San Marino. Riciclaggio, condanna confermata, annullata parte di confisca

San Marino. Riciclaggio, condanna confermata, annullata parte di confisca

L’informazion di San Marino

Riciclaggio, condanna confermata ma annullata una parte di confisca

Antonio Fabbri

Condanna confermata, seppure leggermente diminuita, ma annullata la parte di confisca per equivalente nella misura in cui era stata disposta. Questa la decisione del Giudice delle Appellazioni, Francesco Caprioli. La sentenza è stata letta ieri mattina. Il caso è quello di Vincenzo Esposito, napoletano che a San Marino aveva conti correnti sui quali sono transitati soldi che sono stati riconosciuti parte del frutto di una imponente frode carosello.

Nella sostanza il giudice Caprioli ha dunque confermato la colpevolezza dell’imputato, comminando una pena alla prigionia di 4 anni e 4 mesi (erano 4 anni e mezzo i primo grado), 1 anno e 2 mesi di interdizione e 500 euro di multa. Ha annullato, però, la confisca nella misura in cui è stata disposta a norma dell’articolo 147 comma 8 del codice penale, comma che prevede la determinazione della confisca per equivalente, appunto.

Il Giudice di appello nelle motivazioni spiega che il giudice aveva disposto la confisca di quanto sequestrato (3,5 milioni in tutto) senza precisare per quale importo si tratti di confisca diretta e di quanto per equivalente. Il Giudice Caprioli richiamando la recente giurisprudenza del caso Cardelli ha infatti sottolineato che deve essere condivisa l’interpretazione secondo cui la confisca per equivalente delle cose che costituiscono il profitto del reato deve ritenersi consentita “solo qualora e nella misura i cui risulti che il condannato ha tratto per sé dal reato tale profitto”. Ora, non essendo nel caso specifico, per il cosiddetto “privilegio dell’autoriciclaggio” che non era punito prima della legge del 2013, non essendo imputato l’autore dei reati presupposti, il fratello di Vincenzo Esposito, Giacomo, il giudice di appello ha ritenuto che non tutto l’importo sequestrato possa essere confiscato. Il giudice ha così concluso che a Vincenzo Esposito possa essere confiscata solo la parte concernente il suo  profitto derivante dal riciclaggio. Profitto che il giudice di appello ha determinato in 3.223.398 euro. Questa, dunque, la parte di confisca confermata, mentre la restante parte già sotto sequestro, quindi circa 280mila euro, dovranno essere restituiti. A meno che, qualora la somma si ritenga frutto di illecito, non accada come già avvenuto in un altro caso, quello di Michelangelo Fedele, nel quale l’Avvocatura dello Stato ha intentato azione in sede civile per trattenere le somme riconosciute frutto di reato. Si vedrà.

Comunque, proprio sulla determinazione degli importi ritenuti frutto di riciclaggio, le difese avevano formulato eccezioni, sia in primo grado sia nelle memorie di appello. Il caso era legato all’attività illecita venuta allo scoperto con l’operazione “Dual Broker” che nel giugno del 2010 aveva portato a dieci ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Napoli, per un imponente giro di fatture false, con la contestazione di Iva evasa per circa 80 milioni. Una vicenda che vedeva come principale indagato Luigi Di Fenza, già noto anche sul Titano, e condannato nel 2016 a due anni e mezzo per truffa aggravata, in un processo legato a una delle tante transazioni passate per Fincapital. Da “Dual Broker” scaturì una rogatoria sul Titano e da quella richiesta di assistenza giudiziaria prese vita il fascicolo sammarinese, in prima battuta in mano al Commissario della Legge Manlio Marsili e poi passato al Commissario Laura Di Bona. Quindi il rinvio a giudizio e, ieri, la condanna di Vincenzo Esposito, estraneo a “Dual Broker”, ma accusato di riciclaggio dei soldi del fratello Giacomo che, invece, in quella inchiesta rimase implicato.

Vi era stato anche un ricorso in terza istanza per i dissequestro del denaro che era stato congelato. Ricorso a suo tempo rigettato. Le difese hanno sostenuto l’innocenza del proprio assistito, chiedendo l’assoluzione. La sentenza di appello, tuttavia, non accoglie la richiesta di innocenza dei difensori, confermando di fatto la condanna, pur riducendo leggermente entità delle pene e della confisca.   

 

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