Incontro pubblico a Domagnano organizzato dal Movimento: Come uscire dalla ‘era Gatti’. Intervento di Marino Cecchetti, incentrato sulla corruzione.
“Grazie per l’invito. Grazie per aver organizzato questo incontro. Occorreva. Occorreva perché si parla poco, troppo poco di corruzione, benché che ce ne sia tanta.
Lo dicono 9 sammarinesi su 10 che è tanta. E 9 su 10 dicono che va addebitata alla politica.
Anche i giudici la pensano così. “Tra le molte carte sequestrate” a quelli finiti in galera, non han trovato nemmeno “un appunto, a contenuto non prettamente affaristico”. Trattavano solo di “affari illeciti”, quei politici. Loro e i loro accoliti: 100-150 persone che si sono pappato, grosso modo, un miliardo di euro. Un miliardo di euro, grosso modo, in una ventina d’anni.
Una precisazione è d’obbligo. Non è vero che se non ci fossero stati loro a fare quel che hanno fatto, noi saremmo vissuti nella miseria in questi vent’anni. Non è vero! L’accordo con l’Italia di metà anni Settanta (monofase e prodotti petroliferi) era più che sufficiente per assicurare alla Repubblica gli investimenti in infrastrutture necessari per stare al passo coi tempi. Quei signori, con la loro fame di soldi ( ‘auri sacra fames’) hanno pregiudicato l’avvenire del Paese ed il futuro dei nostri figli e nipoti. Hanno rubato e rubato tanto. Ma per loro. Non ci vengano a dire che l’hanno fatto anche per noi, per farci star meglio tutti.
Altra puntualizzazione. Non è vero che tutti, davanti a questi fatti, tutti hanno taciuto. Come dire tutti responsabili, quindi nessuno responsabile; chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, e chiudiamola qui. Nossignori. A metà degli anni Novanta hanno depenalizzato reati come l’evasione fiscale, per proteggere i delinquenti dalle rogatorie. Una scelta criminale che avrà poi effetti disastrosi a Roma e a Strasburgo.
Non tutti hanno taciuto. Lo dimostrano gli articoli di giornale riportati in questo libretto (“Quando non tacere è un dovere”) uscito nel 2003.
Si legge nella introduzione: “Al governo si è avuto un girotondo di politici” che “brillano … per la scandalosa disponibilità a farsi corrompere”. Ripeto: “scandalosa disponibilità a farsi corrompere”. Maggio 2003.
Fra gli articoli, cito un intervento al Congresso della Democrazia Cristiana del 2002, nel quale si denunciava l’esistenza di un “sottobosco politico affaristico pronto a sfruttare ogni occasione di tornaconto”. Un sottobosco dipinto come “un mostro dalla fame insaziabile”, che
sfruttava “la sovranità” dello Stato “ in presa diretta”.
E non ci si è limitati a parlare e a scrivere. Erano, quelli, gli anni della devastazione del territorio. Nascevano i primi ecomostri sulla superstrada. Bisognava portare allo scoperto i nomi dei proprietari celati dietro le società anonime. Furono presentate due istanze d’arengo: nel 1997 e nel 2002. Entrambe bocciate. Ci si è organizzati, allora, per presentare un referendum, nel 2004. Bocciato anche quello. Non ammesso. Nonostante le firme raccolte.
Allora abbiamo cercato un’altra strada. Con Giovanni Giardi, e altri dell’associazione Ephedra, il 10 novembre 2006 abbiamo chiesto udienza alla Reggenza per sollecitare l’adesione alla Convenzione Penale sulla Corruzione adottata del Consiglio d’Europa ed alla Convenzione Contro la Corruzione delle Nazioni Unite.
Vista la lentezza nelle risposte, nell’aprile 2008 abbiamo presentato, sulla stessa materia, 2 istanze d’Arengo. E abbiamo cominciato a tampinare i governi per l’adesione al GRECO, il gruppo degli Stati del Consiglio d’Europa, impegnati al loro interno nella lotta alla corruzione. Oggi, 2016, l’adesione al GRECO avvenuta nel 2010 è ancora da completare. Siamo arrivati ultimi fra gli Stati del Consiglio d’Europa.
Nel 2010, pressati da Roma e da Strasburgo, i politici abolirono davvero (dopo una abolizione finta) le società anonime. Ma non abolirono
l’anonimato. Trasferirono semplicemente le partecipazioni nelle società fiduciarie. Una presa in giro megagalattica.
Chi osò scriverne si beccò una denuncia, firmata da 9 consiglieri. Insomma, la trasparenza, no. Temuta dai politici, come il diavolo l’acqua santa.
Non la volevano allora, come non la vogliano ora. È ciò che più temono, la trasparenza. Ed allora …. trasparenza sia. Facciamo, della trasparenza, un grimaldello, anzi la ruspa per abbattere il sistema. Ormai occorre la ruspa tanto il sistema è consolidato.
Portiamo allo scoperto i loro affari. Inseguiamo i delinquenti, sulla strada dei soldi, dato che capiscono solo di soldi. E senza colpi di spugna. Devono tirarli fuori i soldi quei signori, davvero. E adesso. Prima di voltare pagina. Dopo che hanno tirato fuori i soldi, volteremo pagina. Anzi, siamo disposti a chiudere tutto il libro. Prima, però, vogliamo i soldi che hanno rubato alla comunità. Tutti, restituiti alla comunità. Tutti. Senza sconti.
Ci devono ridare, prima, le centinaia di milioni della monofase non pagata: i tempi non sono scaduti (la legge prevede 30 anni) . Le persone coinvolte sono tutte raggiungibili o direttamente o con le rogatorie. Ci devono ridare, prima, le centinaia di milioni elargiti alle banche o direttamente o come credito di imposta: ne hanno beneficiato i proprietari di dette banche ed furfanti collegati.
Sono sempre loro. Praticamente gli stessi nomi o quasi. Raggiungibili tutti, ripeto raggiungibili tutti o direttamente o con rogatorie. E
se non loro, i loro eredi. Il codice penale nostro lo prevede.
Nel contempo bonifichiamo la palude portando allo scoperto i beneficiari effettivi di tutte le società, banche e finanziarie comprese. Con un referendum. Possiamo raccogliere le firme durante una manifestazione contro la corruzione.
Una manifestazione contro la corruzione va comunque organizzata in questo Paese. È vergognoso che con tutto quello che è successo ancora non ci sia stata. È vergognoso. Come è vergognoso che solo la Democrazia Cristiana si sia costituita parte civile nel processo Conto Mazzini.
Come è vergognoso che solo il Movimento Rete abbia preso una chiara e immediata posizione pubblica sul questionario del GRECO dal quale risulta che 9 sammarinesi su 10 ritengono che il Paese è corrotto e che causa prima della corruzione è il mondo della politica.
Propongo, dunque, un referendum per la trasparenza totale in ambito economico, collegato a una manifestazione pubblica, corale e senza
bandiere. Tutto il Paese contro la corruzione.
Lo so, mi rendo conto, è una cura da cavallo quella che propongo. Ma non vedo alternative”.
Marino Cecchetti