Scudo boom grazie al rush finale, Carmine Sarno, Milano Finanza

Scudo boom grazie al rush finale, Carmine Sarno, Milano Finanza

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IL BILANCIO DEFINITIVO: BOOM DI ADESIONI IN ZONA CESARINI – RIMPATRIATI ANCHE DA PALESTINA E VATICANO

TUTTO LO SCUDO FISCALE AI RAGGI X
Carmine Sarno

IL TESORO HA TRACCIATO IL BILANCIO DEFINITIVO. EMERSE ATTIVITÀ PER 104,5 MILIARDI DI EURO

Scudo boom grazie al rush finale

I dati ufficiali evidenziano un’imperniata di adesioni in zona Cesarini. Per l’Erario il gettito è stato di 5,6 mld. Rimpatriato il 97,6% dei capitali, regolarizzato solo il 2,4%. Soldi anche da Romania, Palestina e Vaticano

La fantasia dei furbetti del fisco, evidentemente, non conosceva frontiera. Oltre che in Svizzera, a San Marino e nelle Isole Vergini Britanniche, infatti, gli italiani avevano nascosto quasi 200 milioni di euro nei caveau della Romania, oltre 21 quelli presenti tra Argentina e Brasile, senza contare i capitali in Palestina, Mongolia ed Ecuador. Paesi che non rientrano nell’identikit tipico del paradiso fiscale. E questo il quadro che emerge dai dati definitivi sullo scudo fiscale trasmessi in questi giorni dal ministero dell’Economia al parlamento. Complessivamente dal 15 settembre 2009 al 30 aprile 2010 sono emerse attività per un valore di 104,5 miliardi. Di queste il 97,6% sono state rimpatriate, mentre il restante 2,4% è stato regolarizzato.

Come emerge dal documento del Tesoro, il gettito complessivo dello scudo fiscale è stato di 5,6 miliardi: di questi 5,4 derivano dall’ applicazione dell’imposta straordinaria sui capitali scudati, mentre altri 270 milioni arrivano dall’imposta sostitutiva dovuta sui redditi derivanti dalle attività rimpatriate e regolarizzate. Le operazioni totali, si legge ancora, sono state 206.608 per un valore medio di circa 506 mila euro.

In cima alla lista dei rimpatri c’è la Svizzera con oltre 71 miliardi di capitali, rimpatriati o regolarizzati da più di 105 mila italiani. Completano il podio il Lussemburgo (6,8 miliardi) e San Marino (5,8 miliardi). Ma non mancano le sorprese. Ben 1.147 soggetti avevano deciso di sottrarre le proprie ricchezze al fisco (198 milioni) occultandole in Romania. Poco meno di 300 italiani, invece, avevano ad ong Kong beni per circa 140 milioni. Non mancano Paesi che, in apparenza, nulla avrebbero da spartire con i paradisi fiscali per antonomasia. Da settembre ad aprile, infatti, sono stati scudati capitali da Palestina, Cile, Cuba, Cina, Azerbaijan, Egitto, Montenegro ed Ecuador. In totale, da quelli che il ministero di Via XX Settembre definisce «altri Paesi» sono stati scudati capitali per 1,77 miliardi per oltre 5 mila operazioni. Tra questi anche capitali presenti nei forzieri del Vaticano, ma nel documento del Tesoro non sono indicati valori e numero di operazioni. Sempre leggendo la relazione dei tecnici del ministero dell’Economia, sì può tracciare un quadro sull’andamento e la tempistica dei rientri e delle emersioni. Gran parte delle regolarizzazioni sono state effettuate dal 15 settembre al 15 dicembre 2009, nella cosiddetta prima versione dello scudo ter. In questo caso si sanavano le pendenze con il Fisco pagando un’imposta del 5% sui capitali regolarizzati. Inoltre, nonostante nella seconda tranche temporale (fino al 28 febbraio) fosse prevista un’ aliquota più favorevole, in molti hanno preferito attendere l’ultima occasione disponibile, ossia la fine di aprile. Pagando, in questo caso, il 7% invece del 6. Da fine dicembre a tutto febbraio sono stati dichiarate attività per 4,09 miliardi (meno di 11 mila i soggetti coinvolti), mentre dal primo marzo fino al 30 aprile tra rimpatri e regolarizzazioni si arriva a 5.17 miliardi, pari a 14 mila operazioni. Evidentemente, anche i più restii a cedere all’Erario si sono dovuti arrendere. Del resto il ministro Giulio Tremonti e i vertici di Fiamme Gialle e Agenzia delle entrate erano stati chiari: una volta chiusa la stagione dello scudo fiscale il vento per i furbetti del fisco sarebbe cambiato. In peggio.
Un’altra chiave di lettura potrebbe essere legata alla complessità delle operazioni e al tempo necessario per l’emersione del bene, come nel caso degli immobili (che non si potevano rimpatriare ma solo regolarizzare). Tra marzo e aprile, infatti, la percentuale delle operazioni di regolarizzazione (attività emerse ma lasciate all’estero) si attesta al 5,6%, il dato più alto. Nella prima tranche dello scudo erano state solo il 2,1% e nella seconda il 4.4. Ancora qualche dato statistico. In tutte le tre fasi della sanatoria fiscale, circa un terzo delle operazioni di rimpatro-regolarizzazione riguarda attività di valore compreso tra I e 5 milioni. Seguono asset decisamente più consistenti, il cui valore cioè supera i 5 milioni. In media hanno rappresentato il 20% dei rimpatri e delle regolarizzazioni, con punte del 30% nella prima versione dello scudo.

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