Le elezioni politiche a San Marino (qui tutti i risultati) hanno dato diverse conferme e riservato alcune sorprese.
La prima conferma è nell’egemonia politica del Pdcs, primo partito con oltre il 34% dei voti. A parte alcuni Castelli, il partito del Santo vede aumentare i consensi dopo 4 anni e mezzo di governo, segno che per i sammarinesi è il partito della sicurezza e della stabilità.
I risultati confermano anche la crisi profonda di Rete dopo l’esperienza governativa con la Dc. Non è bastato nascondere i segretari uscenti Ciavatta e Tonnini dal dibattito pubblico e una campagna di comunicazione intensa per convincere gli elettori. Addirittura la forza di Matteo Zeppa ha rischiato di non superare lo sbarramento.
È Libera a prendere il posto di seconda forza politica in Consiglio, confermando il risultato del 2019. Un traguardo che va un po’ stretto a Matteo Ciacci e compagni sia per le battaglie fatte dall’opposizione, sia perché questa volta in lista c’erano anche gli esponenti del Partito Socialista. Le preferenze nelle prossime ore riveleranno quanto ha pesato o meno l’ingresso dei socialisti.
Conferma il proprio ruolo in Consiglio anche Repubblica Futura che, nonostante sia stata bersaglio di continui attacchi nel corso dei mesi, vede aumentare il proprio peso in Aula e nel Paese, passando da 6 a 8 consiglieri.
La sorpresa più grande riguarda il risultato del Psd, che supera il 12% e ottiene 8 seggi. Un’enormità se si pensa che oggi ha 3 consiglieri. Insieme alla Dc sono Federico Pedini Amati e soci i principali vincitori di queste elezioni.
L’altra sorpresa è di tipo tecnico: terminare lo scrutinio delle schede all’1:30, dopo 5 ore e mezza dalla chiusura dei seggi, è decisamente troppo se si pensa che in alcuni casi parliamo di qualche centinaia di schede da vagliare.
Abbastanza sorprendente è anche il risultato di Domani Motus Liberi, che ha guadagnato consensi nonostante la ridotta presenza in Consiglio ed in Congresso di Stato.
È in parte sorprendente anche lo scenario che ora si apre per la creazione del nuovo governo.
La coalizione Dc-Ar riceverà dai Reggenti il mandato ed avrà di fronte due possibili scelte: la prima, che appare la più scontata, è quella di una alleanza con Libera-Ps e Psd. In questo modo si riproporrebbe una maggioranza di 44 parlamentari come nel 2019.
Numeri alla mano la seconda opzione è una alleanza di centro destra con Rf e Motus. In questo caso i numeri sarebbero più ridotti (39) ma comunque in grado di consentire la governabilità.
Anche se ufficialmente tutti indicano i temi comuni quale elemento per fissare le alleanze, la realtà è che molto dipenderà anche dalle preferenze ricevute dai singoli consiglieri e di conseguenza chi andrà in Congresso di Stato.
La battaglia nel Pdcs si preannuncia aspra, ancorché a porte chiuse come da storia del partito.
Davide Giardi