportati  in questo libretto (“Quando non tacere è un dovere”) uscito nel 2003.

Si legge nella introduzione: “Al governo si è avuto un girotondo di politici” che “brillanoper la scandalosa disponibilità a farsi corrompere”. Ripeto: “scandalosa disponibilità a farsi corrompere”.  Maggio 2003.

Fra gli articoli,  cito un intervento al Congresso della Democrazia Cristiana del 2002,  nel quale  si denunciava l’esistenza di un “sottobosco politico affaristico pronto a sfruttare ogni occasione di tornaconto”. Un sottobosco dipinto come “un mostro dalla fame insaziabile”, che
sfruttava “la sovranità” dello Stato “ in presa diretta”.  

E non  ci si è limitati a parlare e  a scrivere. Erano, quelli,  gli anni della devastazione del territorio. Nascevano  i primi  ecomostri sulla  superstrada. Bisognava portare allo scoperto  i nomi dei proprietari celati dietro le società anonime. Furono presentate due  istanze d’arengo:  nel 1997 e nel  2002. Entrambe  bocciate. Ci si è organizzati, allora,  per presentare un referendum,  nel 2004. Bocciato  anche quello. Non ammesso. Nonostante le firme raccolte.

Allora abbiamo cercato un’altra strada. Con Giovanni Giardi,  e altri dell’associazione Ephedra,   il 10 novembre 2006 abbiamo chiesto udienza alla Reggenza per sollecitare l’adesione alla Convenzione Penale sulla Corruzione adottata del Consiglio d’Europa ed alla Convenzione Contro la Corruzione delle Nazioni Unite.

Vista la lentezza nelle risposte, nell’aprile 2008  abbiamo presentato,  sulla stessa  materia,  2 istanze d’Arengo. E abbiamo cominciato  a tampinare i governi per l’adesione  al GRECO, il gruppo degli Stati  del Consiglio d’Europa,  impegnati al loro interno nella lotta alla corruzione.  Oggi,   2016, l’adesione al GRECO avvenuta nel 2010 è ancora da   completare.  Siamo  arrivati ultimi fra gli  Stati del Consiglio d’Europa.

Nel   2010, pressati da Roma e da Strasburgo, i politici  abolirono davvero (dopo una abolizione finta)  le società anonime. Ma non abolirono
l’anonimato.  Trasferirono  semplicemente le partecipazioni nelle società fiduciarie. Una presa in giro megagalattica.

Chi osò scriverne si beccò una denuncia, firmata da 9 consiglieri. Insomma, la trasparenza, no. Temuta dai politici, come il diavolo l’acqua santa.

Non la volevano allora, come  non la vogliano ora. È ciò che più temono, la trasparenza. Ed allora …. trasparenza sia. Facciamo, della trasparenza, un grimaldello, anzi la ruspa per abbattere il sistema. Ormai occorre la  ruspa tanto il sistema è consolidato.  

Portiamo allo scoperto  i loro affari. Inseguiamo  i delinquenti, sulla  strada  dei soldi, dato che capiscono solo  di soldi. E senza colpi di spugna.  Devono tirarli  fuori  i soldi quei signori, davvero. E adesso.  Prima di voltare pagina. Dopo che hanno tirato fuori i soldi,  volteremo  pagina. Anzi, siamo disposti a chiudere tutto il libro. Prima, però,  vogliamo i soldi che hanno rubato alla comunità.  Tutti, restituiti alla comunità. Tutti. Senza sconti.

Ci devono ridare,  prima,   le  centinaia di milioni della monofase non pagata: i tempi non sono scaduti (la legge prevede 30 anni) . Le persone  coinvolte sono tutte raggiungibili o direttamente o con  le rogatorie. Ci devono ridare,   prima,  le  centinaia di milioni  elargiti  alle banche o direttamente o come credito di imposta: ne hanno beneficiato  i proprietari di dette banche ed  furfanti collegati.

Sono  sempre loro. Praticamente gli stessi nomi o quasi. Raggiungibili tutti, ripeto  raggiungibili tutti   o  direttamente o con rogatorie.  E
se non loro,  i loro eredi
. Il codice penale nostro lo prevede.

Nel contempo bonifichiamo la  palude portando allo scoperto i beneficiari effettivi di tutte le società, banche e finanziarie comprese. Con  un  referendum.  Possiamo raccogliere le firme durante una manifestazione contro la corruzione.

Una  manifestazione contro la corruzione va comunque organizzata in questo Paese.   È vergognoso che con tutto quello che è successo ancora non ci sia stata. È vergognoso. Come è vergognoso che solo la Democrazia Cristiana si sia costituita parte civile nel processo Conto Mazzini.

Come è vergognoso che solo il Movimento Rete abbia preso una chiara e immediata posizione pubblica sul questionario del GRECO dal quale risulta che 9 sammarinesi su 10 ritengono che il Paese è corrotto e che causa prima della corruzione è il mondo della  politica.

Propongo, dunque,  un referendum per la trasparenza totale in ambito economico, collegato a  una manifestazione pubblica, corale e  senza
bandiere. Tutto il Paese contro la corruzione.

Lo so, mi rendo conto,  è una  cura da cavallo quella che propongo. Ma non vedo alternative”.

Marino Cecchetti

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy