“Scrivo queste cose per qualche decina di lettori compiacenti perché me lo chiedono e perché resta l’ultima illusione di una presenza sociale ormai sporadica per motivi familiari e per la vecchiaia”.
Inizia così la missiva di Giovanni Giardi, che aggiunge: “Dedico più tempo agli approfondimenti e alle riflessioni, frustrato dal confronto politico un po’ selvaggio a cui assisto. Sono soprattutto deluso per la povertà del confronto e dal settarismo dovuto alla povertà di vita culturale, povertà che lascerà certamente più frustrati di me i pochi operatori che tentano di seminare qualcosa in un terreno veramente arido. Per questo scappo quando posso a seguire gli incontri organizzati dalla Biblioteca di Misano (ormai da oltre 20 anni riesce ad ingaggiare filosofi e uomini di cultura più autorevoli) per non sentirmi soffocare in questo che a volte assomiglia ad un ghetto.
Quest’anno ho seguito in particolare gli incontri con i filosofi – teologi Guzzi e Mancuso e, sentendoli, mi sono sembrate veramente penose le uscite del solito Mangiarotti (i vecchi scordano i nomi e spesso mi viene meliharotti) in campagna elettorale. Nel suo rancore si è evidenziato con la riesumazione dei “valoro non negoziabili”, una pretesa degli integralisti che vorrebbe imporre per legge i propri valori ad altri che hanno altri valori anch’essi non negoziabili sulle loro personali scelte di vita: diritti civili come divorzio, matrimonio civile, testamento biologico, non obbligatori per nessuno ovviamente, gli fanno venire l’orticaria. Dello stesso tentativo di dare una attenzione alla madre e al nascituro nella maternità, non se ne deve parlare nemmeno: codice penale e basta. I cattolici non sono tutti con lui, non può palare a loro nome. Non c’è più la santa inquisizione”.